Giuseppe Anselmini, ‘A balena
A balena “era un omone simpatico e gioviale”. Senza fissa dimora e amante del buon bicchiere di vino. Dopo le sonore sbronze che prendeva, puntualmente ogni sera, con voce da tenore, intonava la sua aria preferita e faceva la serenate sotto la finestra della malcapitata donna di cui si era innamorato. Una serenata che durava qualche ora. Dalle case vicine, gli inquilini , ovviamente , protestavano. Da vecchio era diventato un’allegra macchietta isolana. Quando scendeva affannato, da Guardia Gellone verso la marina, respirava a bocca aperta e, visto che aveva il mento un poco pronunciato e la mascella sporgente, il soffio che emetteva era simile a uno stantuffo. Quasi a ricordare la caratteristica tipica del cetaceo mastodontico da cui gli isolani avevano tratto il soprannome da attribuire a Giuseppe Anselmini. Che di professione faceva lo scalpellino e, stando ai racconti dei nostri vecchi, era anche uno dei più bravi. “A’ balena” conobbe, anch’egli, il suo momento di gloria quando , nell’agosto del 1937, si fece arrestare dall’Ovra. Aveva 22 anni e giovane fascista, come é riportato nella nota scovata nel Fondo Casellario Politico del Archivio Centrale di Stato (cfr. L’antifascismo in Sardegna, a cura di M.Brigaglia, F.Manconi, A.Mattone e Guido Melis, Cagliari,1986, vol.II , p.263) “auspicò all’Italia una rivolta sovversiva come quella spagnola”. Dopo l’arresto, durato poche ore, Anselmini fu diffidato e segnalato come “antifascista”. Nessuno si sognò, mai di proporre il confino, per lui. Era un povero cristo. Con il trascorrere degli anni diventò un disadattato. Cominciò a bere. Ma non insolentì mai nessuno. Al contrario, face divertire , con le battute caustiche e con le cantate fuori luogo , tutti quelli che gli capitarono a tiro.
Salvatore Abate