La petizione di una nuova chiesa alla marina
La Maddalena cambiava rapidamente con novità impegnative come si conviene ad una realtà nascente, ma sempre dipendente dalla programmazione militare. Nella seconda metà degli anni ’70 si registrarono però i primi tentativi di formare una pur ridotta classe imprenditoriale nel settore marittimo, con le prime patenti civili di patrone marittimo richieste e ottenute da maddalenini, si ebbe la creazione del primo “stanco” per lo smercio dei tabacchi con cui si cercò di frenare lo sfroso su questa merce, la istituzione della figura del Bailo (maggio 1777), una sorta di funzionario governativo competente nella sanità e nella giustizia, e la costituzione del primo Consiglio Comunitativo (dicembre 1777). Negli stessi anni i giovani maddalenini iniziarono a prendere servizio nelle navi del re avviando la trasformazione radicale dell’originaria comunità maddalenina da pastori a marinai. Contemporaneamente maturò la decisione, senza deliberati formali, di non attuare il progetto di costruire un villaggio intorno alla Chiesa della Guardia, cui in quel periodo il capitano ingegnere Cochis assegnava il nome di Collo Piano, e di favorire la discesa alla marina di coloro che ormai le lettere ufficiali da Cagliari e da Torino non chiamavano più pastori ma isolani.
L’orientamento a costruire il villaggio a mare, favorito particolarmente dal viceré Della Marmora e approvato dal Re, si consolidò una volta scelto il sito di Cala Gavetta-Cala Mangiavolpe per il nuovo insediamento edilizio, e si avviarono le prime costruzioni in aggiunta a quelle preesistenti. Questa soluzione richiamò la necessità di avere anche una chiesa alla marina, e la petizione in tal senso fu organizzata da Bartolomeo Fravega che, già contromastro del filucone San Gavino, era stato nominato primo bailo delle Intermedie. Il viceré, girando la richiesta alla corte, nel suo dispaccio del dicembre 1777 allegò la “supplica” degli isolani che gli era pervenuta ed espresse un giudizio favorevole alla richiesta. Non conosciamo il testo della supplica, ma il testo del viceré al ministro per gli affari di Sardegna, Calamandrana, tra l’altro diceva: “Le rimetto un memoriale a S.M. della popolazione della Maddalena la quale domanda la costruzione di una Chiesa nel luogo assegnatole per fabbricare le case ed incominciare il villaggio. La Chiesa ora esistente vi è distante dalle nuove abitazioni più di mezzora di cattiva strada ed essendo stata fatta costruire da Monsignor d’Ampurias si trova ancora in buono stato, ma per la lontananza renderebbesi appunto inutile e disagiata. La popolazione principia mediante le benefiche regie cure ad assumere consistenza e quando S. M. inclinasse a prendere in considerazione questa domanda, che sembra ragionevole, si potrebbe dar l’incumbenza al capitano ingegnere di pigliar conoscenza opportuna nell’occasione che dovrà dopo qualche mese recarsi nell’isola per altri oggetti“. A corte si ebbe qualche titubanza, giacché sfuggiva la necessità di una seconda chiesa.
Salvatore Sanna – Co.Ri.S.Ma