Nave scuola Palinuro, sul veliero fra rande, scotte e gasse d’amante
Finita l’epoca della Marina Sarda e poi della Regia Marina, per i marinai isolani era finita un’epoca, dura, piena di privazioni ma anche di gloria e di soddisfazioni. Il Palinuro incarna quindi agli occhi dei maddalenini (e non) lo spirito di quella marineria: da ciò il suo fascino e la sua bellezza. Averlo ancora va ad onore di coloro che hanno combattuto per salvarlo dalla distruzione e dall’abbandono.
La Nave Scuola Palinuro, della Marina Italiana, è una magnifica Nave goletta a tre alberi, tinteggiata a strisce bianche e nere come le antiche galee.
Ha un dislocamento di 1341 tonn., una lunghezza di circa 68 metri, una larghezza di circa 10 metri, un pescaggio di m. 4,80. Ha un apparato motore di 450 HP e una superficie velica di mq. 947. Dei tre alberi, quello di trinchetto è alto 35 metri, quello di maestra 34,50 e quello di mezzana 30. Ha un equipaggio di 4 ufficiali e di 44 uomini tra sottufficiali, sotto capi e comuni.
L’unità è di base a La Maddalena ed è adibita normalmente all’addestramento degli allievi delle locali Scuole Sottufficiali delle categorie Nocchieri e Nocchieri di Porto.
Sul Palinuro gli allievi sottufficiali della marina completano le istruzioni teoriche e pratiche acquisite presso la Scuola di La Maddalena e vengono educati alle fatiche della vela, a rendere loro abituale la comunanza con gli elementi in lotta, a forgiarli marinai nel vero senso della parola.
Qui, tra vele, pennoni e sartie, gli allievi formeranno il loro piede marino.
Il luogo prescelto per questo tipo di scuola, l’arcipelago maddalenino, battuto costantemente da venti e da correnti marine, è il mare più idoneo per tali esercitazioni. Nelson, uno dei più grandi ammiragli della storia, conoscendo bene questi mari, aveva allenato i suoi equipaggi nei carruggi di queste isole, prima della vittoriosa battaglia di Trafalgar. Non a caso la Lega Navale
italiana ed il Touring Club Italiano hanno creato a Caprera la più prestigiosa scuola di vela d’Europa.
La vita a bordo della nave scuola “Palinuro” è semplice. Prima di salire a bordo, ho sostato sulla banchina ad ammirare la bella nave. Un veliero d’altri tempi, da favola. Poi, accolto dal Comandante e da un gruppo di suoi collaboratori, ho assistito alle lezioni teorico-pratiche impartite agli allievi da uno degli insegnanti. Ho cosi saputo cos’è l’occhio di cubia, cioè ciascuno dei fori praticati lateralmente sulla prua delle navi per il passaggio delle catene dell’ancora.
Il significato di deriva o anche di scarroccio. Il nome delle vele: quadre, di trinchetto, di velaccio, di randa, di strallo; i nodi: di mezzocollo, d’anguilla, il parlato, il piano, di scotta, di grippia, la gassa d’amante e tanti altri. Che cosa sono lo strallo, la gomena, il medino, il cavo. Ho appreso che la chiesuola è la custodia della bussola, in legno e in metallo non magnetico, e tanti tanti altri nomi che formano il dizionario marinaro.
Un’esperienza molto bella e affascinante. Ma ciò che più mi ha colpito è stata la vitalità di questi ragazzi, integri nello spirito e nel corpo, che hanno scelto la via del mare.
Cronache di un Arcipelago – Pietro Favale – La Maddalena – Ottobre 1989