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Antonio Tartavull. Da corsaro a sindaco

In seguito a una richiesta che mi perviene dal Giuseppe Doneddu, docente di Storia economica dell’Università di Sassari, inizio una piccola ricerca che mi consente di riscoprire un personaggio autentico, uno dei tanti di questo nostro microcosmo, che definisco, in altre occasioni, multiculturale, policromo, internazionale: un’isola porto, aperta a influssi di natura varia, e di varia provenienza.
Il nome fattomi dal professore, in prima battuta, non mi dice nulla: Antonio Tartaull.
Alessandro Manzoni avrebbe fatto dire a don Abbondio nei Promessi sposi: “chi era costui?”.
Non conosco questo “pezzo da novanta” della Maddalena ottocentesca.
Ricorro, allora, all’aiuto prezioso di chi ne sa, decisamente, più di me. Mi rivolgo a Tonino Conti, al professor Toni Frau, alla professoressa Giovanna Sotgiu, che mi mette a disposizione i dati raccolti nel corso delle sue ricerche, e a Francesco Sanna, esperto nel compilare alberi genealogici.
La mia curiosità cresce, grazie a loro e grazie alla richiesta estemporanea del correlatore della mia tesi di laurea, discussa ormai trenta anni fa.
Scopro, innanzitutto che, il personaggio è un capitano marittimo, anzi un filibustiere, al comando di velieri che issano il vessillo di sua maestà britannica. Gode delle patenti regie, per fare quello che comunemente è definito il saccheggio delle navi nemiche, e forse anche di quelle amiche, chissà…
E poi, che si chiama Antonio Tartavull, e non Tartaull, e dopo vedremo come il cognome, con il passare dei decenni, si sia trasformato.
A La Maddalena, lo registrano come suddito britannico, perché, ai fini dell’identificazione, tengono conto esclusivamente dei documenti di bordo. Essendo nato a Mahon, avrebbero dovuto considerarlo suddito spagnolo, visto che, nel 1802, con la pace d’Amiens, le Baleari sono restituite alla Spagna. Ma sono molti gli abitanti delle Baleari che entrano al servizio diretto della Marina inglese od ottengono le “lettere di marca” per andare per mare sotto la bandiera britannica con “la prospettiva di impossessarsi delle ricchezze altrui sotto la parvenza della legalità”.
E’ uno dei tanti avventurieri che, in quegli anni battono i mari dell’arcipelago delle Bocche.
Il 16 settembre del 1807, giunge al porto di Cala Gavetta al comando di un piccolo boo mercantile proveniente da Malta. Chiede ospitalità al comandante marittimo Agostino Millelire, ma non può esibire patenti di navigazione perché, afferma, un colpo di vento gliele ha fatte volare via. La scusa non sembra plausibile al Millelire il quale, prima di consentire la sosta e l’ormeggio della nave, chiede il parere alla Segreteria di Stato, anche se lui stesso osserva che l’albero del boo fuori posto pare garantire la veridicità delle affermazioni di Tartavull, quanto meno della tempesta subita, come scrivono Giovanna Sotgiu e Alberto Sega nel loro pregevole saggio intitolato “Gli inglesi nell’arcipelago ,da Nelson alla fine dell’Ottocento”, edito da Paolo Sorba nel 2005. Alla fine, lo schedano come “corsaro”, sia il funzionario addetto al porto, sia Agostino Millelire.
Antonio Tartavull, ho già detto, è originario di Mahon, approdo commerciale dell’isola di Minorca. Nasce nel 1776, quando l’arcipelago delle Baleari era governato dall’Inghilterra. La data di nascita è ricavata dall’atto di morte, registrato nella parrocchia di Santa Maria Maddalena: il compilatore del documento dichiara che Tartavull, quando muore, ha settantotto anni. Questo avviene nel 1854.
Non è possibile conoscere, facendo assegnamento sui documenti sino a oggi rinvenuti nei diversi archivi, il percorso seguito da Antonio Tartavull (la “v” con il passare degli anni sparisce dal cognome e tutti indicano l’uomo in vista nella comunità isolana come il “Tartaull”) per ottenere la cittadinanza nel Regno di Sardegna.
