Un laboratorio di sperimentazione
L’isola, senza che nessuno ne sia veramente consapevole, è, da secoli un laboratorio di sperimentazione e di ricerca nel settore idrico. Ogni individuo nato e cresciuto su questi scogli, dovendo fare i conti, per le sue più elementari necessità, con le scarsa disponibilità d’acqua, finisce col dedicare, nel corso della propria esistenza, parte del proprio tempo a studiare come poter ovviare a questo problema. Le poche e povere sorgenti ed i pozzi scavati lungo i corsi d’acqua a carattere stagionale, a cui si rivolge, ancora oggi, in alternativa, buona parte della popolazione locale, non riusciranno mai a dare una quantità di acqua superiore a cinque litri per abitante al giorno.
Problema, questo, che diventa ben più grave man mano che la popolazione locale, dai centottantacinque miseri pastori corsi, censiti subito dopo lo sbarco sardo – piemontese del 1767, viene aumentando in maniera tumultuosa, fino a raggiungere i sedicimila abitanti, in piena espansione militare, alla vigilia della seconda guerra mondiale. All’inizio della prima guerra mondiale il problema di base, l’approvvigionamento idrico, con circa undicimila abitanti da soddisfare, rappresenta il più grave handicap per il sereno mantenimento della già consistente base militare e quindi per l’ulteriore sviluppo socio – economico cittadino.
Alcune batterie e fortini del ‘700, abbandonati, a distanza di un secolo circa, perché ormai inutili ai fini difensivi, serbano gelosamente, come in uno scrigno, un piccolo tesoro: le acque di cisterna o quelle dei pozzi asserviti al mantenimento in vita del distaccamento militare.
Nel luglio del 1777 in un documento dell’Archivio di Stato di Cagliari, (a cui fa riscontro una copia, con qualche piccola ininfluente variazione, depositata presso l’Archivio di Stato di Torino), firmato dal Capitano Ingegnere Cochis, si relaziona sullo stato delle acque potabili delle Isole Intermedie. Del plico citato faceva parte una carta, contrassegnata in punti particolari con le lettere dell’alfabeto, da A a Q, che oggi risulterebbe preziosa e il cui furto risulta “registrato” soltanto nel 1984, anche se si ha motivo di credere che esso risalga addirittura al 1967. “Le principali sorgenti – scrive il Capitano Ingegnere Cochis –sono tre, che con poca differenza restano in vicinanza del luogo denominato Collo Piano nel centro di dett’Isola. La sorgente denominata della Villa esiste verso Levante dal detto luogo in distanza di passi ottocento circa, la di cui acqua è buonissima, ed abbondante…” .
G. C. Tusceri