La scuola dei fari
Anche quel pomeriggio di quasi trent’anni fa, com’è mia abitudine, facevo due cose contemporaneamente: leggevo il giornale e ascoltavo, più che guardare, la televisione. E perciò mi ero perso l’inizio del programma. Quando ho alzato gli occhi dal giornale ho visto un tale, che non mi sembrava del tutto sconosciuto, che parlava dei Quaderni di Punta Filetto. Cosa? Punta Filetto? ma sta dicendo dell’arcipelago! lì c’è il faro di Santa Maria! O ma’, se quello non è il maestro Zoccheddu! Beh, era proprio lui, il maestro Salvatore Zoccheddu, che era stato sindaco dell’isola nel 1960-1961.
Questo l’avevo capito, dei Quaderni di cui parlava lui invece niente. Il maledetto vizio di fare troppe cose insieme, accidenti a me! La trasmissione non era neanche finita, si può dire, che già stavo telefonando a mezza Maddalena. Cosa sono questi Quaderni di Punta Filetto che stava dicendo adesso la televisione? L’hai mai sentiti tu? Quale televisione? La RAI! Quale televisione? Boh, mai sentiti… Punta Filetto è… Lo so, lo so dov’è Punta Filetto, a me m’interessavano i Quaderni! Mai sentiti. Ci ho pensato tanto tempo, poi mi sono rassegnato: pazienza! Peccato però! Il maestro Zoccheddu parlava di compiti di scuola, di disegni di bambini, in questi Quaderni… belli che devono essere, chissà che roba è però!
Tanti e tanti anni sono passati, quando, non so come, un’estate, all’isola, mi capita tra le mani un vecchio articolo di Ciotta che parlava della Scuola dei fari, e di Punta Filetto, toh! Ci fosse stato ancora il Cancelliere, hai voglia tu, tra una chiacchiera e l’altra, e bevute interminabili al Bar Fiume, le cose che mi avrebbe detto! Ma il Cancelliere, ahimè, ci aveva lasciato da un pezzo, oramai, a patire soli le conseguenze dell’effetto Serra, nel senso delle conseguenze di troppe bevute al bar di Giacomino Serra. Ma di sicuro era dei Quaderni di Punta Filetto che stava parlando il Cancelliere nell’articolo, non avevo dubbi. E allora mi sono messo a cercarli, di persona, quell’estate, a Maddalena. Qualcuno ne aveva sentito parlare, lui pure, da altri. Esistevano, eccome! Fino a che una mia vecchia amica, che lavorava al Genio, mi dà la dritta e mi fa un nome: Franco Novelli, comandante di Marifari.
Pronto, casa Novelli? Cercavo il Comandante… Ero già al telefono. No, papà non c’è, ritorna dopo il fine settimana. E’ andato con mamma in un paese dell’interno, dove abbiamo casa, Luras, non so se la conosce… Luras, eh? Mi scusi: sua madre si chiama per caso Lucia? Sì, perché? e lei come lo sa? No, niente: sono anch’io di Luras, per parte di madre, e conosco sia suo padre che sua madre. Finalmente, quando ritorna a Maddalena sento Franco e ci diamo appuntamento. Se lo conosco? Sono due miei compagni d’infanzia, lui e Lucia, sua moglie. Suo padre, militare dell’Esercito a Luras in tempo di guerra, sposa una lurese e insieme si trasferiscono in Continente, dove Franco è cresciuto. Lo stesso è accaduto tra mio padre, sergente di Marina, e mia madre, lurese, quando l’Ospedale Militare, a seguito di un bombardamento, è stato sfollato da Maddalena a Luras. Poi, finita la guerra, i miei sono andati a stare all’isola, dove sono nato io. Strette di mani, abbracci. Ma tu sei il nipote di Chicchino! Sì, e tu sei il nipote di zia Giovannina del telefono! Eravamo proprio noi, e come potevamo sbagliarci? Senti Frà, cosa sono questi benedetti Quaderni di Punta Filetto, che dice che ce li hai tu? No, Andrè, ti spiego: non sono Quaderni, è un registro, pure bello grosso e in copertina c’è scritto Registro di cronaca, poi sotto, ma non si legge bene del faro, forse c’era scritto La scuola del faro, non so. Ma aspetta che te lo faccio vedere! Perché, ce l’hai tu? Sì, nella cassaforte alle tue spalle, alzati e piglialo tu! Davvero dici? E certo! Vai, la cassaforte è aperta! Non ci posso credere! Non è possibile! ripetevo a voce alta mentre sfogliavo il registro. Lo chiudo in cassaforte perché non vorrei che qualcuno lo prendesse per un registro qualsiasi e lo buttasse nell’immondizia, sai com’è! Frà, ma tu lo sai cosa ci hai qui, sì? lo sai cos’è questo registro? Beh, se lo chiudi in cassaforte l’avrai capito bene! qui c’è la storia della vita scolastica e quotidiana dei maestri dei fari, dei faristi, dei fanalisti, dei loro figli, delle loro famiglie… Il fatto è che io ho chiesto di andare in pensione il prossimo anno, e ho paura che il registro faccia una brutta fine… Me lo fai fotocopiare, almeno ne salviamo una copia? Guarda, nel corridoio c’è la fotocopiatrice, se hai bisogno fatti aiutare dal marinaio, ci vediamo dopo, quando hai finito. Davvero dici, Frà? Lo posso fotocopiare tutto? E certo: tutto. Tranquillo. E l’ho fotocopiato tutto, con l’aiuto del marinaio. Grazie, Frà! Però ti voglio chiedere un’ultima cosa: perché prima di andartene in pensione il registro non lo affidi in deposito, a lunga data, al Museo del mare che stiamo cercando di mettere su con Italia Nostra? Ci penso… Così è stato. Era il settembre del 2001. Nel 2002 il testo integrale del registro veniva dato alle stampe presso la Litografia della Scuola Sottufficiali de La Maddalena.
Andrea Mulas
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