La prima sistemazione
Giovedì 15 fu una giornata di tempo pessimo, anche con molta pioggia, che rese difficili e pesanti tutte le operazioni. Innanzi tutto non poté essere eseguito il trasporto degli uomini previsti per costituire un distaccamento alla Punta Rossa di Caprera, da parte delle scialuppe dei vascelli. De Foncenex si mise a disposizione con i suoi uomini per trasportare in qualche modo i cannoni alla Guardia, giacché non risultò praticabile traslocarli su ruote. Ma la scialuppa inviata a prelevare i pezzi d’artiglieria dal pinco di patron Merello ritornò a Cala Chiesa vuoto: il commissario imbarcato s’era rifiutato di consegnarli in mancanza di un ordine scritto di La Rocchetta. I cannoni furono comunque prelevati, anche senza l’ordine scritto da un intervento energico di Donati inviato a prenderli “bon gré mal gré”, ma rimasero sulla spiaggia guardati a vista dai soldati del pinco di Brondel. Nel frattempo, infatti, era rientrato da Terranova il felucone San Gavino con l’ordine di Atkins alle sue scialuppe di ritornare ai rispettivi vascelli. De Nobili aveva portato dagli stessi vascelli la polvere che avevano imbarcato a Cagliari e che non era stata trasportata dalle scialuppe insieme alle cartucce, probabilmente per ragioni di sicurezza, e sempre per tali motivi i 28 barili di polvere furono collocati in un battello tenuto lontano dagli altri natanti. Il luogotenente Teseo riferì che in quella giornata: “si sono fatte sbarcare le tende e si sono fatte campare. In seguito si è fatto sbarcare parte de’ viveri con le robe più indispensabili e si è fatto un deposito avendo fatto coprire quelle cose che potevano soffrire, con tele cerate”. Oltre la burrasca metereologica, nella giornata del 16 il distaccamento subì l’allarme di un’incursione nelle isole di navi genovesi, che la vedetta di scoperta sulla Guardia aveva visto partire da Bonifacio in direzione presunta dei Lavezzi. La guarnigione di 40 uomini, al comando di certo Smit, per Caprera era, nel frattempo, sbarcata dal felucone che la aveva trasportata, e aveva preso possesso di Punta Rossa, quando un colpo in bianco di un cannone del S. Gavino interruppe le operazioni. Un messaggero venne inviato per ordinare il rientro degli uomini, che un secondo colpo di cannone sollecitò. La guarnigione rientrò alla Maddalena mentre si registrava il cessato allarme, giacché il convoglio genovese fu visto puntare decisamente in direzione nord della stessa Corsica. Era troppo tardi per ritornare alla Punta Rossa di Caprera, per cui gli uomini pernottarono a bordo, e solo il mattino seguente furono riportati a Caprera dal felucone. I due cannoni, invece, furono trasportati il pomeriggio, per essere postati nel trinceramento da erigere a difesa del passaggio di sud-est. Nei giorni seguenti si trasportarono a Villamarina di S. Stefano e a Punta Sardegna gli uomini, i pezzi d’artiglieria e i materiali per i trinceramenti, e si completò l’elementare sistema difensivo esterno e di avvistamento previsto nei piani.
Il lavoro più impegnativo venne fatto alla Maddalena nella sistemazione della postazione della Guardia, che in questa fase doveva essere la sede principale di comando del distaccamento. Ne abbiamo una relazione minuziosa redatta dal luogotenente Teseo, esperto nell’apprestamento difensivo e della sistemazione dell’artiglieria. Si tratta di un documento prezioso per i cultori di architettura militare, per le tecniche costruttive che vengono illustrate e i materiali che sono indicati e il loro utilizzo. Per questo lavoro risulta, però, più utile la massa di notizie che fornisce sulle opere che furono realizzate, e per conoscere l’insediamento del quartiere militare che si formò nell’area di insediamento dei corsoj dei pastori isolani. La Rocchetta e Teseo studiarono la rocca della Guardia, già delineata nelle sue caratteristiche da Brondel, e che Teseo descrive “come uno scoglio nell’isola, scarpato da tutte le parti”, decisero “la figura del trinceramento con il sito dei quartieri” e fecero avviare i lavori. Innanzi tutto fu costruito un baraccone in cui immagazzinare al coperto i viveri e le munizioni da guerra e una strada per il posto di guardia definito inizialmente. Per la strada e la predisposizione delle aree di posizionamento degli altri fabbricati previsti, ci fu bisogno di chiamare da Tempio gli scalpellini-minatori, e sempre da Tempio furono fatti venire i falegnami, i muratori e i ferrai. Si proseguì con la formazione dei parapetti nella rocca, con la predisposizione delle piattaforme per i cannoni e con la costruzione del magazzino delle polveri capace di contenerne 60 barili. Successivamente sorse il corpo di guardia per quindici uomini, con camino e stanza per il riposo, e poi si diede mano al forno capace di ben 200 pani per cottura e il magazzino per il grano, che risultò tanto grande che fu possibile ricavarne altri due ambienti in cui furono collocati l’alloggio dell’ufficiale del soldo che lo condivideva con il cappellano, e quello per l’ufficiale subalterno. L’insediamento dei quartieri alla Guardia fu completato dalla costruzione dell’alloggio per il comandante, con una stanza per il suo domestico e una cucina, e quindi delle caserme per la truppa in due corpi di fabbrica, l’uno più piccolo per 32 uomini e l’altro più grande per 40 uomini, e infine della cucina per la truppa.
A S. Stefano La Rocchetta e Teseo verificarono che il sito indicato da Brondel per il trinceramento a Villamarina era il più adatto, perché “più a portata di difendere l’ingresso nel porto e per essere il colpo che parte dal cannone più rasente al mare ed anche perché la palla giunge sino alla Sardegna”. Si formò il trinceramento a forza di mine, e si sistemarono i due pezzi di cannone, “uno colubrinato in barbetta che rade il porto e il mare, e l’altro nella cannoniera”. L’insediamento si completò con il baraccone per l’ufficiale, la caserma per i soldati e il magazzino per la polvere. Del trinceramento di Punta Sardegna Teseo ha riferito solo che è stato fatto da Brondel, a forma di quadrilungo, in un lato corto del quale ci stava un cannone e nell’altro il baraccone per la truppa. Niente è stato detto in questa relazione dell’insediamento di Caprera a Punta Rossa, per cui non ne conosciamo la configurazione.