Si confonde con i tanti stranieri che, all’epoca, arrivano nell’Arcipelago. Nei registri della parrocchia, sino al 1815, è definito come originario di Mahon. Di certo deve essere un suddito “sabaudo, quando ricopre le cariche di consigliere comunale (dal 1827) e di sindaco de La Maddalena (dal 1830 al 1831).
Da “Gli Inglesi…” di Sega e Sotgiu riportiamo: “Ottenuta la fiducia di Millelire, aveva avuto pratica dopo ventuno giorni dall’osservazione, e da questo momento, per qualche mese, era stato uno dei corsari più attivi fra quelli che facevano scalo nell’arcipelago. Nei giorni immediatamente successivi, egli scambiava la sua piccola imbarcazione con uno sciabecco di ben maggiore portata (1800 cantara), dal nome Old Boy, curiosamente tradotto in Zitello Vecchio dal funzionario addetto al porto. Con quest’imbarcazione più veloce della prima e con un equipaggio agguerrito, nel giro di due mesi, Tartavull s’impadronì di una gondola carica di grano, di un pinco che trasportava vino, di una polacca ottomana con un prezioso carico di sale, di un pinco francese da 2400 cantara, di una tartana. Al contrario di altri capitani corsari, egli non creò mai problemi alle autorità della Maddalena”.
Dalla fine del maggio 1808 si perdono le tracce di Tartavull nei mari dell’Arcipelago . Il suo nome si ritrova nel 1814, quando nasce la figlia Giovanna Maria. La moglie, Maddalena Ornano, è maddalenina. Non vi è traccia, negli archivi parrocchiali, dell’atto di matrimonio. E neppure della nascita del figlio primogenito Stefano. In un articolo intitolato Los Corsarios de Gibraltar, apparso nel numero 41 del 1914, della rivista storica Almoraima, pubblicata in Spagna (l’autore è Tito M. Benady dell’ Instituto de Estudios Campogibraltareños) è riportato un elenco di armatori e di conduttori di navi corsare iscritte nel compartimento marittimo, appunto, dell’insediamento inglese in terra iberica, dal 1803 al 1814. Nella lista delle patenti emesse tra il 28 giugno 1803 e il 22 giugno 1804 ( dato tratto da The National Archives CO.91/45) ritroviamo il Tartavull prima al comando di un boo di venti tonnellate, che monta due cannoni e che ha quaranta uomini di equipaggio, ( denominato Duke of Kent e di proprietà dell’armatore Michael Rogé) e, successivamente, di un leudo ligure di sessanta tonnellate, con dieci cannoni, quaranta uomini di equipaggio ( denominato Dragon e di proprietà dell’armatore Joseph Israel).
I padroni delle imbarcazioni sono tutti commercianti locali, discendenti di italiani o di ebrei, salvo qualche rara eccezione di armatori inglesi. I capitani marittimi, in generale, sono italiani, con qualche portoghese, qualche slavo della costa adriatica, qualche inglese. Gli equipaggi, invece, sono formati, in gran parte, di italiani e di spagnoli.
Prima del 1814 Tartavul non rientra a La Maddalena. Questo ci conferma che il matrimonio, se mai vi è, non è celebrato a La Maddalena e che neppure il figlio maggiore nasce a La Maddalena.
Sega e Sotgiu ipotizzano che Tartavull lascia temporaneamente La Maddalena, insieme alla ragazza che avrebbe sposato in seguito, rientrando all’isola pochi mesi prima che Maddalena Ornano partorisse la seconda figlia.
Dopo il rientro, nella lunga permanenza alla Maddalena si dedica ai traffici marittimi, importando merci dalla Corsica, ma anche da Malta e da Gibilterra: stoffe, ordinarie e di pregio, prodotti coloniali, come caffè, zucchero, spezie, cacao, rum, ed esportando animali vivi da macellare e derrate alimentari, quali pasta, strutto, miele, gallette destinate alle guarnigioni inglesi.
Organizza anche il commercio interno, alla Maddalena.
