Gugliemo Marconi e la radio
Nel settembre del 1895 un colpo di fucile sparato dal fratello Alfonso annunciò al giovane Guglielmo Marconi che il suo segnale aveva raggiunto una stazione ricevente posta alla distanza di un chilometro e mezzo: era il definitivo atto di nascita della telegrafia senza fili; la grande invenzione antenata di tutti i moderni mezzi di comunicazione, dalla radio alla televisione, dal radiofaro alla navigazione satellitare, dal cellulare a internet. Marconi avrebbe dovuto subito capire che il passo più appropriato per sfruttare al massimo quell’invenzione sarebbe stato quello di rivolgersi al Ministero della Marina. “L’Italia – scrive Degna Marconi Paresce – stava costruendo la sua flotta e se il ministro avesse compreso, come sarebbe stato logico, che le comunicazioni senza filo avrebbero dato alla flotta italiana un vantaggio senza pari sulle altre flotte, egli avrebbe senza dubbio offerto tutto il suo appoggio”.
Marconi, invece, commise l’errore di rivolgersi al Ministro delle Poste che rifiutò di prendere in considerazione la sua offerta.
Tradito dalla sua patria, il ventenne Guglielmo pensò di offrire l’invenzione all’Inghilterra e con una lettera di presentazione dell’ing. Campbell Swinton del 30 marzo 1896, chiese di essere ricevuto dal Direttore dei Telegrafi della Gran Bretagna Sir William Preece.
“Caro Sig. Preece – diceva quella lettera – mi prendo la libertà di inviarle con la presente un giovane italiano che è venuto in questo paese con l’idea di far adottare un nuovo sistema di telegrafia senza fili. Ho pensato che Ella possa essere così gentile nel vederlo ed ascoltare ciò che Le dirà e penso che quello che ha realizzato probabilmente sarà di suo interesse. Spero di non aver troppo disturbato. Mi creda sinceramente suo. A. A. Campbell Swinton”.
Ben altro fu l’atteggiamento del collega inglese del ministro italiano. A Marconi, il cui genio venne immediatamente capito dagli inglesi, furono aperte tutte le porte e in breve tempo, esperimento dopo esperimento, il valore dello scienziato italiano e della sua invenzione fu riconosciuto da tutto il mondo.
Egli tuttavia, sebbene bistrattato in patria non dimenticò di essere italiano e non cedette mai i suoi brevetti né all’Inghilterra, né alla Compagnia Marconi, da lui fondata per sfruttare l’invenzione, desiderando che “…in caso di guerra, la sua patria non dovesse dipendere dall’estero per i suoi impianti radio-telegrafici”.
La Marina, frattanto, aveva iniziato le prove di trasmissione con i primi “apparati radiotelegrafici modello 1901”, appena giunti in Italia, che erano stati acquistati presso la Compagnia Marconi (Marconi’s Wireless Telegraph Co. Limited di Londra).
Nel maggio del 1901, dopo che il Comandante Bonomo aveva scritto le istruzioni per il maneggio e manutenzione di quegli apparecchi, il ministro incaricò dell’esecuzione degli esperimenti i tenenti di vascello Grassi e Pullino. Le operazioni condotte dai due ufficiali sono dettagliatamente riportate in un opuscolo, autolitografato a cura della Marina, intitolato “Relazione sugli esperimenti di telegrafia e telefonia senza fili eseguiti nell’alto Tirreno dai tenenti di Vascello Grassi Mario e Pullino Vittorio, dal 23 maggio al 27 ottobre 1901”.
Da Caprera a Livorno via Monte Argentario
Erano state impiantate stazioni riceventi o ricetrasmittenti a Livorno, a Monte Argentario, nelle isole di Gorgona, Palmaria e Giglio e nell’arcipelago di La Maddalena. Della stazione di La Maddalena, ricevente e trasmittente, fu incaricato il tenente di vascello Grassi il quale installò gli apparati radio ad una altitudine di 180 metri sul livello del mare a circa trenta metri al di sotto della vetta del monte Tejalone, nell’isola di Caprera, in maniera tale da essere al riparo dei venti. La stazione comprendeva un casotto per gli apparecchi ricetrasmittenti e per gli accumulatori, un altro casotto per la dinamo e il motore e una antenna smontabile in tre pezzi che raggiungeva l’altezza di 45 metri.
