La Marina dal 1792 al 1798
La Regia Marina Sarda era piuttosto piccola. Constava di due squadre, una in Sardegna e una a Villafranca, fuori Nizza. Aveva due sole fregate, e allineava prevalentemente navi di piccolo tonnellaggio, la maggior parte delle quali era costituita da galere, cioè scafi a remi e a vele latine, con qualche legno minore, più che sufficienti per le ridotte finalità che si proponeva: il pattugliamento costiero in funzione di contrasto della pirateria nordafricana e il collegamento fra la Contea di Nizza e la Sardegna.
L’entrata in guerra contro la Francia rivoluzionaria avvenne, come per tutto il Regno, di sorpresa, quando, nel settembre 1792, le truppe francesi invasero la Contea di Nizza, catturarono la corvetta Carolina e il naviglio minore in porto, saccheggiarono l’arsenale e spedirono a Tolone i legni e i materiali presi, insieme a ben 100 cannoni.
Si salvò solo la fregata San Vittorio – comandata dal capitano di vascello scozzese Ross – che riuscì a rifugiarsi a Genova, dove fu temporaneamente di-sarmata.
Rientrata in servizio nel 1793, partecipò alla spedizione alleata a Tolone, dove però, essendo troppo vecchia, fu abbandonata e incendiata al momento dell’evacuazione della piazza. I Sardi la sostituirono con la fregata francese Alceste e l’aggregarono operativamente alla squadra britannica dell’ammiraglio Hood.
Nel giugno 1794 l’Alceste fu inviata a Hyères a portare ordini urgenti all’ammiraglio William Hotham. L’8 giugno, però, all’altezza di Capo Corso, si imbatté in una squadra di 14 legni che, pur battendo bandiera inglese, non rispondevano ai suoi segnali. Avvicinatasi, fu cannoneggiata, ricevendo danni all’alberatura da quella che era in realtà la fregata francese Junon. L’Alceste rispose al fuoco, ma fu impegnata pure dalla fregata Boudeuse e dal vascello Tonnant. Indotta ad allontanarsi la Junon, respinta la Boudeuse distruggendole l’alberatura e sfondandole le stive a cannonate, tanto da costringere i Francesi ad abbandonarla, l’Alceste, dopo quattro ore e mezzo di combattimento, semidistrutta, dovette arrendersi alla maggior potenza di fuoco della squadra avversaria e ammainare la bandiera, segnando la fine della squadra sarda d’altura nel Mediterraneo settentrionale.
In Sardegna era invece rimasta intatta la squadra locale, i cui legni, anche se non erano mai stati molto numerosi né pericolosi, erano riusciti, insieme alle forze di terra, a respingere tutti i tentativi di sbarco operati dai Francesi contro l’isola. Il primo si era verificato nel dicembre 1792, ma il corpo di spedizione imbarcato sulle navi dell’ammiraglio Laurent Truguet era stato obbligato a riprendere il mare nonostante i tentativi di sbarco a Cagliari, poi, il 12 febbraio 1793, a Quarto e infine, sempre nel febbraio, alla Maddalena. Nei primi due casi l’azione determinante fu svolta dalle truppe di terra, regolari o di milizia, mentre la difesa della Maddalena ricadde tutta esclusivamente sul personale di Marina.
Una squadra francese di 23 legni di piccolo tonnellaggio aveva lasciato Bonifacio il 20 febbraio 1793 e, fermata da un’imprevista bonaccia che rovinò la sorpresa, aveva dato ai Sardi il tempo di organizzarsi.
La milizia si era preparata a re-spingere eventuali tentativi di sbarco in Gallura; la Marina invece si era preoccupata dell’isola stessa, dove, a Cala Gavetta, stazionavano le mezze galere Beata Margherita e Santa Barbara, le galeotte Serpente, Sultana e Sibilla e la gondola L’Aquila, tutte agli ordini del cavalier Felice Costantini.