Co.Ri.S.MaLa Maddalena AnticaLa piazzaforte di latta

Attacco dall’alto

Per ciò che attiene la visione dall’alto dell’avvenimento si parte da un testo non documentario. Si tratta del testo statunitense, già richiamato nel precedente cap. 4, “The Army Air Forces in World War II” di Crawen & Cate, che attinge direttamente dai documenti dell’aviazione statunitense, di cui ne risulta essere la pubblicazione ufficiale. Vale quindi riportare per esteso il breve racconto della preparazione e dell’azione dell’attacco del 10 aprile che vi viene narrato

N.A.P.W.R., il servizio di ricognizione aerea fotografica della North African Air Force (NAAF), “….localizzò il Trieste ed il Gorizia ancorati a La Maddalena in rada e chiusi tra reti antisottomarine….. NAPWR lavorò fuori orario per duplicare le fotografie e Spaatz ordinò un attacco alla prima occasione… Il 10 aprile i B 17 sganciarono bombe da 1.000 libbre (con spoletta all’ogiva di 1/10 di secondo e con quella posteriore di 25 millesimi) per ponti corazzati da 2 o 3 pollici. 24 B 17 affondarono il Trieste da una quota di 19.000 piedi. 36 b 17 attaccarono e danneggiarono pesantemente il Gorizia. I rimanenti 24 bombardieri sganciarono sul porto e sulla base sottomarina”.

Abbiamo anche due testi italiani che in parte si rifanno ai documenti americani ed al testo surrichiamato, e che rispetto ad esso offrono alcuni elementi integrativi di certo interesse. Tali elementi vengono qui ripresi anche se non abbiamo avuto la possibilità di verificarne a pieno le fonti. Nel loro ottimo testo “La portaerei del Mediterraneo” (Cagliari 1982), M. Coni ed F. Serra affermano che l’attacco al Gorizia fu portato da 36 Fortezze del 97º Group (con aggregate quelle del 2º Group), sganciando ciascuna le proprie 5 bombe in dotazione. Il Trieste fu invece affondato da 24 fortezze del 99º Group, con due sganciamenti effettuati da due squadre di 12 apparecchi ciascuna. La Base, sempre secondo Coni e Serra, fu devastata da un tappeto di oltre 200 bombe da 500 libbre, lanciate da 24 bombardieri del 301º Bomb Group contro le officine ed i banchinamenti.

Il secondo testo é edito dall’Ufficio Storico dell’Aeronautica Militare col titolo “La Regia Aeronautica 1940-1943”, di M. Arena. In esso, di particolare, si legge che le 24 fortezze volanti agirono sul Trieste usando il metodo di attacco MTO a formazioni sovrapposte, cioè suddivise in “quadrati oscillanti” su 6 losanghe sovrapposte. Il Trieste fu quindi colato a picco all’istante da una scarica di 120 bombe da 500 kg a “saturazione”. Gli altri 36 bombardieri, secondo Arena, danneggiarono gravemente il Gorizia ed affondarono i Mas 501 e 503, oltre a danneggiare la Base Navale. Questi é l’unico testo esaminato che fissa l’orario dell’attacco alle 16.10, quasi senz’altro equivocando con l’orario di inabissamento completo del Triestenelle acque di Mezzoschifo.

Tutti e tre i testi (i due italiani e quello statunitense) danno poi notizia dell’attacco effettuato su La Maddalena il successivo 13 aprile, con cui gli americani tentarono di dare il colpo di grazia al Gorizia. In particolare nel testo di Craven e Cate si legge che l’incursione fu fatta dai caccia bimotori Lockeed P 38 “Lightning” (Fulmine), e che l’incrociatore ne fu ulteriormente danneggiato. Quest’ultima situazione però, come é noto dalla memoria del Comandante Melodia, non risulta vera, giacche il Gorizia aveva già lasciato il recinto di Porto Palma alle 23.30 del 12 aprile ed arrivò a La Spezia nel pomeriggio del 13. Secondo Coni e Serra a questo attacco si riferiva, in quanto fu l’unico portato in Sardegna in quella giornata, il Bollettino n. 1054 del 14 aprile, in cui era detto che: “Località della Liguria, Sicilia e Sardegna sono state bombardate dall’aviazione anglo-americana