Gli esperimenti da Caprera ebbero inizio il 29 settembre; furono effettuati collegamenti con Livorno, distante 265 chilometri e Monte Argentario distante 200 chilometri. La stazione dell’Argentario era poi collegata con Livorno distante 141 chilometri.
Le trasmissioni non furono coronate da pieno successo; malgrado l’abilità e la tenacia degli operatori, la precarietà degli impianti e le avverse condizioni atmosferiche e meteorologiche non consentirono risultati entusiasmanti. La ricezione dei segni di Tejalone da parte della stazione di Monte Argentario, nei momenti di tempo favorevole, fu chiara; il collegamento con Livorno si limitò a qualche raro segno e quello fra Livorno e Monte Argentario risultò mediocre.
Ma il 24 ottobre, quando il Ministro della Marina ordinò di sospendere gli esperimenti e smontare le stazioni provvisorie, i sia pur modesti risultati conseguiti con i collegamenti fra Caprera e Monte Argentario portarono a concludere che con una definitiva e stabile sistemazione degli impianti era possibile effettuare buoni collegamenti su distanze di 200 chilometri.
Collegamento fisso Monte Mario – Tejalone
Sulla base di queste esperienze la Marina decise di prendere contatti con Marconi e dargli un segno di fede proponendo di collegare radiotelegraficamente Roma con l’isola della Maddalena; a tal fine inviò a Londra il tenente di vascello Luigi Solari che fu autorizzato da Marconi a frequentare i suoi laboratori e riprodurre tutto ciò di cui aveva bisogno. Solari rimase al fianco dello scienziato italiano per quasi un anno assistendo giorno per giorno a tutte le fasi di costruzione degli apparati e alla loro sperimentazione. Al momento della sua partenza per l’Italia, alla fine di gennaio del 1902, Marconi gli consegnò una lettera indirizzata al ministro:
“A S.E. l’Ammiraglio Morin, Ministro della Marina – Roma.
Ringrazio molto cortesemente V.E. per la missione affidata al tenente di vascello Luigi Solari. Egli porta in Italia gli apparecchi più recenti del mio sistema. Spero che la collaborazione ristabilita fra me e la R.Marina abbia a svilupparsi sempre più. A tal fine mi pregio dichiararle che gli attuali miei brevetti potranno essere usati dalla R.Marina e dal R.Esercito senza compenso di privativa e che i miei apparecchi potranno essere riprodotti nei regi Arsenali con la condizione della riservatezza.
Devotissimo.
Guglielmo Marconi”.
I nuovi apparecchi costruiti sulla base dei piani portati dal Solari furono installati a Roma nella stazione di Monte Mario, a Caprera nella stazione di Becco di Vela, ad una altitudine di 154 metri sul livello del mare, e sulle navi Morosini, Sicilia, Garibaldi e Carlo Alberto. Gli impianti di Caprera furono inaugurati il 2 giugno, nel ventennale della morte dell’Eroe, con l’irradiazione del primo radiotelegramma ufficiale che trasmise una breve cronaca delle manifestazioni commemorative.
Il messaggio, però, a causa delle perturbazioni atmosferiche, non giunse a Roma. Il Corriere della Sera del 3 giugno, difatti, pubblicava:
“Al forte di Monte Mario, dove si fanno gli esperimenti del telegrafo senza fili, si sperava di ricevere oggi da Caprera qualche aerogramma intorno alla cerimonia ivi svoltasi. Infatti, stamattina alle 8 il generale De La Penne e il maggiore cav. Borgatti, nuovo comandante della direzione del Genio, si sono recati a Monte Mario per la trasmissione di qualche dispaccio, ma probabilmente causa guasti negli apparati o peturbamenti atmosferici, gli apparati non hanno funzionato”.
Da Becco di Vela: “i francesi sono lenti”
La stazione di Becco di Vela, sempre seguita dal tenente di vascello Solari, fu attiva per molti anni fra successi, insuccessi e varie difficoltà. In una relazione riassuntiva sulle esercitazioni radiotelegrafiche relativa al primo semestre del 1904, quando gli impianti erano affidati al tenente di vascello Amici-Grossi, si legge:
“Si sono avute ottime ricezioni alla macchina da Palmaria. Si sono avute anche ottime ricezioni alla macchina dall’Umberto, ancorato a Gaeta a distanza di circa 350 Km. Le esperienze settimanali con M. Mario hanno continuato a dare scarsi risultati anche dopo il cambiamento delle bottiglie di Leyda. Il 30 gennaio però vi è stato un notevole miglioramento”.
