via Ferruccio
Nel 1896, su proposta del solito Giuseppe Volpe, insieme agli altri nomi di santi protettori di tante vie cittadine, scomparve anche quello di San Pietro; a lui era intestato un passaggio stretto e corto ma di grande importanza e molto usato perché metteva in comunicazione due fondamentali settori della città: quello che era allora largo Roma (oggi largo Matteotti) e la via del Quartiere (oggi via Regina Margherita). Nel clima del momento, teso a riscoprire eroi o antesignani delle idee di indipendenza italiana, il consiglio comunale intestò la via a “Ferruccio”: credo che questo sia identificabile con Francesco Ferrucci, il condottiero protagonista degli ultimi episodi legati alla difesa della repubblica fiorentina nel 1530 e passato alla storia per avere apostrofato il suo assassino, Fabrizio Maramaldo, con le parole “vile tu uccidi un uomo morto”. Da allora il nome Maramaldo fu usato con una pesante accezione negativa e Ferrucci fu additato come coraggioso interprete della lotta di indipendenza contro lo straniero invasore d’Italia. Come spesso avviene in questi casi, ci si scordò di raccontare parte della vicenda: infatti Ferrucci, nella sua qualità di commissario generale di campagna, ovvero responsabile della conduzione della guerra fuori dalle mura della città, si era macchiato di una grave colpa facendo impiccare un tamburino inviato presso di lui da Maramaldo a parlamentare e chiedere la resa. Perciò, quando, ferito gravemente in combattimento, fu condotto dinanzi al capitano nemico, questo aveva operato la sua vendetta: ricordandogli il suo gesto lo aveva spogliato delle armi e lo aveva colpito rabbiosamente alla gola. Curiosamente tutto ciò sembra rivivere nel nome che i maddalenini diedero alla via chiamandola a stritta da pugnalata: certo vi sorgeva una bettola ed è possibile che i fumi del vino abbiano provocato qualche rissa, ma non sono a conoscenza di alcun ferimento o di avvenimenti cruenti che abbiano interessato la zona.