La spedizione e la presa di possesso delle isole
L’evoluzione della situazione politico militare della Corsica ha accompagnato, ma sopratutto determinato il processo decisionale sulla spedizione e la presa di possesso delle isole. Negli ultimi due anni si registrava un crescendo di attenzione da parte della corte torinese che seguiva direttamente, anche con i propri canali di intelligence, pure le circostanze più minute e distanti relative alla Corsica. Troviamo, per esempio, nelle lettere del Bogino al viceré, dell’estate e primo autunno del 1767, più richiami alla presenza nelle isole del cancelliere inviato dai bonifacini e della presenza in quei mari di galere genovesi. Notizie che arrivavano a Torino da canali riservati e che rimbalzavano a Cagliari, che a sua volta già conosceva gli stessi fatti attraverso i solerti Brondel e De Nobili. I giudizi sulle condizioni della Corsica e sui riflessi nella questione maddalenina si ritrovano anche nei testi del lungo scambio di cui a suo tempo è stato detto molto. Il Paliacho, per esempio, usò espressioni colorite per rappresentare il “subbuglio di quel regno”, che secondo il reggente giubilato “si trova sotto uno squartato, e per così dire anarchico dominio fra genovesi, francesi e corsi” Per le sue informazioni Bonifacio in quel momento era il solo presidio della Corsica in cui Genova teneva la sua guarnigione e ci si doveva attendere, con grave pregiudizio degli interessi del regno sardo, che ve lo avrebbe mantenuto anche in seguito. Bonifacio, concludeva il marchese di Planargia, era un vaso di Pandora “da cui ogni sorta di malori per tutta la Sardegna in ogni tempo si diffusero e mai non cesseranno di diffondersi”. Era poi convinzione della Giunta cagliaritana che le “note presenti circostanze di Corsica prestano maggiori facilità” a sostenere gli atti possessori del re di Sardegna nelle isole. Secondo il reggente Arnaud, inoltre, qualsiasi atto di giurisdizione da farsi sulle isole non avrebbe sofferto di alcuna resistenza dalla Corsica e tanto meno dai pastori. Bogino, infine, che seguiva da Torino la presenza delle galere genovesi nelle Bocche, registrava che esse avevano predato due galeotte turche e che il fine della loro presenza era proprio il contrasto ai barbareschi. “Non è da temersi – concludeva il ministro per gli Affari della Sardegna – che sia anche caduto in pensiero [ai genovesi] di tentare degli ostacoli alle idee formatesi sulle isole adiacenti alla Gallura, poiché la Repubblica ha abbastanza che fare nelle presenti circostanze in Corsica per non assumersi impegni”.
Salvatore Sanna – Co.Ri.S.Ma