Nel mese di aprile il terzo capo semaforista Lo Sacco annotava:
“La velocità di trasmissione e ricezione normale mantenuta in media, è stata di 25-30 lettere al minuto. Nel fare menzione della ricezione della squadra francese fa notare la lentezza del ritmo con cui trasmettevano”.
E ancora, in maggio, il tenente di vascello Amici-Grossi, scriveva:
“Si ebbero comunicazioni colla nave francese ‘’Duchayla”, recante a bordo il Ministro della marina francese. Si sono eseguiti, nel senso indicato dal Sig. Solari, vari esperimenti intesi a diminuire gli effetti delle scariche atmosferiche, ma finora senza risultati apprezzabili”.
Nella parte riservata alle “Osservazioni e proposte della Commissione Permanente” si legge:
“Questa lentezza del ritmo francese è stata notata da altre stazioni. E’ notevole una ricezione contemporanea da M. Mario e dal “Duchayla”, ciò dimostra molta abilità da parte degli operatori”.
E infine in giugno: “Si è notato un deciso miglioramento nelle comunicazioni con Livorno, si sono avute inoltre buone ricezioni alla macchina ed al detector da S.Vito, quando questa esegue esperimenti con scintilla rinforzata (mm.19). Velocità media di trasmissione 40-45 lettere al minuto”.
La radio muoveva da Caprera i suoi primi passi per le vie dell’etere. Da quelle 40-45 lettere al minuto che facevano gridare al prodigio si passerà ben presto alla trasmissione fonica ed oggi siamo arrivati alla navigazione satellitare e a Internet.
Guglielmo Marconi a La Maddalena
Marconi, unitamente alla sua seconda moglie Cristina Bezzi-Scali (e non con la figlia Elettra, come riportato in quasi tutti i testi di storia isolana), visitò La Maddalena il 29 agosto del 1933, un mese prima di iniziare il suo viaggio intorno al mondo. Dopo il divorzio da Beatrice O’Brien, chiesto dalla moglie nel 1904, il 27 aprile 1927 aveva ottenuto l’annullamento della sua unione dal tribunale della Sacra Rota; il 12 giugno dello stesso anno aveva sposato Cristina Bezzi-Scali, prima in Campidoglio e tre giorni dopo nella chiesa di Santa Maria degli Angeli. A La Maddalena l’illustre scienziato fu ospite dell’Ammiraglio Ildebrando Goiran con il quale si recò a Caprera in visita alla tomba di Garibaldi e alla stazione radio.
Fino a qualche decennio addietro alcuni vecchi maddalenini conservavano il ricordo di quegli impianti e molti di loro erano in grado di individuare il posizionamento di quelli che nella memoria popolare erano indicati come i “Punti Marconi”.
Oggi, a distanza di un secolo da quando quei flebili e incerti segnali furono irradiati da Caprera nell’immensità dell’etere, sarebbe opportuno che il Parco, di concerto con la Marina, nei cui archivi sarà certamente possibile rintracciare tutta la documentazione necessaria, individuasse le postazioni e le costruzioni (certamente ancora esistenti) nelle quali furono installate quelle prime stazioni radio e ne conservasse concretamente il ricordo: un ricordo da non disperdere che costituisce certamente un ulteriore arricchimento del patrimonio storico dell’Arcipelago.
Marconi e Cesaraccio
Le stazioni erano impostate a La Maddalena (Punti Marconi, tra Guardia Vecchia e Colmi, ma pure a Caprera, presso la stazione di Becco di Vela. Li riportò alla luce con le sue poderose intuizioni, circa ottanta anni dopo, il naturalista Giovanni Cesaraccio, che leggendo un vecchio libro, seguendo le imprese di Marconi, ebbe un sobbalzo sulla sedia. Quella gradinata scolpita nella roccia raffigurata in una foto, lui la conosceva. Chiese comferma al suo fedele collaboratore Francesco Muzzu, e subito dopo organizzo la spedizione a Caprera. Nei pressi di Candeo, sul poggio, davanti ad una angusta, estenuante gradinata, disegnata lungo il pendio di “Becco di Vela”, ecco i tiranti, il foro lasciato dall’antenna di circa 20 metri, di legno, nel basamento di cemento. Di fronte, il Tirreno centrale, che quei segnali lasciati dall’antenna Marconi, avrebbero dovuto attraversare, per raggiungere l’altra sponda del continente Italiano, ed in particolare Roma.