U Catenacciu
Un’antica tradizione, molto radicata nella “Corsica sottana” o Corsica del sud, è senza dubbio la cerimonia del Venerdì Santo. Sicuramente tale tradizione arrivò anche a La Maddalena a cavallo tra il 1600 e il 1700 ad opera dei “coloni corsi” provenienti principalmente dall’area compresa tra il territorio delle attuali Bonifacio, Ajaccio, Portovecchio, Propriano e Sartene (nel video U Catinacciu di Sartè 1981). Oggi nella nostra isola questo rituale è totalmente scomparso, ma ci piaceva l’idea di raccontarlo.
Numerose sono le feste religiose in Corsica, ma «U Catenacciu» a fine marzo durante la processione del Venerdì Santo, resta una delle più aspettate dell’anno particolarmente a Sartene. La processione di Sartene o Sartè è la più vecchia, più popolare e più spettacolare. In Corsica, ”U catenacciu” significa ” l’incatenato”.
Il penitente è scelto dal sacerdote di Sartene, è l’unico a decidere chi porterà la croce tra la lunga lista dei volontari. Le motivazioni possono essere diverse, alcuni lo fanno perchè cercano di espiare i propri peccati, tanti altri per realizzare un desiderio, chiedere una grazia, per ringraziare o semplicemente per atto di fede.
Per diventare il penitente che porta la croce, bisogna essere pazienti perché il posto è molto richiesto e degli anni di attesa sono necessari prima di essere scelto.
È vero che per tutti i pellegrini di questa processione, indovinare chi è il penitente nascosto sotto l’abito è diventato il gioco della serata per gli abitanti di Sartène. Porta durante questa processione una croce in quercia massiccia di 30kg, delle catene ai piedi di un peso di 17 kg su un percorso di 1,8 km, il percorso diventa allora presto un vero calvario. Tuttavia, il grande penitente non è solo, è aiutato da un altro penitente che porta l’estremità della croce. Otto altri penitenti seguono la processione vestiti di nero, portano il Cristo e essi sono cinti dalla confraternita.
Per complicare il lavoro di questi dieci penitenti ma soprattutto di quello che porta la croce, parteciperanno tutti alla processione scalzi, purtroppo, qualunque sia il tempo previsto in quel giorno.
Il calvario del grande penitente non comincia la sera del Venerdì Santo ma il mercoledì, 48 ore prima della processione. Durante questi due giorni, resta rinchiuso al Convento dei Santi Cosimo e Damiano per isolarsi e leggere i Vangeli.
Venerdì Santo, alle ore 23, il percorso del penitente può allora cominciare. Dieci penitenti aprono il percorso nelle vie più strette di Sartene. Il penitente rosso deve cadere 3 volte cosi come Gesu Cristo. Una volta a terra, dei canti religiosi e delle preghiere saranno cantati.
Prima della fine della processione, fa un pausa all’interno della cappella San Bastiano dove si inginocchia davanti all’altare. Una volta la processione finita, i penitenti restano sul sagrato della chiesa dove il grande penitente si metterà in ginocchio davanti alla folla per ascoltare il prete che racconta tutte le tappe del calvario del Cristo.
Per finire, il grande penitente rientra nella chiesa, posa la croce davanti all’altare, e deve inginocchiarsi affinché finché i pellegrini vadano tutti a baciare il Cristo. Una volta la processione finita, il grande penitente è riportato al Convento Saint Côme e Damien dal quale verrà liberato più tardi nella notte affinché nessuno sappia chi è. In alcuni casi, il grande penitente decide di restare una notte di più al convento per continuare a pregare.