Francesco Lobrano
Nel corrente linguaggio è definito eroe colui che compie uno straordinario e generoso atto di coraggio, mettendo a rischio la propria incolumità e vita, allo scopo di proteggere il bene altrui o comune. Se questa è la corretta definizione è facile comprendere quanto abuso si faccia oggi di questo termine.
La storia che vorrei raccontare però ha come protagonista un vero eroe, un eroe maddalenino per il quale, così come è accaduto per molti altri, si è lasciato che il disinteresse e l’oblio del tempo ne cancellassero ogni traccia.
Si chiamava Francesco Lobrano ed era figlio di Antonio e di Clelia Alivesi, era nato a La Maddalena, dove era anche domiciliato, il 24 agosto del 1921. Poco dopo l’entrata in guerra del nostro paese, nell’ottobre del 1940 partì volontario, aveva 19 anni e scelse la Marina. Dopo avere superato un corso da radiotelegrafista, chiese di andare sui sommergibili; il foglio matricolare lo descrive roseo di colorito, con dentatura sana e tratti regolari, alto 1,66 mt e celibe, era in effetti un bel figlio della gioventù maddalenina.
Ad un anno dalla dichiarazione di guerra l’11 giugno del 1941 lo troviamo imbarcato sul sommergibile Medusa, ma verrà successivamente imbarcato sul Torelli, uno dei battelli che componevano la flotta atlantica, ovvero quelli che operavano dalla base francese di Bordeaux in Francia, la leggendaria Betasom .
In Atlantico i nostri battelli si erano scontrati con una realtà alla quale non erano preparati, l’insidia dei mari del Nord e le condizioni ambientali completamente diverse da quelle del Mediterraneo imponevano soluzioni tecniche ed addestrative differenti. Ma il confronto quotidiano con l’alleato tedesco e l’orgoglio degli uomini riuscirono a compensare quelle carenze. Tante furono le vittorie dei nostri sommergibili di Betasom, ma altrettante e ancor più dolorose le perdite di uomini e battelli.
Dal Torelli è appena sbarcato un altro maddalenino il Comandante Primo Longobardo che fino a quel momento è il comandante di Betasom con il maggior numero di navi nemiche affondate: 4 in una sola missione!
Francesco Lobrano dall’11 novembre del 1941 viene autorizzato a fregiarsi del distintivo d’onore a vita dei sommergibilisti, privilegio concesso solo a chi aveva partecipato attivamente a più missioni di guerra. Tre mesi dopo è promosso sottocapo.
A bordo del Torelli, partendo sempre dalla base atlantica di Bordeaux il sottocapo maddalenino partecipò a diverse missioni di guerra, a volte assai rischiose altre dai contorni avventurosi (richiederebbe troppe pagine il racconto di ciascuna di esse).
Il 21 febbraio 1943 il Torelli lascia Bordeaux per una nuova missione, addirittura nelle acque del Brasile. L’11 marzo, in tarda serata, mentre già incrocia al largo delle coste sudamericane, viene avvistato da tre aerei idrovolanti americani “PBY Catalina”. Proprio in quel momento il Torelli si trova con la presa d’aria dei motori in avaria e non può immergersi, per cui è costretto ad ingaggiare un furioso scontro in superficie, Francesco corre alla postazione di combattimento che gli è stata assegnata, proprio all’armamento del cannone antiaereo. Gli aerei planano velocemente sul sommergibile sganciando il carico di bombe. Il cannone spara ripetutamente, due idrovolanti sono colpiti ed emettono scie di fumo nero prima di precipitare in mare. Il giovane maddalenino è ferito gravemente all’addome da una scheggia di bomba, ma rifiuta il soccorso e rimane al pezzo che continua a far fuoco. Il terzo aereo lancia un’altra bomba ed un’altra scheggia lo colpisce alla testa ed il sangue, oltreché dall’addome, gli cola sul volto. Gli urlano di rientrare e farsi soccorrere, ma rimane lì, accanto al cannone, finché oramai dissanguato cade riverso sul ponte, morirà poco dopo, gli orologi segnano la mezzanotte e mezzo.
La mattina dopo, tornata la calma, il Comandante Di Giacomo, anche lui ferito gravemente, firma un verbale di “seppellimento in mare” (annotando latitudine e longitudine) di quella che è stata l’unica vittima dell’attacco aereo. Salutato mestamente dal resto dell’equipaggio, il corpo del giovane maddalenino, avvolto in un telo bianco, viene calato dolcemente nell’oceano, dove scompare inabissandosi, aveva solo 22 anni.
Bertolt Brecht scrisse: “Beati i popoli che non avranno bisogno di eroi”
Note a margine:
– Nel registro tenuto dal Comando Superiore delle Forze Subacquee in Atlantico a pagina 22 viene verbalizzata la morte del marinaio e lo Stato italiano gli concederà la Medaglia di Bronzo al Valor Militare “Alla Memoria” con la seguente motivazione:
“Imbarcato su sommergibile e destinato all’armamento del pezzo, durante aspro combattimento contro aerei nemici, due dei quali venivano abbattuti, prestava la sua opera con ardimento e capacità, incurante del pericolo. Colpito mortalmente dall’offesa nemica insisteva per restare al proprio posto di combattimento finché stremato di forze sacrificava la vita nell’adempimento del dovere. Missione 11 febbraio 1943 – 2 aprile 1943“.
– nel civico cimitero esiste una lapide in marmo deposta a ricordo dell’eroico marinaio, ma erroneamente è stato colpevolmente scritto “Somm. Medusa” (anziché Torelli)
Gaetano Nieddu
Qualcuno ha scritto che sulle tombe dei marinai non crescono mai fiori, ed è vero, mi piace però immaginare che, attraverso questo scritto, almeno per pochi minuti la sua memoria ritorni viva, sarà per me come avere deposto un fiore sulla sua tomba in fondo all’Oceano.