La scuola dei fari – Razzoli
“In quest’isola solamente rocciosa, in cui la caratteristica macchia è la flora e solo caproni selvatici la fauna“, scrive il maestro Armando Naitana nella sua relazione per l’anno scolastico 1960-’61, “sono proprio lontano dal resto del mondo“.
A Razzoli, ultima piccola isola dell’arcipelago, la scuola e la più settentrionale della Sardegna: qui il 1° dicembre 1960 una barca con il nuovo maestro arriva in porto. Ad attenderlo, “un asinello intorno al quale fanno cerchio esultanti e festosi alcuni bambini, i quali domani saranno i miei alunni”.
Lo ospita “un grande palazzo sulla cui sommità c’è un faro”: qui è la scuola e la sua casa, in comune con la famiglia di Albino Manzoni, fanalista. Difficile è la vita nell’isola, e la coabitazione forzata costringe ad una familiarità spesso soffocante, e non sono ammesse pause. I ragazzi sono molto indietro, perché sbarcare a Razzoli, per i maestri “volanti” è stato sempre un problema, e le lezioni saltate sempre troppe, per un buon profitto. Le lacune sono pesanti, e questo non promette niente di buono per i compiti da fare, magari saltando tutte le feste.
Quando passa la primavera e l’anno si chiude, è tempo di bilanci: delusione per i traguardi mancati, per non aver suscitato altri interessi nei “grandi”, presi come sono dai problemi quotidiani, e pure qualche rimprovero per non aver saputo smuovere tante idee bigotte dei fanalisti.
La gioia però di essere “il consigliere più fidato”, l’istitutore, il precettore e grande assai, e ripaga di tante fatiche.
Andrea Mulas
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