L’ubicazione delle abitazioni
La relazione del commendator Della Chiusa non ha specificato la divisione tra le isole di Maddalena e Caprera dei 60 abitatori complessivamente da lui registrati nella sua ricognizione del 1736. A Spargi, il comandante della galera relazionò di avervi trovato delle capre lasciate da 14 corsi, che da Bonifacio vi si recavano due volte l’anno per seminare e raccogliere del frumento. Dalla stessa relazione sappiamo che in quel momento Santa Maria era utilizzata dai pastori di Maddalena e Caprera senza abitarla, mentre tempo addietro vi stavano due pastori corsi. Soltanto negli elenchi del conte Rivarola e del vassallo Brondel, già esaminati, troviamo la suddivisione degli abitatori per isole, e in essi abbiamo registrato una omogeneità dei dati quantitativa relativi alla presenza nelle due isole principali e una certa differenziazione solo sulla trascrizione dei nomi. Nessuna differenziazione si rileva, invece, nelle varie relazioni a proposito della descrizione delle abitazioni. Per tutti i relatori erano “baracche” o “capanne” costruite con pietre a secco e coperte di rami, secondo Della Chiusa, o con paglia e prodotti simili per Rivarola. Abbiamo una descrizione più precisa delle coperture fatta, dal misuratore Ferreri che proponeva, per i tetti provvisori delle caserme di cui faceva la previsione di spesa, la soluzione utilizzata dagli isolani, con “travi di sivine e ramaglie dette mertedo, da intrecciarsi a due o tre corsi uno contrario all’altro e da assicurarsi, all’uso delli coperti delle altre capanne già esistenti, in modo che l’acque pluviali non possono trapelare”. Non abbiamo alcuna documentazione sulla tipologia abitativa delle residenze isolane, ma da alcuni ruderi sicuramente riconducibili a quell’epoca sappiamo che molte venivano addossate a sporgenze rocciose o comunque ridossate dal vento dominante. Erano manufatti elementari di uno o due locali, probabilmente con forno, anche esterno, e magari con cortile.
Oggi questa area può essere individuata in un vasto territorio tra l’attuale Sasso Rosso e Arbiti, dove si possono ancora rinvenire numerosi ruderi, ma anche negli attuali toponimi di Macchia di mezzo, Sualeddu, Fangotto fino alla Punta della Gatta, e Fonte dell’ulivo fino a Punta Villa. Per Caprera Brondel ha fatto un piccolo pasticcio con il numero dei suoi abitatori, passando dai 71 registrati nell’aprile, ai “circa 90” segnalati nella relazione del giugno, e infine alle “75 anime” indicate nella memoria dell’agosto dello stesso 1767. Per quanto riguarda, invece, la localizzazione delle abitazioni indicava che: “le sue capanne si ritrovano distanti dal Porto Palma un miglio e mezzo circa di strada, sotto il monte detto La Guardia. E più precisamente: “non più distanti dal mare per una parte mezz’ora di cammino, e per l’altra un’ora e mezza circa”. Il toponimo “La Guardia” lo si troverà in seguito nei documenti riferiti alla sola ubicazione maddalenina, con la variante di “Guardia della villa”, mentre a Caprera si ritrova il toponimo di “Guardioli”, cui deve senz’altro riferirsi l’indicazione di Brondel per le sue caratteristiche di punto di vedetta. Questa ubicazione è riconoscibile nei toponimi di Capriona, Arbiticcia, Pascialedda e Guardioli, e in questa area si trova la cosidetta “minda dei zicavesi”.
Salvatore Sanna – Co.Ri.S.Ma