Eremiti delle isole
In età repubblicana le armate di Roma si presentano in Corsica e quindi pure in queste acque, con l’intenzione di rendere più sicura la navigazione nelle Bocche di Bonifacio, infestate di predoni.
Caprera senz’altro, ma pure le altre isole maggiori dovettero ospitare, almeno dal 200 a.C., contingenti militari, avamposti e vedette. Monete romane del periodo, ma pure di epoche successive, sono state rinvenute in varie località dell’arcipelago.
Col progressivo decadimento di Roma e successivamente dell’impero bizantino, le isole più piccole e più distanti del Mediterraneo diventano luoghi di eremitaggio, ove poter riscoprire la fede a contatto con la natura e con le difficoltà per la sopravvivenza. All’inizio del XIII secolo le isole delle Bocche di Bonifacio, compresa la stessa Lavezzi, più prossima alla Corsica, vengono elette a luogo privilegiato di eremitaggio. I monaci, che edificano monasteri a Santa Maria, a Caprera e a Lavezzi, con cappelle distaccate a La Maddalena (Cala Chiesa) e a Santo Stefano, vengono poi integrati nell’ordine dei Benedettini il 12 ottobre1243 da Papa Innocenzo IV.
Grazie all’importanza che rivestono, per la funzione che svolgono, probabilmente agevolando la navigazione notturna nelle Bocche mediante l’accensione dei fuochi sugli scogli più importanti dell’arcipelago – come già documentato in recenti studi sulla vicina isola corsa di Lavezzi – e per i costanti rapporti col Castello di Bonifacio e con la diocesi di Civita, i monaci delle isole vengono impiegati dal papa in delicate missioni diplomatiche, come quella di assolvere dalla scomunica i partigiani di Enzo, re di Sardegna, figlio di Federico II, dopo il suo divorzio da Adelasia di Torres.
Nel 1283 avrebbe soggiornato a La Maddalena, dopo essere sbarcato in località Cala Chiesa, l’ammiraglio pisano Rosso Buscarino, giunto con 16 galere inseguite da 28 galere genovesi di Tommaso Spinola. Buscarino avrebbe fatto edificare a Cala Chiesa una cappella per ex-voto e una torre (Guardia Vecchia).
Può essere che semplicemente l’ammiraglio pisano abbia restaurato la preesistente cappella benedettina, se davvero si trovava lì, così come avrebbe meglio strutturato la torre di avvistamento, sui ruderi di una molto più antica magdale, sul colle centrale dell’arcipelago, dove è possibile, infatti, che fin dal Neolitico vi fosse il più strategico punto di osservazione.
Recenti studi sulle fondamenta centrali di questa torre evidenzierebbero un apporto megalitico non indifferente e una tecnica costruttiva quanto meno riconducibile al Medio Evo.
Nel 1445 i conventi delle isole sono ancora attivi, anche se sono ormai una succursale di Santa Maria Maggiore di Bonifacio.
Nel 1553 queste strutture di eremitaggio vengono distrutte dal corsaro saraceno Dragut, di ritorno dall’ennesimo terrificante assalto alla vicina cittadella corsa.
Dopo questa data le cale più importanti delle isole risultano animate, durante la stagione estiva, dai corallari liguri e campani, che giungono organizzati in barcarezzi per la raccolta del corallo nel banco di Mezzo Mare, nelle Bocche di Bonifacio, e nella dorsale sottomarina che si eleva dal fondale a nord-est di Caprera fino quasi alle Isole delle Bisce.
Sebbene si sia in possesso di un’ampia documentazione sulle concessioni di sfruttamento per la raccolta del corallo in queste acque, le isole dell’arcipelago vengono ancora considerate “terra di nessuno”.