Tartavull è punto di riferimento per gli inglesi che arrivano alla Maddalena e che decidono di risiedervi stabilmente. E’ l’uomo di fiducia di William Sanderson Craig, uomo d’affari, e console inglese in Sardegna, che soggiorna a lungo alla Maddalena. Mantiene rapporti stretti con Richard Collins, che favorisce nel suo insediamento, quale proprietario terriero, a Caprera e al quale rivolge consigli, durante le ripetute liti che questi ebbe con Giuseppe Garibaldi. Presso l’Archivio notarile di Sassari è reperibile un atto di compravendita- redatto dal notaio Sini – di una” piccola casa rustica” a Caprera, in località Pascale Vecchio. Tartaull vende all’inglese Richard Collins la casa “a piano terreno, composta di due piccoli membri”. Sarà la stessa che Collins, nel 1856, venderà a Giuseppe Garibaldi
Ricopre per qualche anno l’incarico d’impresario dei regi legni, responsabile della sussistenza delle navi militari che sostano nell’Arcipelago. In questa veste riceve critica pesante da parte del consiglio comunitativo, nel 1821: lo accusano di avere privato la comunità civile del grano necessario per la sopravvivenza, a beneficio delle richieste della piazzaforte militare.
Da sindaco tiene un comportamento diverso: Difende la popolazione civile contro tutto e contro tutti. Contro il bailo, contro lo stesso comandante della piazzaforte. Lo fa quando si tratta di difendere i diritti dei suoi amministrati contro i soprusi d’altre autorità civili o militari, e quando devono essere assicurati gli approvvigionamenti.
“Tartavull si distinse per la fermezza con la quale portò avanti le sue decisioni fino all’arresto – si legge ancora nel libro di Sotgiu e Sega – Non arretrò di un passo, quando il bailo negò l’introduzione, senza il pagamento dei diritti, di bestie da macello per la popolazione, assumendosi la responsabilità nella sua veste di sindaco, di autorizzarla e di difenderla in tutte le sedi; disubbidiva anche agli ordini superiori pur di non invitare quel funzionario alle sedute del consiglio comunitativo che egli riteneva indipendente da controlli. Anche in quelle che potevano apparire questioni solo formali, difese il ruolo del comune: questo pagava il messo della curia che, normalmente, rimaneva al servizio del bailo per gli atti del tribunale; poiché, però, sia il bailo che il responsabile della dogana lo utilizzavano anche per l’affissione di bandi e di altre piccole necessità, Tartavull pretese che, di volta in volta, i due funzionari facessero richiesta al Comune, in modo da evidenziare, almeno per questo, il ruolo dell’amministrazione civica”.
Alla fine del 1830 un rappresentante del consiglio comunitativo domanda all’Intendente Regio di indicare, in base alle doti umane e morali, e alle eventuali iscrizioni nel “casellario giudiziario”, il nome di un cittadino degno di succedere ad Antonio Tartavull nella carica di sindaco.
Alla sua morte Antonio Tartavull lascia dieci figli sposati. Il cognome oggi è scomparso. I discendenti, quasi tutti, si sono trasferiti lontano dalla Maddalena. Quelli rimasti all’Isola, in linea diretta, sono nelle famiglie Bargone, Cuneo, Culiolo, Demuro, Semeria, Viggiani e Zicavo.
La figlia primogenita Giovanna Tartaul Ornano sposa Francesco Viggiani. Nascono, tra gli altri, Antonio – che aiuta Giuseppe Garibaldi a fuggire da Caprera nel 1867 e che muore nella battaglia di Monterotondo – e Salvatore, che diventa proprietario dell’isola di Santa Maria.
• Antonio Tartavull di Stefano e Giovanna Olmeto (morto l’11 agosto 1854) sposa Maddalena Ornano Altieri di Salvatore e di madre ? ( di Francesco e M. Angela Altieri)
• 2-2-1814 nasce a Gibilterra Giovanna Maria Tartavull, che il 20-05-1834 sposa Francesco Maria Viggiani . Il 14-12-1934 nasce Laura, che muore a La Maddalena il 19-3-1889. Nacquero altri figli: tra gli altri, Antonio (?)- che aiutò Giuseppe Garibaldi a fuggire da Caprera nel 1867 e che morì nella battaglia di Monterotondo – e Salvatore (?), che divenne proprietario dell’isola di Santa Maria.
