La preparazione degli uomini, dei mezzi e dei materiali
Mentre il nuovo viceré era convinto che la spedizione si andava a farla all’interno della solita campagna estiva dei regi legni nelle acque della Sardegna, Bogino, pur soddisfatto delle informazioni sulle intenzioni dei pastori fornite da Brondel e De Nobili, voleva che si avessero quei ragguagli di cui era stato incaricato il vassallo Brondel con il misuratore Ferreri. Nell’attesa dei nuovi ordini dalla corte, Des Hayes chiese almeno 20 tende per il ricovero della truppa, o l’equivalente in tela per farle confezionare a Cagliari. Lo stesso viceré ebbe la conferma dell’orientamento al rinvio del Bogino da una lettera reale che lo informava che la crociera estiva delle fregate era stata ordinata per le coste africane. Finalmente a metà agosto Des Hayes ebbe la prima determinazione per la spedizione alle isole da un dispaccio “marittimo” di Bogino. Le tende erano state instradate dall’Ufficio del soldo (una sorta dell’attuale Commissariato militare) per Villafranca per poi essere inviate via mare a Cagliari, “per non ritardare la spedizione determinata alle nostre isole se le notizie che si doveano procurare e le altre preventive misure necessarie per disporvi l’alloggio e sussistenza della truppa lasceranno tempo e luogo ad intraprenderla in questa campagna”. Nel frattempo si svolgeva una piccola guerra di nervi, giacché entrambe le parti avevano conosciuto, dai rispettivi servizi di intelligence, degli interventi di Brondel e di Scotto verso gli isolani. Anche la presenza nelle Bocche e nelle acque più prossime dell’arcipelago dei mezzi navali militari sardi e genovesi, portava il suo contributo alla guerra psicologica.
I vascelli a Terranova per oriente
Arrivate le tende, ricevute le informazioni e i dati di Brondel e Ferreri, assicurata la disponibilità delle fregate, S. Carlo e San Vittorio, comandate dall’inglese maggiore Atkins, la prima parte delle operazioni poteva partire. Da Cagliari salpò il pinco mercantile, noleggiato dal savoiardo patron Antonio Maria Merello, diretto come previsto ad Alghero. Portava la compagnia di grazia del capitano Sala che doveva dare il cambio nella piazza algherese agli uomini della compagnia Sprecher al comando di La Rocchetta, il cappellano don Demontis, il commesso, i cannonieri, 6 dei 7 cannoni da 4 libbre previsti con la relativa dotazione di 720 palle e 72 cariche a mitraglia, materiali di artiglieria e di casermaggio. Quasi contemporaneamente salparono anche i vascelli agli ordini di Atkins, che portavano nella santabarbara del S. Carlo una trentina di barili di polvere e circa 17.000 cartucce che il pinco mercantile non riuscì a stivare. I vascelli per la rotta orientale arrivarono a Terranova il giorno 3 ottobre, e già il giorno successivo le sue scialuppe erano a rondare nelle acque dei Carouges sino a Longonsardo.
Il “Giornale di bordo” delle scialuppe, redatto dal luogotenente Deacon (un altro ufficiale inglese al servizio del re di Sardegna), ci ha descritto una ricognizione che ha potuto verificare la presenza di preoccupanti navi genovesi nelle acque dell’arcipelago e le loro intenzioni riguardo alla spedizione che si stava per operare. Da una tartana incrociata nei pressi di capo Figari avevano saputo che questa aveva incrociato a capo Ferro due mezze galere genovesi e che un’altra galera genovese aveva scortato due pinchi carichi di provviste da Ajaccio a Bonifacio. Inseguendo un battello sospetto di contrabbando, che usciva dal golfo di Arzachena, pervennero a Villamarina di S. Stefano dove stavano ancorate le due mezze galere genovesi, sotto la cui protezione si pose il battello sospetto. Anche le scialuppe ancorarono in quella rada per la notte, e il mattino seguente il luogotenente Deacon sondò le intenzioni dei genovesi, che dissero di essere armati contro i barbareschi. Con vento fresco da ovest-nord-ovest, mare grosso e un po’ di pioggia, tutto il giorno 5 ottobre, con tappa di avvicinamento a porto Pollo, servì per giungere al buio a Ischia (Liscia) grande. Nelle stesse condizioni meteo-marine, il giorno dopo le scialuppe raggiunsero Longonsardo dopo una sosta alla Marmorata. Sotto la protezione della torre trovarono il pinco di Brondel e il filucone di De Nobili che ricevettero l’ordine cervellotico del maggiore Atkins di portarsi a Terranova a rapporto da lui. Brondel e De Nobili non ottemperarono all’ordine adducendo l’impegno di attendere il convoglio da Alghero per assisterlo secondo gli ordini del viceré, e poi avevano pressoché tutti gli uomini impegnati a costruire i gabbioni e le fascine che sarebbero state messe in opera nei trinceramenti previsti alla Maddalena, Caprera, S. Stefano e Punta Sardegna. A questo proposito il luogotenente Deacon registrava la sua opinione sulla lentezza con cui si approntavano quegli strumenti difensivi: 24 uomini, compresi dei paesani di quel territorio, non producevano più di 30 fascine al giorno. Nei due giorni successivi le scialuppe rientrarono a Terranova, con soste a Porto Pozzo e a Cala Francese della Maddalena. Nel tragitto incrociarono una gondola di pastori isolani provenienti da Bonifacio ed ebbero la brutta notizia della galera e delle due mezze galere genovesi che stazionavano in Corsica pronte a intervenire – a loro detta – nelle isole. Il giorno 11, nel primo mattino, le scialuppe, stavolta al comando di De Foncenex, ripartirono per Longonsardo dove arrivarono nel tardo pomeriggio dello stesso giorno con piovasco e tempo brutto. Avevano dovuto far tappa a Villamarina per controllare la galera genovese che non vi trovarono, ma da una polacca francese che vi si era riparata seppero che era rientrata a Bonifacio e che non aveva sbarcato nessun uomo nelle isole. Consegnate le cartucce imbarcate a Cagliari e delle pelli di bue, De Foncenex presentò a De Nobili l’ordine di Atkins di recarsi a Terranova e si mise a disposizione di La Rocchetta.
Il convoglio e La Rocchetta a Longonsardo per occidente
Questi era giunto a Longonsardo con il convoglio salpato da Cagliari, seguendo la rotta occidentale. Il cattivo tempo aveva reso necessaria una sosta a Pula, e finalmente giunse ad Alghero il 5 ottobre, dove si pose all’ancora nelle acque di capo Galera. Qui si svolse lo scambio della compagnia di grazia e quella del reggimento Sprecher, si imbarcarono il maggiore La Rocchetta, il suo secondo Pestalozzi, il luogotenente Teseo, un tenente con 5 cannonieri, e si issarono a bordo i materiali preparati ad Alghero, compreso il settimo cannone da 4 libbre e la sua dotazione. Il convoglio rinnovato negli uomini si mosse da capo Galera il 7 ottobre, ma fu costretto a dar fondo, il mattino del giorno dopo, fra le isole dell’Asinara e della Pelosa per il forte vento contrario. Il 9 non andò meglio, ma stavolta per un vento troppo debole che non fece andare il convoglio più avanti di 12 miglia, e solo il giorno 10 un vento favorevole portò finalmente il convoglio a Longonsardo per le 4 del pomeriggio.
Salvatore Sanna – Co.Ri.S.Ma