La chiesa ai tempi di Antonio Vico
Nel 1916 il vescovo Giovanni Maria Sanna consacrava la chiesa; per questa importante cerimonia don Vico si era dato da fare: aveva provveduto a riparazioni e pulizia, aveva acquistato dei paramenti nuovi e, cosa abbastanza inusuale, anche un calice d’argento e una pisside d’argento dorato. A ricordo della cerimonia fu apposta una croce su ogni pilastro della navata.
Questo avvenimento ci consente di fare alcune riflessioni sui tempi di realizzazione della decorazione interna della chiesa. Possiamo affermare che le lesene della navata furono dipinte in quell’anno, o comunque a breve distanza dalla data della cerimonia, per accogliere le croci. Per il resto possiamo azzardare qualche ipotesi. Sappiamo che Vico, al suo arrivo a La Maddalena, aveva trovato la chiesa piuttosto dimessa in mano ai due vecchi sacerdoti, don Mamia e don Zicavo. Aveva rivolto la sua attenzione dapprima agli interventi indispensabili quali il restauro della facciata e del campanile e il risanamento del tetto. Quindi si era rivolto all’interno dell’edificio facendo riparare e completare le balaustre di tutte le cappelle dal marmista Fucigna, sostituendo parti del pavimento rovinato, e aveva iniziato la decorazione delle pareti che, evidentemente, gli apparivano troppo povere nella loro uniformità. Nei registri di contabilità dell’Archivio Parrocchiale compaiono solo gli interventi pagati con i fondi della fabbriceria, ma altri piccoli quaderni raccolgono le ricevute delle spese effettuate con i contributi straordinari dell’Economato Generale dei Benefici Vacanti e del Comune. Mettendo insieme questi documenti possiamo ripercorrere, almeno in parte, le fasi della decorazione interna della chiesa: bisogna risalire al 1884-85 (data del primo sostanzioso contributo dell’Economato) per trovare l’imbianchimento dei laterali, ma poiché si acquistarono, oltre ai pennelli anche colori quali terra rossa, nero fumo, torchinetto, giallo, terra d’ombra, pittura nera, possiamo ipotizzare che quei colori siano serviti per il primo decoro di tipo geometrico delle cappelle. La foto (viaggiata nel 1905) e quindi risalente a quell’anno o a un precedente periodo, mostra chiaramente, negli archi visibili delle cappelle di Sant’Erasmo e di San Giorgio, dei cassettoni dipinti, mentre le pareti laterali della chiesa sono ancora di colore uniforme, probabilmente bianco di calce. Nel 1888 una ricevuta attesta un pagamento abbastanza consistente per lavori eseguiti in pittura al coro, forse il primo nucleo della decorazione che avrebbe visto, nel 1913, l’intervento di Marchisio con le immagini di Gesù nell’orto e di S Giuseppe falegname. Contemporaneamente un certo Bernascone imbianchiva le pareti e, ancora una volta, non sappiamo se con semplice calce o con colori. Di certo nel 1916, quando la chiesa fu consacrata, o in un momento di poco successivo, le croci dipinte sulle lesene a ricordo di questo importante avvenimento furono circondate da tralci floreali che, partendo dagli zoccoli, arrivavano fino ai festoni in alto a completare il trionfo di disegni, finti marmi, fiori e geometrie dipinti su tutte le pareti.
Nel mese di maggio del 1924 Vico compilò un inventario con la descrizione precisa delle cappelle e dei loro arredi sacri: documento importante perché ci consente di capire lo stato della chiesa in quel momento e le successive trasformazioni.
Giovanna Sotgiu – Co.Ri.S.Ma