Le visite e la prigionia di Mussolini
Mussolini visitò, nella sua qualità di capo del governo, ben tre volte La Maddalena. La prima volta giunse nella mattina del 10 giugno 1923 (in bombetta e in abito scuro) a bordo dell’esploratore “Brindisi”; sbarcò nel pontile di Piazza Comando e di qui in auto proseguì per Caprera. Al ritorno visitò il Comune, dove gli venne offerto un ricevimento alla presenza di tutte le autorità civili, militari, politiche e religiose. Ecco quanto egli scrive a riguardo al paragrafo 8 dei suoi “Pensieri pontini e sardi”: “la Mia prima visita a La Maddalena risale a 20 anni fa. La compii al ritorno da Caprera, dove avevo visitato la Casa di Garibaldi e reso omaggio alla sua tomba. Allora invidiando la pace e la solitudine di questi luoghi; oggi invece ne sono arcistufo”.
La seconda visita ebbe luogo il 10 giugno 1935; in divisa della milizia, accompagnato da Ciano e Starace. La terza il 10 giugno 1942, in divisa di comandante supremo delle FF.AA. Alla caduta del fascismo, 25 luglio 1943, Mussolini venne arrestato e trattenuto per tre giorni nella caserma Allievi Carabinieri di Roma, di cui era Vice Comandante di cui era Vice Comandante un mio cugino, il Ten. Col. Ettore Chirico. Il 28 luglio, accompagnato dall’Ispettore di P.S. Polito (lo stesso che presiedette allo sfollamento obbligatorio dei civili di La Maddalena nel giugno del 1940, epoca in cui ero Podestà) Mussolini venne trasferito in auto da Roma a Gaeta, dove era atteso dall’Ammiraglio Maugeri. Imbarcato sulla Corvetta “Persefone”, giunse all’isola di Ponza lo stesso giorno. Nella notte tra il 6 e il 7 agosto il “Prigioniero” venne imbarcato sul caccia “Pantera”, ricevuto dall’Amm. Maugeri e trasferito nella nostra città; dove giunse esattamente alle ore 15,30 (ora legale dello stesso giorno 10 agosto). il “Pantera” gettò le ancore nella rada prospiciente la ex Batteria Padule, ad un chilometro dal centro abitato. Mussolini non giunse inaspettato a La Maddalena: buna parte della cittadinanza era venuta a conoscenza del suo arrivo almeno 24 ore prima, ed in modo molto semplice. Gli operai della rete telefonica avevano ricevuto ordine dal Comando Marina di installare d’urgenza una linea telefonica diretta tra Villa Webber e l’ufficio dell’Ammiraglio, senza deviazione alla cabina centrale come avveniva per tutte le linee di piazzaforte. Da questo ordine “Particolare” di lavori, la cui anormalità non poteva sfuggire ai telefonisti, alla convinzione del prossimo trasferimento di Mussolini da Ponza a La Maddalena il passo fu breve; e la previsione ebbe immediata conferma. Era allora Comandante Militare Marittimo della Sardegna, con sede a La Maddalena, l’Ammiraglio di divisione Bruno Brivonesi. Il sette Agosto, dunque, tutti sapevamo dell’arrivo in giornata di Mussolini, ma non fu possibile apprenderne l’ora.
Oggi se ne conoscono le ragioni: il grosso mare di maestro aveva ostacolato la navigazione del Cacciatorpediniere e non aveva permesso di pronosticare con esattezza l’ora di arrivo. Il semaforo di Guardia – Vecchia segnalò la presenza dell’ex caccia francese mezz’ora prima, al largo del faro di Capo Ferro, dandone immediata comunicazione all’Ammiraglio.
Tre auto partirono dalla sede del Comando Marina con gli Ammiragli Brivonesi e Bona ed i rispettivi aiutanti di Bandiera, dirigendosi alla volta della batteria Padule. Dopo alcuni minuti di attesa un motoscafo con a bordo l’Ammiragli Brivonesi ed il capitano dei Carabinieri Marras si staccò dal molo della batteria e si portò rapidamente a fianco del caccia.
Sulla plancia erano già in attesa l’Ammiraglio Maugeri e Mussolini, che indossava un abito scuro. E significativo rilevare che Mussolini rispose al saluto militare dell’Ammiraglio Brivonesi con uno sguardo torvo e quasi sprezzante.
Ecco ora, a riguardo (e noi lo riferiamo senza alcun intento polemico, ma unicamente a conforto del dettato storico) cosa lo stesso Mussolini dice nel suo diario, iniziato a Ponza e ultimato a La Maddalena, Il tempo del bastone e della carota” (pag. 22 e 23) “Storia di un anno Ott. 42 – Sett. 43” pubblicato anche nel supplemento del “Corriere della Sera” n° 190 del 9 – 8 – 1944: “Questo Ammiraglio (Bruno Brivonesi) – sposato ad una inglese, aveva subito un procedimento per la distruzione di un intero convoglio di ben sette navi mercantili,, più due unità da guerra; convoglio importantissimo, scortato da ben 12 unità da guerra, fra cui due “10.000” ed affondato al completo da 4 incrociatori leggeri inglesi, con pochi minuti di fuoco, senza che questi subissero la minima perdita.
L’inchiesta _ condotta dall’Autorità della Marina con evidente negligenza – non portò che a sanzioni di carattere interno contro questo ammiraglio, direttamente responsabile della perdita di dieci navi e di parecchie centinaia di uomini. Gli fu tolto il comando e, dopo qualche tempo, assegnato ad un comando territoriale a La Maddalena”.
Ciò spiega – e lo dice Mussolini stesso nel citato diario – il perché “L’incontro non poteva essere e non fu molto cordiale”, e spiega altresì il comportamento, duro e distaccato, dell’Ammiraglio Bruno Brivonesi nei confronti del “Suo” prigioniero.”