La verifica ci viene dall’autorevole fonte prefettizia già utilizzata. Il Prefetto Notarianni da Sassari telegrafò al Ministero degli Interni: “ore 11.11 – 12.15 formazione 5 o 6 aerei nemici hanno sganciato bombe su la maddalena contro piroscafi in rada senza causare danni punto batterie contraeree entrate in azione hanno probabilmente colpito due velivoli”. Lo stesso Notarianni informò che due giorni prima, l’11 aprile, La Maddalena entrò in allarme per ben due volte per il sorvolo di un imprecisato numero di aerei.

Non molto più preciso fu il Bollettino n. 1051 dell’11 aprile, che più ci interessa, in cui si legge che Napoli, Cagliari e La Maddalena erano state bombardate dall’aviazione anglo-americana. Nulla si diceva della pratica eliminazione della III Divisione navale e degli altri danni. Né risulta che tali danni siano mai stati ufficialmente ammessi pubblicamente da parte italiana. Gli italiani ne furono informati illegalmente da Radio Londra, che ne parlò per ben due volte, nei servizi in lingua italiana, il pomeriggio e la sera del 13 aprile. “One bomb will be enough. One bomb was enough” (Una bomba sarà sufficiente. Una bomba è stata sufficiente), un titolo quasi letterario per la notizia data alle 18.30 da Umberto Limentani: “Lo scafo squarciato dalle bombe degli aeroplani americani, l’incrociatore Trieste é affondato nel porto di La Maddalena”.

L’informazione fu successivamente arricchita da un commento pesantemente malizioso che partecipò a sollevare, in un clima particolarmente carico di sospetti, una delicata questione di cui si dirà nelle conclusioni. “Quando alcuni giorni fa’ – commentò in lingua italiana il “London Diary” n. 298 del 13 aprile – notizie da Tangeri rivelavano la presenza nel Mediterraneo occidentale di tre potenti corazzate britanniche, la Nelson, la Rodney e la Malaya, veniva precisato che queste grandi unità erano scortate da ben 35, dico 35, cacciatorpediniere. Il Gorizia ed il Trieste erano soli, più che un errore un delitto”. Appare particolarmente trasparente, in queste parole, l’intento di fare guerra psicologica, seminando zizzania nel campo avversario. L’insinuazione troverà terreno favorevole per divenire in molti certezza di prova di tradimento.

L’“Italian Service” di radio Londra ritornò più ampiamente sull’argomento con il suo “London Diary” n. 314 del 30 aprile, che alle 17.30 così parlò agli italiani: “Come é noto, il 10 aprile una formazione di Fortezze volanti raggiungeva i due incrociatori pesanti Trieste e Gorizia, che si erano rifugiati a La Maddalena. Affondava il primo e danneggiava gravemente il secondo: la perdita del Trieste non é stata mai ammessa dal Comando della Marina italiana. Ma contro la reticenza del regime vi sono le prove dei fatti. le fotografie prese dall’aria. le fotografie sono due. La prima mostra l’incrociatore all’ancora, circondato da un dispositivo di travi che lo proteggono da un eventuale siluramento. Un vasto quadrilatero di travi: in esso un pentagono, e al centro di quest’ultimo la nave. L’altra fotografia mostra chiaramente la metà anteriore dell’incrociatore che si solleva dall’acqua, mentre il resto della nave rimane avvolta dal fumo e dalla vampa di una centrata. Tutt’intorno allo scafo dei cerchi: sono le bombe cadute in acqua nei minuti precedenti. Cerchi candidi di spuma, quelli colti dall’obbiettivo al momento dell’esplosione, cerchi contornati solo da un orlo bianco, quelli delle esplosioni precedenti. Ve ne sono forse 15 o 16, tutti pigiati intorno alla sagoma della nave. La fotografia é incorniciata dalla costa: una baia. Ma lo spostamento d’acqua delle esplosioni fa si che il mare si infranga violentemente contro le sponde, disegnando una bianca linea di spuma”.

Salvatore Sanna – Co.Ri.S.Ma