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Solinas al cinema: da Pirro a Pontecorvo

Ed è appunto nel tentativo di creare un soggetto da vendere ai produttori per sbarcare il lunario, che Solinas arriva a scrivere, insieme a Sergio Sollima, il soggetto di Persiane Chiuse (Luigi Comencini, 1950), e sempre in quegli anni inizia una stagione di esilarante (a posteriori) e amara avventura con l’amico Ugo Pirro. Negli anni che vanno dal 1951 al 1953, i due sceneggiatori produssero infatti una decina di soggetti, senza riuscire sostanzialmente a vedere neppure una delle loro idee riprodotte sullo schermo e con il beffardo destino di non vedere mai le loro firme sul grande schermo anche quando alcuni loro soggetti riuscissero assai avventurosamente a diventare un copione e poi un film, le loro firme venissero dimenticate e i loro nomi non apparissero tra gli autori.
All’inizio degli anni „50 avvenne anche il primo incontro tra Solinas e Pontecorvo. Lo scrittore maddalenino ricorda di aver notato Pontecorvo per la prima volta su un autobus e di essere rimasto colpito in particolar modo dal distintivo del C.N.L. che il giovane futuro regista portava appuntato sul petto. Ma i due si conobbero qualche tempo più tardi incrociandosi prima in alcuni locali romani, il Nirvanetta ricorda Pontecorvo al tempo membro del Fronte della Gioventù, e sancendo, in seguito, il loro rapporto d’amicizia probabilmente in un circolo del Partito Comunista frequentato da entrambi. Questa amicizia risulterà cruciale per le carriere dei due giovani intellettuali comunisti, i quali nei primi anni condividono sì la comune passione politica, certamente l’esperienza nella resistenza, oltre che il medesimo amore per la natura e in particolare per la pesca; mentre, contrariamente a quello che si potrebbe immaginare, almeno per il momento l’esperienza cinematografica non sembra accomunarli. Se infatti Franco Solinas fa i primi passi tra le “botteghe” di sceneggiatura, Gillo Pontecorvo è più interessato alla fotografia e al giornalismo e si avvicinerà alla regia solo un paio di anni più tardi quando, folgorato dal cinema sovietico e dal neorealismo, in particolare dal rosselliniano Paisà, inizia a realizzare alcuni documentari. Fu proprio Solinas, in seguito, a presentare l’amico Pontecorvo a Monicelli perché lo prendesse come aiuto-regista in Totò e Carolina (1955), favorendone dunque l’inserimento nel mondo cinematografico.
L’11 marzo del .53, a conferma del fatto che nonostante le difficoltà, si sta lentamente affermando come autore, Franco Solinas è tra i fondatori dell’ANAC. L’associazione nasce con lo scopo di tutelare il diritto d’autore, con la finalità di studiare e promuovere manifestazioni culturali legate al mondo del cinema, ma soprattutto mira ad un chiarimento della figura dell’autore e ad una sua tutela di tipo sindacale. A testimonianza del suo impegno politico anche nel vivere il proprio mestiere, Franco Solinas, fin dai suoi esordi evidenzia la necessità di non chiudersi nel mestiere ma di trovare, all’interno dello schietto confronto con società e istituzioni, una degna ragione di lotta. L’ANAC costituirà un punto fermo per Solinas e un impegno vivo nella carriera di sceneggiatore e nella sua vita di intellettuale, tanto che nel 1961, come ricordato da Callisto Cosulich, Franco Solinas sarà eletto segretario generale dell’associazione, ruolo che ricopre con puntiglio pari a quello che riponeva nello scrivere le scene.
Nel 1955 Solinas firma la collaborazione alla sceneggiatura del film La donna più bella del mondo, che annovera nel cast la stella Gina Lollobrigida, per la regia di Robert Z. Leonard, vecchio art-director hollywoodiano a fine carriera. Scritto insieme, tra gli altri, a Maleno Malenotti, produttore, e Mario Monicelli, la pellicola è da considerarsi certamente un opera alimentare al pari di Bella non piangere, poco riuscita parabola patriottico sentimentale sulla storia di Enrico Toti, e di I fidanzati della morte (1956) di Romolo Marcellini, film al quale collabora al pari di Giuseppe De Santis (che curiosamente firmerà il film con lo pseudonimo di Gino De Sanctis).
Arriva poi 1956. Franco Solinas ha scritto un romanzo che si intitola, provvisoriamente, Tutto regolare. Senza alcuna variazione, il romanzo sarà pubblicato da Feltrinelli col titolo di Squarciò. Riprendendo e ampliando i temi e il mondo del racconto Cacaspiagge, Solinas ripercorre le vicende di un pescatore sardo, arcaicamente anarchico, che per sbarcare il lunario pesca con le bombe. Il romanzo disegna un eroe testardo, che a dispetto dei segnali che la vita sembra mandare, va dritto per la sua strada, con folle determinazione. Appena l’anno dopo Franco Solinas scrive l’adattamento del romanzo per la regia di Gillo Pontecorvo. Il film finirà per intitolarsi La grande strada azzurra.

Gianni Tetti