Richard and Emma Collins
La storia dei coniugi Collins, approdati a La Maddalena intorno al 1832 sembra appartenere al più vieto filone romantico e è proprio nell’Arcipelago si consumò il suo lungo, fedele, umano iter, tanto che alla fine perde quella patina da Feuilleton con cui alcuni autori c’è l’hanno, per essere semplicemente la storia di un uomo e di una donna che molto si amarono. La vicenda ebbe inizio nell’Inghilterra severa e tradizionalista del primo “800”, dove una graziosa e ricca fanciulla della migliore nobiltà si innamorò perdutamente di uno scudiero di famiglia, Riccardo Collins. I due scelsero l’unica via che a quei tempi consentiva di coronare un così “sconveniente” sogno d’amore: la fuga. Non sappiamo come e perché siano capitati proprio in queste isolette; comunque sia , essi sbarcarono a La Maddalena prendendo alloggio dapprima in una modestissima casetta; poi acquistarono un appezzamento di terreno a Punta Moneta e vi edificarono un comodo villino bianco in stile vagamente moresco. Quando nel 1842 avvenne la ripartizione dei beni demaniali, i Collins si aggiudicarono la metà della parte meridionale di Caprera e vi costruirono una piccola casa dove vissero per molti anni. Il menage di questa coppia era un mistero, nel quale peraltro i maddalenini non misero mai il naso: tanto era dolce e di modi gentili e raffinati la signora, tanto era rude, rozzo e taciturno lui. Egli amava oltre ogni dire la pesca e la caccia, perciò partivano insieme per mesi consecutivi con una loro barca e andavano per mare, in qualsiasi stagione, pescando; oppure erravano a cavallo in Gallura o a Caprera cacciando , dormendo spesso nelle grotte di granito o presso i pastori. Entrambi amavano molto lavorare la terra e il marito tentò vari tipi di coltivazione a Caprera, spesso senza successo, finché ripiegò sul grano e sui vigneti; la signora Collins invece curava il giardino con ottimi risultati. La coppia non ebbe figli né volle assumere domestici o personale agricolo. Era, il loro, un amore esclusivo e possessivo e anche quando lui, nell’età più matura, se ne andava da solo a caccia o a pesca, lei non lasciava mai la casa né riceveva alcuno: pare che per vent’anni nessuno l’abbia vista per le strade di La Maddalena. Viveva nell’accogliente casa alla Moneta con una biblioteca molto ben fornita, un caminetto per l’inverno, i suoi fiori. Nella prima parte della vita di Garibaldi a Caprera, i loro terreni erano confinanti e un giorno scoppiò una lite violenta tra il generale e Collins, per una questione di sconfinamento del bestiame. Il diverbio fu appianato soltanto grazie all’intervento del buon Capitano Roberts, ma da allora tra i due uomini si instaurò una totale antipatia. Garibaldi, che detestava Collins per la rozzezza e per la sua frequente ubriachezza, riconosceva però nella moglie la gentilezza e la classe, e suoi rapporti con lei furono sempre cordiali, anzi, come vedremo, la riservata signora giunse a offrirgli un prezioso aiuto quando egli ne ebbe bisogno. Collins con gli anni fu sempre più preda dell’alcool, sempre più chiuso ed irascibile; lei sempre più devota e amorevole. L’inglese morì nel 1864 distrutto dal vino: la moglie lo compose con le sue mani nella bara e lo fece trasportare nella loro palazzina alla Moneta, e volle murarne il feretro in una parete. Poi si chiuse in casa e aspettò a sua volta la morte, che avvenne dopo parecchi anni di solitudine. I maddalenini la seppellirono nel vecchio cimitero come una di loro. Più tardi, quando il terreno di Punta Moneta fu espropriato dal governo, le ossa di Riccardo Collins furono recuperate e sepolte accanto a quelle della moglie. Si dice che un altro strano eremita inglese vivesse in quegli anni nell’Arcipelago: un certo Dottor George Jermy, pastore protestante, ritiratosi in preghiera, , non si sa se a Caprera o Santo Stefano, è lì morto e sepolto.