La Spiaggia Rosa – L’attenuazione dell’effetto cromatico
Nel 1999, Il Consiglio Scientifico del Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena esprimeva ufficialmente la propria preoccupazione per la quasi scomparsa del caratteristico colore rosa della spiaggia. Nella nota indirizzata al Presidente dell’Ente, si leggeva che la causa dell’attenuazione del fenomeno era da attribuirsi all’arretramento del limite superiore della prateria di Posidonia oceanica antistante l’arenile. In uno studio condotto dal dott. Lorenzo Giani nel 1999 e nel 2000 (“Distribuzione e stato di conservazione di alcune praterie di Posidonia oceanica come parametro di valutazione dell’impatto antropico nelle acque del Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena”) si metteva in evidenza come, ad una profondità di circa dieci metri di fronte alla Spiaggia Rosa, il limite superiore della prateria si presentasse netto, con una “matte” di altezza media maggiore di un metro, mentre verso il largo, al di sotto dei dieci metri di profondità, la prateria era caratterizzata da profonde incisioni dovute proprio ai segni di passati ancoraggi. Le ancore, infatti, quando vengono calate sulla posidonia e arano, possono, per il continuo movimento di brandeggio dell’imbarcazione alla fonda, sfalciare lo strato fogliare della pianta o lasciare delle vere e proprie cicatrici, causando, nei casi più gravi, l’apertura di solchi che indeboliscono la struttura delle “matte”. Lo studio del dott. Giani evidenziava anche che, nell’area compresa tra l’isola di Budelli e gli isolotti Stramanari, si notava una prateria ancora profondamente segnata e rada, con solchi disposti prevalentemente da ovest verso est, proprio in corrispondenza della direzione dei venti dominanti. Spingendosi poi verso la Spiaggia di Cavaliere, le condizioni della posidonia peggioravano progressivamente, fino a scomparire quasi del tutto, lasciando solo tracce di “matte” morte e depositi di foglie. Nella zona del passo di Cecca di Morto, la posidonia si presentava discontinua, disposta in piccole isole o scomparsa quasi completamente. L’intero Porto Madonna e un’area a fortissima densità di ormeggi e i suoi fondali sono di tanto in tanto ricoperti da “matte” morte e da piccoli lembi di posidonia, in una situazione che lo studio citato testimoniava essere di profondo degrado per la bassissima densità dei fasci fogliari e la presenza di solchi nella prateria. In relazione allo stato di salute della posidonia, vanno ricordati gli effetti devastanti prodotti, in passato, dalla pesca a strascico. Tale pratica infatti ha contribuito, in combinazione con gli ancoraggi estivi, all’estirpazione diretta delle foglie e dei rizomi della pianta marina. Inoltre, in estate, si verifica un aumento del carico di sostanze ed elementi nutrienti che modificano lo stato trofico delle acque, determinando il proliferare di tutti quegli organismi animali e vegetali che vivono sulla posidonia. In questo modo la superficie fogliare viene ricoperta e si ha una diminuzione della quantità di luce necessaria per la fotosintesi. Nei casi più gravi si produce un soffocamento o un interrimento della struttura. Con la progressiva riduzione della superficie della prateria di posidonia, viene a mancare non solo quel substrato su cui vivono numerosi animali tra cui la Miniacina miniacea, ma anche un’importante barriera smorzante dell’effetto erosivo delle mareggiate o delle correnti. Le foglie della Posidonia oceanica, infatti, rappresentano un importante sistema frenante, capace di dissipare per attrito il 60-70 % dell’energia delle correnti e il 30-40 % dell’energia delle onde. La scomparsa della prateria comporta effetti sull’ambiente marino ancora non del tutto conosciuti; l’unico accertato è quello relativo al litorale interessato che perde la sua protezione ed entra in rapida erosione.
Il Consiglio Scientifico del Parco Nazionale individuava, quale ulteriore fattore responsabile dell’attenuazione dell’effetto cromatico, l’agitazione irregolare delle acque: il passaggio delle imbarcazioni determina, infatti, correnti di risacca in grado di alterare il naturale spostamento delle acque. Al di là dello stato di salute della prateria di posidonia antistante Cala del Roto, va ricordato che la causa della riduzione del rosa è in buona parte imputabile all’asportazione diretta da parte dell’uomo. Prima del 1992, infatti, sulla Spiaggia Rosa sbarcavano, nei periodi di massimo afflusso turistico, più di 3000 persone al giorno: molti di questi portavano a casa una bottiglia o un secchiello di sabbia come ricordo della vacanza!
Parzialmente tratto da “La spiaggia rosa e l’isola di Budelli. Guida naturalistica e storica” di Marco Leoni, Fabio Presutti, Luca Bittau