Non possiamo più permettercelo
Dopo aver letto la lettera aperta (vedi sotto) che alcuni cittadini maddalenini hanno inviato al Ministero dell’Ambiente, mi è sembrato che il nobile fine di voler metter sotto la lente un problema reale, rischia di trasformarsi nell’ennesima guerra tra bande, dove i generali – vedi l’Amministrazione Comunale – limitandosi all’affermazione: “il solo organo che rappresenta la Città di La Maddalena è il Consiglio Comunale che su questo argomento non si è mai espresso”, dichiara implicitamente che i “cattivi 15 firmatari maddalenini” hanno raggiunto un primo chiaro risultato, ovvero sollevare il dibattito su un argomento urgente, che la politica maddalenina e il Parco hanno forse volutamente rimandare.
Oggi nel 2019 non è più tempo di far finta di niente e aspettare che al posto nostro, possa arrivare qualcuno che si prenda delle responsabilità.
Oggi non si può dire che a Budelli vada tutto bene, che Mauro è un povero pensionato e la spiaggia del Cavaliere è sana e fuori pericolo, non è vero, punto.
Oggi non si può dire che il Parco debba stare sotto scacco di lobby che per tornaconti imprenditoriali, esercitano pressioni su gite, itinerari, pranzi a bordo, soste bagno, ecc., oggi non possiamo più permettercelo, punto.
Oggi non possiamo dire che a Caprera traffico, parcheggi, sicurezza, fruibilità, ecc. non siano una seria emergenza, ma se ci fermiamo all’annuncio e non proponiamo soluzioni, servizi e gradualità di interventi, stiamo soltanto sollevando un problema e l’ennesima divisione in squadre, oggi non possiamo più permettercelo, punto.
Oggi non possiamo dire che La Maddalena possa vantare il titolo e onori e oneri di capoluogo del Parco se non si attiva quanto prima un progetto di “Porta del Parco”, dove la sosta sull’isola, i servizi da offrire, la permanenza e gli orari, non possono esser più trattati in una riunione tra operatori del settore, ma dovrà necessariamente trasformarsi in grande opportunità per la nostra isola, perché 400.000 passeggeri che calcano le nostre spiagge non possono esser solo un onere per tanti e un onore per pochi, oggi non possiamo più permettercelo, punto.
Oggi dire che Cala Coticcio o Cala Corsara, siano in perfetta forma e il modello di fruizione delle stesse non abbia inflazionato il prodotto e messo a rischio il loro ecosistema è una constatazione quasi banale, e proporre quanto prima un numero chiuso di fruitori, non è una visione talebana del turismo, ma semplicemente è la consapevolezza che oggi non possiamo più permettercelo, punto.
Quindi, chiediamo tutti insieme a Parco, Comune, operatori economici, associazioni e perché no, anche ai semplici cittadini, di creare un tavolo di confronto che parta da un’emergenza reale e da una progettualità che dovrà necessariamente prevedere una gradualità accompagnata da una rete di servizi efficiente, perché sostituire un’emergenza ambientale con una carenza di servizi potrebbe essere una soluzione Tafazziana.
Gianvincenzo Belli