Lo stagno Padule di Santa Maria
Nei mesi d’aprile e maggio lo stagno Padule, sull’isola di Santa Maria, costituisce un transito importante per l’avifauna lungo la grande rotta migratrice, tra le zone africane e quelle europee, che attraversa la Sardegna e la Corsica. E’ di casa l’airone cenerino dall’inconfondibile colore grigio-cenere, le striature nere sul collo e la grande apertura alare. La garzetta, più piccola dell’airone, dal piumaggio bianco candido frequenta lo stagno in primavera.
Quasi ogni barca da escursione prevede una sosta alla spiaggia più grande dell’arcipelago, Cala Santa Maria: fondale sabbioso e acqua chiarissima, attrattive che la rendono eccessivamente affollata durante la stagione estiva ad eccezione delle prime ore del mattino e dal tardo pomeriggio in poi.
Dalla spiaggia sono in parte visibili alcune ville edificate negli anni Sessanta, non sono visibili invece altri edifici d’interesse storico e paesaggistico: il faro di Punta Filetto, la piccola cappella dell’Assunta e i resti del monastero benedettino del 1200.
Due brevi escursioni (in meno di un’ora si va e si torna) per allontanarsi dalla spiaggia e immergersi nel silenzio e nei profumi della macchia.
Dal margine nord della spiaggia, oltre il molo di attracco per le imbarcazioni, partono due strade di terra battuta. Una risale verso l’interno e conduce ai resti del monastero ormai diroccato e alla piccola chiesa dell’Assunta (la messa è un solo giorno l’anno, a Ferragosto) che è posta sulla sommità dell’isola e svela un panorama a 360 gradi del mare circostante. La strada che si dirige verso la costa occidentale arriva fino al faro di Punta Filetto che oggi è a funzionamento automatico ma che fino al 1969 ospitava alcune famiglie e una scuola per dodici bambini: era la scuola più settentrionale della Sardegna.
Nei pressi del versante meridionale dell’isola, avvolta dalla folta vegetazione, l’unica struttura ricettiva di Santa Maria: l’esclusivissimo ristorante albergo La Casitta.