Intervento del poeta Sebastiano Satta il 6 luglio 1907
Estratto del Testo, opera dello scrittore e poeta nuorese, l’Avv. Sebastiano Satta, che tenne il discorso inaugurale, dell’erezione della Colonna Garibaldi, il 4 luglio 1907, nel Centenario della Nascita di Garibaldi, pubblicato due giorni dopo sul quotidiano sardo, La Nuova Sardegna.
Cittadini della Maddalena! Rappresentanze della Sardegna!
Vi è alcuno tra voi che, volto il core alla terra ed alla costa del breve mare ed ai monti di Sardegna, pensi in quest’ora di epopea garibaldina, alle popolose metropoli che oggi nella religione del ricordo gli animi si volgono al nome di Garibaldi?
Io credo che alcuno vi sia che senta più di voi in quest’ora solenne: qui è raccolto il possente cuore del popolo, poiché so che il palpito del Mondo è a Caprera, dove Egli visse e morì: né i monumenti di Roma, grande hanno la santità degli scogli di Caprera, dove è l’orma dei piedi di Lui impressa….
“A Caprera, a Caprera, a Caprera, Egli disse, e se morrò lontano portatemi a Caprera e vestitemi di rosso e sul rogo alto, fatto d’acacie, che ardono odorose come l’ulivo, là, non cremato ma bruciato il mio corpo con la faccia rivolta al sole, al soffio aperto dei cieli, come Pompeo!…
..Bene voi, cittadini di La Maddalena avete eretto questo ricordo poiché lo amaste! Voi gli deste ospitalità e quando gli intrighi della forza e della diplomazia lo scacciarono Egli fu qui e a Lui, esule, diede ospizio e schiuse il suo focolare il Sindaco Susini, memore dell’affetto per il figlio suo che fu maddalenino e combattè a Montevideo!
… Qui volse la propria tornante col cuore ferito ed il sacco della semente… e qui ancora il pigolare delle due capinere che nel vespero sereno di giugno ne consolarono l’agonia…e qui nella grande ombra stellata fu un convegno di pensieri vigili e sugli scogli al rombo del mare si unì il rombo delle ali delle sue Vittorie …
E vennero non da campi di battaglia infecondi, da combattimenti laceratori del diritto; non da pugne fratricide ed ingiuste, ma dall’America, dalla Lombardia e dalla Sicilia, anelanti libertà!
E prima tu o vittoria del Salto di S. Antonio, che cantasti stanotte l’inno tuo sulla grande sepoltura, recando fiori delle Pampas… e nel nuovo Aspromonte che portò la concezione di quel che fu il cittadino d’Italia, quando Egli gridò di fronte ai fratelli nemici: Viva l’Italia!
Così cantò il coro delle Vittorie attorno alla grande sepoltura e chi oggi fu investito da grandi pensieri sentì possente un raggio d’amore e balzò ad impugnare una spada.
Or noi che cosa abbiamo recato a Lui? Voi sì avete elevato questa colonna a Garibaldi e bene avete fatto ad erigerla in questa piazza, che ricorda la vostra antica virtù … . E benedetto questo mare che fu l’amico di Garibaldi: l’oceano dove Egli temprò la fanciullezza, dove ruggì i ruggiti di libertà anelando alla Patria. E benedetto il mare che cento anni ad oggi cullò e cantò con misteriose ninne-nanne il pargolo divino, come oggi culla il suo sonno di morte…
….L’Italia mandò corone, ma non portò la corona che attendiamo, tolta dal serto di Roma: la corona del libero pensiero. Egli sognava una Roma non di preganti e benedicenti….
Noi sardi non portiamo corone! Non corone di fiori di gioia porta la triste Isola! Non portiamo nulla, o Padre, ma a Te molto chiediamo: conforta tu, Padre, le terre che guardano l’Isola tua…. son gli stazzi dove passavi e correvi incontro a Canzio: son essi i pastori e le case ospitali.
Or noi siamo tristi, or la miseria e le coscrizioni spingono i figli alla busca del pane, lontano …
Gloria a te nei secoli, all’ardente camicia! Povera ardente camicia! Ti chiamino sacco da circo, casacca! Ti ributti la storia che fa le convenienti nozze … ma il popolo che ti ama ti consegna alla leggenda, e la leggenda canta l’inno tuo sull’arpa d’oro dell’Italia.
Tu sei sempre simbolo di fede e libertà: tu, o povera, ardente camicia passerai ricordando il suo nome.
Sebastiano Satta
La Nuova Sardegna, Caprera 6 Luglio 1907 .