Le rotte della sabbia
La navigazione velica di cabotaggio ha sempre avuto una notevole importanza in tutta l’area di La Maddalena e i leudi, proprio perché sono stati gli unici velieri liguri ad avere maggiore espansione, hanno avuto il discutibile privilegio di assistere alla fine dell’età della vela (come principale mezzo di propulsione). I grandi velieri, infatti, e tutti gli altri tipi di imbarcazioni che esercitavano il cabotaggio, disarmarono per poi essere sostituiti dai piroscafi. La carriera degli ultimi leudi isolani si è quindi orientata verso carichi di merci particolari come il vino, il formaggio o un traffico povero come quello della sabbia.
A La Maddalena questo tipo di traffico era molto conosciuto negli anni Cinquanta. Le famiglie che lo praticavano erano tre o quattro: i Federico, i Tavera, i Pischedda, tutti proprietari di barche. La barca più grande era il “Belvedere” di “Zi Matteu Canta Canta” (Federico), abile marinaio e presidente della cooperativa portuali. Enzo (Cin Cin), il figlio, raccontava che quello sulle imbarcazioni era un lavoro davvero molto duro: si usciva a remi, con le bonacce, o, se si era fortunati e si trovava un vento adatto come l’agostano “scirocchetto” si poteva alzare la pesante vela di cotone per poter così arrivare a destinazione con più facilità.
Per la maggiore si andava a Cala di Trana, dietro Punta Sardegna: gli impresari la preferivano perché la sabbia era più lavata dal sale. Si partiva alle tre del mattino per arrivare a estinazione alle quattro e mezza; una volta giunti, si appoggiava la barca in spiaggia (come si usave dire in gergo “s’ammurrava”) e si posizionavano i tavoloni. Questi servivano a mò di passerella per salire con le coffe (grandi ceste con una capienza di circa trenta chili l’una) in collo, e man mano che la barca si riempiva, bisognava mandarla sempre più lontano dalla riva, per evitare che si incagliasse. Del resto, nella stagione invernale, l’acqua arrivava sotto la pancia.
Una barca di sabbia costava ottomila lire e ne conteneva tre “leoncini”.
Il carico, che richiedeva quasi un’ora di tempo, veniva effettuato da quattro persone dell’equipaggio. Altre barche di sabbia venivano commissionate per rifare le spiagge de Bagnetti del Circolo Ufficiali. A Santo Stefano e a Caprera. Questo tipo di lavoro durò sino agli anni Settanta, quando le aperture dei frantoi e delle cave di sabbia hanno messo fine a questo affascinante cabotaggio.
Giacomo Onorato
(parzialmente tratto da Almanacco Maddalenino V – Paolo Sorba Editore)