L’anno del colera
Articolo della ricercatrice e scrittrice maddalenina Giovanna Sotgiu.
Nel lungo mandato di Michele Mamia Addis, l’anno più drammatico fu il 1854, l’anno del colera, portato forse da passeggeri infetti provenienti da Genova a fine luglio: i morti a La Maddalena furono cento in due mesi. La particolare situazione dell’isola era inasprita dalla assoluta mancanza di produzione in loco di beni alimentari e dalla conseguente necessità di importarli. Al sindaco che chiedeva insistentemente 500 lire per far fronte alla situazione l’Intendente rispondeva di fare appello alla carità cittadina e raccomandava misure eccezionali, fra le quali spicca l’assoluto divieto di mangiare frutta, e soprattutto i fichidindia. Ancora una volta furono i militari a provvedere ai bisogni della comunità con l’invio di commestibili di prima necessità quali farina e pasta e di una consistente somma di denaro.
Le disposizioni relative al divieto di assembramenti riguardarono anche la Chiesa e furono drastiche: proibite le cerimonie religiose, proibito al Parroco entrare nelle case sospette di contagio per amministrare i sacramenti, proibiti non solo i funerali, ma anche la benedizione delle salme in chiesa e il suono delle campane per annunciare le morti. Mamia osservò a fatica ma “puntualmente” le prescrizioni, ma quando, nel mese di ottobre, i medici annunciarono la fine del flagello, il sindaco continuò a mantenere “sotto osservazione” la chiesa con tutti i divieti. Mamia ne scrisse all’Intendente. Per tre volte, in quel mese, aveva provato a superare le restrizioni recandosi presso i moribondi per dare loro l’estrema unzione e ci era riuscito, ma al momento del funerale e del suono delle campane che doveva annunciarlo, si era visto “disturbato” malgrado la causa dei decessi fosse imputabile, secondo la sua puntigliosa ricostruzione, “a intemperie, costipazione e etisia”. Gli incidenti avevano provocato la minaccia di querela da parte del sindaco, ricorsi da parte di Mamia, interventi dell’Intendenza. Ma ancora a fine novembre non si potevano suonare le campane né celebrare funerali.
Tratto dal libro “Santa Maria Maddalena faro di fede tra Corsica e Sardegna” – Paolo Sorba Editore – La Maddalena