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Becco di gru

Becco di gru (nome scientifico Erodium, nome locale pinnini, furchetti, mariti). Articolo della ricercatrice e  scrittrice maddalenina Giovanna Sotgiu.

Diverse sono le specie di erodium presenti nell’arcipelago, che, nella diversità di foglie e fiori, hanno un elemento in comune facilmente riconoscibile: i becchi più o meno lunghi e appuntiti che spuntano alla caduta dei fiori e che racchiudono i semi.

Proprio questi becchi erano ben noti ai bambini di un tempo che li utilizzavano abitualmente nei loro giochi chiamandoli pinnini e furchetti per la rassomiglianza evidente con questi oggetti. Da notare che il nome furchetti è la trasformazione del più vecchio furcini, ormai scomparso da noi e invece ancora presente in Corsica per identificare l’erodium.

Dei furchetti ancora verdi i bambini mangiavano la base, composta da 5 ingrossamenti che danno origine al seme. Quando il becco assume il colore marron è pronto a dividersi in modo caratteristico: con uno scatto la parte basale si divide e i cinque acheni si staccano: quelle che parevano semplici propaggini erbacee incominciano ad avvolgersi a cavatappi con movimento continuo che facilita l’ingresso dei semi, a forma di freccia, nel terreno.

Delle alette trasparenti completano queste curiose viti vegetali, che i bambini chiamavano mariti: raccolte nel cavo della mano e lanciate contro gli abiti delle compagne di giochi, esse si attaccavano facilmente, dando così adito a previsioni, e a conseguenti scherzi, sul numero dei futuri mariti.

Fra i diversi Erodium presenti nell’arcipelago, il più prezioso dal punto di vista ecologico, perché endemico, è il becco di gru corso (Erodium corsicum), comune nelle nostre isole, dove occupa spazi impensabili vicino al mare, nelle spaccature delle rocce, grazie ad una radice legnosa che penetra in profondità: proprio per questo è inutile, e dannoso, cercare di prelevare le piantine anche più giovani perché la radice inevitabilmente si spezza.

Giovanna Sotgiu – Co.Ri.S.Ma