Egidio Ibba
Non sono pochi i maddalenini che, lontani dall’Isola, si sono affermati, sia nel campo delle libere professioni che in quello delle carriere statali o presso imprese private. Egidio Ibba è uno di questi. Figlio di un maresciallo di Marina, quarantacinque anni, da sempre appassionato di mare, sposato con Maria Virginia (maddalenina), dopo la maturità classica conseguita al liceo G. Garibaldi si iscrive in ingegneria all’università di Torino.
Proiettato nel mondo del lavoro viene assunto dalla Impresub, azienda di Trento specializzata in studi, rilievi, recuperi ed installazioni marine. L’impresa di Egidio Ibba risale ad anni fa ed è legata alla collisione, avvenuta il 28 marzo 1997 nel canale di Otranto, tra il pattugliatore albanese ‘A451’ e la corvetta militare italiana ‘Sibilla’. La carretta albanese si inabissò, col suo carico umano, nelle fredde acque dell’Adriatico.
Nella memoria di molti è ancora vivo quel drammatico evento, anche per le polemiche che investirono la Marina Italiana ed il comandante della nave. Come si ricorderà, nell’inchiesta che ne seguì fu disposto il recupero del relitto, giacente alla profondità di 800 metri, impresa mai realizzata nel mondo fino a quel momento. Venne indetta una gara internazionale e a vincerla fu la Impresub di Trento che in poco tempo approntò uno studio di fattibilità con un modulo appositamente progettato.
Ad illustrarlo ai magistrati di Brindisi e alla stampa fu Egidio Ibba, responsabile dell’azienda, al quale fu poi affidata la direzione dei lavori di recupero. L’incarico era particolarmente delicato sia per la notevole profondità alla quale giaceva il relitto sia per la richiesta della magistratura di riportarlo in superficie assolutamente intatto.
Il sistema e la tecnica di ripescaggio furono studiati ad hoc dalla Impresub e il 16 ottobre 1997 Egidio Ibba diede inizio alle operazioni che terminarono quattro giorni dopo col recupero del relitto (lungo 26 metri) e del suo tragico carico di 52 cadaveri.
L’operazione, diretta dal maddalenino Egidio Ibba, a parte l’aspetto drammaticamente umano, ha comportato il raggiungimento di due primati assoluti: la maggiore profondità di recupero di un relitto intero senza ausilio di uomini a fondo e la realizzazione del robot sottomarino più grande del mondo.