Vico e le Congregazioni religiose
L’analisi che Vico faceva della società maddalenina in relazione alla fede era piuttosto pessimistica. A parte certi comportamenti lassisti quali portare al battesimo i bambini ben oltre la prima settimana di vita o l’abitudine ancora radicata negli uomini di mantenere il berretto in testa durante le processioni, il Parroco osservava con preoccupazione fenomeni sociali e politici ben più rilevanti: “Qui ci sono due logge massoniche, il socialismo ed il protestantesimo che cerca strapparci dalla chiesa quante anime loro è possibile e lavorano alacremente perché nessuno venga né a chiesa né a processioni. Ma vivaddio vive ancora in molti la fede e la religione se non da tutti praticata da tutti però finora rispettata. E perciò è necessario tirare qualcheduno dalla nostra parte strappandolo dalle ingorde fauci degli accaniti nemici. Le scuole ci stanno rovinando e se noi non cerchiamo qualche padre di famiglia unendolo in società, cosa tanto difficile in quest’isola specialmente, il danno sarebbe maggiore”. Nella convinzione che i fedeli potevano aiutare e sostenere l’evangelizzazione della popolazione, egli aveva promosso la creazione di confraternite e di associazioni. Le prime avevano un loro statuto, organismi direttivi e attività precise da svolgere, le seconde erano gruppi agili, privi di particolari obblighi, legate ai santi venerati in parrocchia: erano l’associazione del Santo Rosario, quelle del Cuore di Gesù, della Madonna del Carmine, di S. Antonio e le Adoratoci del SS Sacramento.
Dal 1885 esisteva il Terzo Ordine di San Francesco formato da privati che autonomamente praticavano la regola secondo la loro particolare devozione. Vico prese contatto con il ministro provinciale dell’ordine, fra’ Luigi Maria Carta e questi riconobbe a La Maddalena la formazione di una “congregazione legittima e canonica” che raccoglieva gli umili volontari.
La confraternita dalla quale Vico sperava il maggiore apporto alla evangelizzazione era la Pia Unione di Santa Croce, eretta canonicamente dal vescovo Parodi il 16 luglio 1906. Presidente era il Parroco coadiuvato da un priore, due consiglieri, segretario e cassiere eletti per tre anni. Scopo principale della pia Unione era la celebrazione dell’Invenzione della Santa Croce nel giorno previsto dal calendario e nella successiva domenica. Gli iscritti dovevano versare 10 centesimi al mese. Ne facevano parte sia uomini che donne. Nel 1916 gli iscritti erano 42 di cui 15 uomini. Probabilmente non c’era una vera spinta religiosa dietro alcune adesioni e malumori interni ne resero diffìcile la sopravvivenza. Vico non era molto diplomatico e il suo atteggiamento giustamente severo si manifestò quando, in una accalorata riunione, la figlia del priore aveva osato affermare “questa è una società di…”. Era lo stesso Vico che ne riferiva al Vescovo evitando di ripetere tutte le parole pronunciate dalla donna “per non offendere l’orecchio dell’EV perché fanno rossore”. Ma la reazione del Parroco fu proporzionata alla gravità della situazione e, a quelle “parole pronunciate senza riguardo a nessuno ed alla presenza di Gesù in sacramento mi scossero, mi adirai e come Gesù ai profanatori del tempio, mi alzai e “Via”, dissi a questa consorella, “Voi non appartenete più alla pia unione” e la scacciai”. Il priore reagì, un prete intrigante si mise di mezzo; alla fine il Vescovo decise la soppressione della sezione maschile con suo decreto del 23 luglio 1918.
Di un’altra confraternita, la Società di San Luigi Gonzaga, sappiamo poco perché poco è rimasto nei documenti: era stata creata nel 1907 con decreto di aggregazione dell’arcivescovo Mons. Parodi, aveva le coccarde di colore rosso e celeste. Alla prima riunione, i soci erano venti, a settembre dello stesso anno se ne ammettevano altri sei. Nel 1909 erano diventati quarantuno. La loro presenza è attesta ancora nel 1919, poi se ne perdono le tracce.
In una lettera al Vescovo del 1912 Vico aveva espresso chiaramente la necessità di agire sui padri di famiglia che facilmente potevano essere attratti da forze politiche, come il socialismo, che li avrebbe allontanati dalla chiesa; e fra questi padri di famiglia, aveva identificato nei pescatori un gruppo particolarmente interessante, perché già devoto alla Vergine Assunta, e facilmente riunibile in una associazione religiosa. “La società che ho proposto all’EV è una compagnia di pescatori che tutti gli anni fanno la festa dell’Assunta e sogliono portare la statua della Vergine in processione senza essere disturbati da altri, allora per evitare questioni ho proposto loro di unirsi in società religiosa su quel titolo e loro volentieri hanno annuito e mi hanno formalmente dichiarato che osserveranno il regolamento e quando qualcheduno di questi non dovesse fare il precetto pasquale verrebbe espulso”. Quanto avesse visto giusto lo dimostra il fatto che solo qualche anno più tardi, nel 1919, sotto altra egida laica e di mutuo soccorso, nasceva la Società fra i pescatori.
Giovanna Sotgiu – Co.Ri.S.Ma