Spergularia dalla radice robusta
Spergularia dalla radice robusta (nome scientifico Spergularia macrorhiza). Articolo della ricercatrice e scrittrice maddalenina Giovanna Sotgiu.
Il nome italiano, che traduce letteralmente quello scientifico, farebbe pensare ad un cespuglio di grandi dimensioni, ben visibile e facilmente identificabile. Non è affatto così: la spergularia è una pianta piccola, che supera di poco i 10 centimetri nei suoi esemplari più alti, caratterizzata da colori smorti.
Vive vicino al mare ed è abbondantissima sulle nostre coste dove può formare piccoli pratini morbidi, solo in apparenza delicati; infatti, dovendosi difendere dal vento e dagli spruzzi salati che arrivano dal mare, si è adattata alla vita difficile sviluppando una robusta radice legnosa capace di ancorarla saldamente alla terra nella quale vive, spesso poverissima di sostanze nutritive e di acqua. Anche le foglie, piccole e grigiastre, contribuiscono a questo adattamento con la loro consistenza carnosa e grassa che conserva le riserve di umidità indispensabili alla crescita.
I fiori bianchi o leggermente rosati sono bellissimi per chi li osserva attentamente, ma così minuti da passare inosservati ad uno sguardo frettoloso.
Eppure il periodo di fioritura molto lungo (dalla tarda primavera a settembre-ottobre) e le aree costiere in cui la pianta si sviluppa dovrebbero renderla ben visibile: ma, normalmente, i frequentatori estivi sono distratti dal caldo, dallo spirito vacanziero, dal desiderio di raggiungere presto il mare o di crogiolarsi al sole e quindi superano velocemente lo spazio che separa la macchina dall’acqua e schiacciano indifferenti, con le loro variopinte carovane, le piccole spergularie.
Fortunatamente, però, queste non cedono il passo: endemiche della nostra zona, la loro antichissima origine le ha adattate nel tempo rendendole forti e prolifiche e consentendo loro di continuare ad abbellire le coste incuranti della indifferenza degli uomini. Non sarebbe bello se i bambini (quelli delle nostre scuole) imparassero a riconoscerle e rispettarle? Non sarebbe bello, allora, vederli camminare, per raggiungere le spiagge, con i passi irregolari di chi non può mettere i piedi dovunque, come in un nuovo, utilissimo gioco di campana?
Giovanna Sotgiu – Co.Ri.S.Ma