Il progetto di massima
Il progetto è già allestito ed in linea di massima è stato approvato dal Comitato presso il Provveditorato per le opere pubbliche di Cagliari. Il 2 giugno 1925 Mussolini ritorna all’isola per il tradizionale pellegrinaggio alla tomba di Garibaldi. Si è ormai aggiudicato in Parlamento il 65 per cento dei suffragi e 374 seggi, con spregiudicati atti delle sezioni di periferia, a cui quest’isola non è certo rimasta estranea.
Mancando, come si è detto, valide sorgenti si ricorrerà ad uno sbarramento da costruirsi in Regione Puzzoni: sbarramento che fermerà le acque piovane scorrenti lungo i due torrenti detti di Lunga e di Gambino, cadute su di un bacino imbrifero d’impluvio complessivo di 301 ettaro. La superficie del bacino di raccolta è di 9,92 ettari; lo sbarramento, lungo circa 340 metri avrà un ‘altezza utile di circa 15 metri.
La capacità di questo bacino sarà di metri cubi 580.000 da cui detraendo metri cubi 69.900 che è l’acqua sotto la quota 5, si ha una quantità utile di metri cubi 510.100 con la quale si conta di fornire in media litri 80 al giorno e per abitante. Si stipula, il 9 febbraio 1931, una convenzione umiliante per la popo1azione isolana, tra il Ministero dei Lavori Pubblici, il Ministero della Marina e il Comune per la “costruzione dell’acquedotto promiscuo a servizio della Regia Marina e del Comune predetto”.
Dunque gli undicimila abitanti dell’isola contano per il Governo, soltanto in quanto aggregati alle sorti della Regia Marina. Tale concetto viene meglio espresso, nei dettagli, nel corpo della convenzione stessa. Il 10 ottobre 1931 rappresenta una data veramente memorabile per la cittadinanza maddalenina: vengono affidati, finalmente, i lavori all’impresa costruttrice e viene dato in forma ufficiale il primo colpo di piccone per la costruzione dell’acquedotto in località Punti Rossi.
Mentre i lavori sono quindi già in corso, gli acquaioli pubblici non placano certo la loro esuberanza. Anzi, forse nel tentativo di arrotondare il più in fretta possibile la propria giornata, aumentano un po’ tutti l’andatura dei loro carri. Così il 19 maggio 1933 Mario D’Andrea segnala al Podestà che la propria figlia Aurora, mentre giocava in strada, davanti al Giardino di casa, è stata “travolta dal carro di tal Salvatore (noto Chiacchiarò). Colpita dal mozzo del carro, la bimba, cadendo, è finita con un piede parzialmente sotto la ruota. Il padre, ovviamente, chiede i danni.
I ricordi di Renato De Stasio
L’acquedotto viene costruito col solo ausilio di picchi e di pale. I Materiali estratti per far affondare nel terreno le strutture in muratura per le fondazioni delle dighe, larghe circa una ventina di metri alla base, vengono caricati su carri trainati da buoi e caricati all’esterno mediante uno scivolo. Il Capo cantiere si chiamava Ronchi. Egli si avvaleva della collaborazione di un assistente di nome Amedeo, che era suo cognato, e che incute timore nei manovali facendo schioccare la sua frusta. Tutta la breccia utile per il calcestruzzo è ricavata dai materiali di escavazione, spezzettati con le apposite martelline.
Dopo l’euforia, lo scoramento
Dopo il primo entusiasmo, a seguito di nuovi periodi di siccità, proprio le fontanelle, assieme ai vecchi pozzi e alle tradizionali cisterne, diventeranno un elemento indispensabile per l’approvvigionamento idrico. Il 23 aprile 1937, al momento della erogazione dell’acqua nella prima rete cittadina, si ordina il prelievo dei primi campioni delle acque di Puzzoni per le analisi chimiche e batteriologiche. Le analisi sono raccapriccianti.
Acqua imbevibile
Senonchè non si arrestano a questo punto le deficienze. L’acqua, per quanto dichiarata e riscontrata potabile in partenza, arriva alle abitazioni assolutamente imbevibile per i depositi, specialmente ferruginosi, che vi si riscontrano e che, oltre al gusto, la rendono antipatica anche alla vista. Nel corso della gestione si sono avute lamentele e proteste delle fabbriche di ghiaccio; ma non sono mancate neppure quelle dei pubblici esercizi e dei privati utenti.
Molte sono state le domande di distacco e quest’Amministrazione stessa si è trovata costretta di togliere il divieto di circolazione ai carretti già adibiti al trasporto dell’acqua e di provvedere anzi al loro rifornimento attingendo alla fonte di Cala di Chiesa. Allo stato attuale e salvo poche eccezioni, l’acqua dell’acquedotto non viene bevuta, ma di essa si fa uso quale acqua da lavoro.
Tusceri