Nino Lamboglia
Giovanni Nino Lamboglia, padre dell’archeologia subacquea italiana, può essere definito un archeologo poliedrico, perché i suoi interessi furono ampi e riguardarono:
- topografia
- toponomastica ligure
- restauro
- epigrafia
- preistoria
- archeologia classica
- archeologia medievale
- archeologia subacquea
Giovanni Lamboglia, detto Nino, nel 1933 si laureò in lettere presso l’Università di Genova con una tesi dedicata alla topografia della Liguria dal titolo “La topografia dell’Ingauna nell’antichità”. Nel 1932 fondò ad Albenga la Società Storico-Archeologica Ingauna, che aveva il compito di studiare le origini Albium Ingaunum (Albenga) e Albium Intemelium (Ventimiglia) ed i primi scavi archeologici effettuati da lui furono proprio quelli presso i municipi romani di “Albingaunum” e “Albintimilium”
Nato ad Imperia il 7 agosto 1912, da Carmelo e Carmelina Federici, ottenne la laurea in lettere classiche all’Università di Genova, nel 1932, con una tesi sulla “Topografia dell’Ingaunia nell’antichità”, che lo avvicinò alla ricerca storica ed archeologica. Lo stesso anno, fondava ad Albenga la Società Storico Archeologica Ingauna e veniva nominato Segretario della Commissione per la Toponomastica ligure. Giunto a Ventimiglia, come Commissario straordinario del Museo Bicknell di Bordighera, nel 1937, ha contribuito alla difesa ed alla valorizzazione del cospicuo patrimonio archeologico, monumentale e storico della città. Fu tra i fondatori dell’Istituto di Studi Liguri e ne resse le sorti come Direttore fino dal 1977. E’ stato uno degli studiosi liguri più rappresentativi nel campo della ricerca storico-acheologica, topografica e linguistica, nell’ambito del vasto territorio del Mediterraneo nord-occidentale, che fu popolato in origine dai Liguri e che è legato all’ambiente ligure attuale da rapporti di affinità e di discendenza comune. La sua mentalità poliedrica lo portò a dedicarsi a diverse attività, che spaziarono dalla preistoria al Medioevo: a lui si devono infatti i principali scavi e restauri della Liguria di ponente, la scoperta della necropoli di Chiavari, gli scavi di Tindari in Sicilia, e nell’area del Foro di Cesare in Roma, oltre a quelli internazionali di Ampurias, ai quali seppe dare la sua impronta metodologica. Autore di circa un migliaio di titoli, fra articoli e monografie scientifiche, è stato archeologo di fama mondiale, storico e pubblicista. Ha fondato e diretto la Rivista di Studi Liguri e la Rivista Ingauna e Intemelia, dirigendo Collane storiche ed archeologiche, stilò Guide turistiche dei Balzi Rossi e di Ventimiglia Romana. Ha contribuito al salvataggio dei reperti dei Balzi Rossi durante la guerra, alla pubblicizzazione ed all’ampliamento del Museo, allo scavo dell’area dell’ex Casinò Municipale ed allo scavo delle costruzioni preromane nell’area del Cavalcavia di Nervia. Ha completato lo scavo del Teatro Romano ed al suo restauro conservativo; allo scavo stratigrafico di Albintimilium romana con creazione del laboratorio per lo studio dei reperti e pubblicazione dei risultati con cronologia della ceramica. Titolare della cattedra di Archeologia Medievale all’Università di Genova, e diede una nuova e moderna impostazione ai corsi, scaturita dall’esperienza acquisita in lunghi anni di attività anche in tale settore. E’ stato pioniere, in Italia, delle ricerche di archeologia sottomarina. Organizzò, a partire dal 1957 numerose campagne nei mari italiani e creò ad Albenga il Centro Sperimentale di Archeologia Sottomarina, in seno al quale promosse numerosi convegni e Congressi internazionali, che portarono l’Italia ad una posizione di primato rispetto alle nazioni interessate a questo tipo di ricerche. Ha organizzato Corsi di Studi Liguri per laureati delle Università italiane, ripristinando il Museo Romano, provvedendo al suo arricchimento con donazioni varie e deposito di materiali della Soprintendenza di Torino, salvandone i reperti durante la guerra. Ha progettato ed eseguito il restauro della Cattedrale, della Chiesa di San Michele e di vari edifici in Ventimiglia Alta. Ha provveduto al recupero di volumi asportati dalla Biblioteca Aprosiana, dopo il 25 aprile 1945; trasportando la Biblioteca in piazza XX Settembre, per sistemarla successivamente nell’attuale sede di via Garibaldi. Ha saputo evitare la lottizzazione della proprietà di villa Hanbury, a La Mortola, facendola acquistare dallo Stato e gestendola come Istituto di Studi Liguri, fino al 1980, restaurando il giardino e la Villa. Mori per un incidente, nel porto di Genova, il 10 gennaio 1977.