Le piante pioniere
 Anche nelle condizioni più difficili la flora trova il modo, adattandosi sempre, di insediarsi dovunque approfittando degli stessi materiali di disfacimento del granito e dello scarso apporto di terra che il vento può depositare nelle spaccature e nelle piccole conche: le umili piante pioniere occupano tutto lo spazio disponibile, stabilizzando con le loro radici il sottile strato di terreno.
Anche nelle condizioni più difficili la flora trova il modo, adattandosi sempre, di insediarsi dovunque approfittando degli stessi materiali di disfacimento del granito e dello scarso apporto di terra che il vento può depositare nelle spaccature e nelle piccole conche: le umili piante pioniere occupano tutto lo spazio disponibile, stabilizzando con le loro radici il sottile strato di terreno.
Il nome pioniere ben si addice a queste colonizzatrici che non temono la scarsità d’acqua, la mancanza di humus, la scomoda vicinanza delle rocce che non consentono alle radici che scarsi spazi: sono ad esempio le piccole evax che con le loro rosette appressate al suolo vivono in condizioni proibitive, il sedum stellatum che emerge dalle scaglie bianche o grigie del granito col verde brillante delle sue foglie e con i fiorellini minuscoli, bianchi o rosati, il sedum coeruleum chiamato dai maddalenini “ua titina”; è l’ombelico di Venere che si accontenta di poca umidità per mostrare fra le foglie, tondeggianti, tendenti al rossastro nella fase matura, la sua pretenziosa dritta spiga.
La loro azione e utilissima perché con le loro radici fermano la poca terra impedendo ai venti e alle piogge di portarla via e con il loro sacrificio pongono le condizioni perché altre specie meno parche si installino garantendo cosi, anche se molto lentamente, il passaggio ad una formazione più complessa.
 
			