• 8-10-1815: a La Maddalena nasce Salvatore Tartavull di Antonio e di Maddalena Ornano, che sposa Raffaella Scanu, di Giovanni e di Maddalena Semidei il 5-2-1830. Dalla coppia nascono Antonio, nel 1838, e Giovanni, nel 1839.
• 21-2-1818 : a La Maddalena nasce Maria Flora (Fiorina) Tartavull, di Antonio e di Maddalena Ornano, che sposa Battista Semeria l’8-2-1838. Muore a La Maddalena il 13-7-1906. Nasce Giulia (?) che sposa Nicolò Serra di Ignazio. La coppia si trasferisce a La Spezia. Si perdono le tracce.
• 3-4-1820: a La Maddalena nasce Giuseppe Antonio Maria Tartavull, di Antonio e di Maddalena Ornano. Con ogni probabilità, muore in giovane età, perché l’unico documento disponibile è il suo atto di nascita nei registri parrocchiali.
• 26-9-1824: a La Maddalena nasce Margherita Tartavull, di Antonio e di Maddalena Ornano, che sposa Giovanni Battista Cogliolo (o Culiolo) l’ 11-1-1845. Muore a La Maddalena il 28-12-1870. Figli ?
• 28-10-1827: a La Maddalena nasce Pietro Tartavull, di Antonio e di Maddalena Ornano, che sposa Giovanna Belledonne, di Antonio e di Maria Pantano, il 15-4-1849. La coppia si trasferisce a La Spezia. Nascono , nel 1850, Maria Maddalena, e, nel 1852, Antonio.
• 26-2-1830: a La Maddalena nasce Anna Maria Tartavull, di Antonio e di Maddalena Ornano, che sposa Antonio Cuneo, di Stefano e di Giacomina Ortoli, il 12-5-1850. Muore a La Maddalena l’8-3-1868. Figli?
• 17-7-1832: a La Maddalena nasce Battistina Rosa Tartavull, di Antonio e di Maddalena Ornano. Pietro Vincenzo Belledonne sposa Battistina Ornano Tartaull nel 1853. Salvatore Belledonne Pantano sposa Battistina Tartaul nel 1861 (probabilmente era rimasta vedova).
• 7-9-1834; a La Maddalena nasce Domenico Tartavull. di Antonio e di Maddalena Ornano, Data di nascita: unica notizia disponibile.
• Stefano Tartavull: nasce, con tutta probabilità a Gibilterra (quando ?), sposa in prime nozze Francesca Culiolo, l’11-12-1937. In seconde nozze, nel 1861, Maria Antonia Zicavo, di Battista e di Mariangela Millelire. Dalla coppia nascono a Cagliari, l’1-8-1845, Francesco, che muore il 6-10-1918, Maddalena nel 1838 (muore ?) e Caterina nel 1840, che muore dopo un anno appena. I discendenti diretti sono i “viventi” della famiglia dell’ex ufficiale di marina e già consigliere comunale, Marco Antonio Bargone, deceduto nel 1956.
• Pietro Vincenzo Belledonne sposò Battistina Ornano Tartaull nel 1853.
• Tommaso Demuro Pasella sposò Teresa Tartaull Semeria nel 1871
• Carlo Basso Frassetto sposò Anna Maria Tartaull Viggiani nel 1874
• Salvatore Belledonne Pantano sposò Battistina Ornano Tartaul nel 1861 ( probabilmente era rimasta vedova).


Notizie tratte dalle fonti:


Archivio Storico Comune della Maddalena.
Cat. XIV, Cl. I; Cat. X, C. XIX; Cat. VII, Cl. VI; Cat. III, Cl. IV e V. ; Cat. VI, Cl. VII.
Cat. I , Cl. IV; Cat. XV, Cl. XV; Cat. XII, Cl. III,
Archivio Parrocchia Santa Maria Maddalena
Documenti Archivio Privato Asara (consultato dalla prof.ssa Giovanna Sotgiu).
G. SOTGIU- A. SEGA, Inglesi nell’arcipelago, La Maddalena, 2005.

Salvatore Abate