Attentato al Vescovo
Filippo Campus Chessa fu vescovo dal 1871 al 1887. L’episodio che lo riguarda e che raccontiamo qui è del 1873. In quell’anno La Maddalena contava meno di 2.000 abitanti che campavano con la solita economia basata sul traffico marittimo, sulla pesca e, saltuariamente, sull’estrazione del granito. Il mito di Garibaldi era forte, l’anticlericalismo e la massoneria abbastanza diffusi.
Ciò che successe quell’anno al Vescovo può essere stato frutto di questo clima o forse, più semplicemente, della spiritosaggine di qualche buontempone.
Il Vescovo aveva le sue preoccupazioni per il viaggio già programmato per La Maddalena: doveva partire da Tempio in carrozza il giorno 16 giugno alle cinque e mezza di mattina per essere a Palau verso le cinque pomeridiane. Viaggio lunghissimo e non certo facile, ma necessario perché le cresime non venivano amministrate dal 1834. Viaggio da predisporre non all’ultimo momento perché bisognava essere sicuri di trovare all’arrivo a Palau una barca per il passaggio e, a La Maddalena, un alloggio per le persone (normalmente 5 o 6) che accompagnavano il Vescovo. Egli prevedeva di restare all’isola 12 giorni per le cresime e per compiere una approfondita visita pastorale che si svolse regolarmente con soddisfazione del parroco Don Mamia Addis e dei fedeli interessati. Era rimasto qualche giorno in più del previsto e, contrariamente a quanto previsto, non era partito per Terranova con il vaporetto Tortoli.
Ma, a distanza di qualche mese, una strana inchiesta: qualcuno aveva denunciato al Prefetto un comportamento offensivo dei marinai del vaporetto nei confronti del Vescovo che, sentendosi minacciato, avrebbe rinunciato ad imbarcarsi. Era stata avviata un’indagine, il Prefetto si era rivolto al responsabile della compagnia, il cav. Rubattino, che aveva fatto interrogare il comandante: il risultato fu negativo, non risultava niente. A quel punto fu interrogato lo stesso Vescovo che, invece, confermò le voci raccolte. Ecco la sua testimonianza: “Obbligato a dare una risposta, benché prima non me ne fossi lagnato, non ho potuto dissimulare che si era riferito a me e me l’aveano confermato anche in presenza del sindaco, di essersi detto nel piazzale della chiesa, mentre io amministravo la cresima, che se mi imbarcassi nel vapore per Terranova, le scale si ungerebbero con tanto sego e sapone da farmi rompere il collo e il corpo: la S.V. ricorderà questa circostanza e forse la ricorderà il Signor Volpe; come ricorderà ancora le parole sconvenienti lanciate la mattina del sabato contro il mio chierico che passava nella spiaggia in compagnia del sig. Lena ed altri: anzi si diceva in Maddalena di qualche diverbio accaduto col dottore ed un ufficiale di bordo, e di qualche altro fattarello. Ho fatto conoscere al Prefetto che il capitano non era consapevole di questi fatti, causati da qualche imprudenza, che mi aveva assicurato per mezzo del capitano del porto che imbarcandomi mi avrebbe usato i possibili riguardi; e che io non avea lasciato d’imbarcarmi per timore, ma unicamente perché abbisognava di altri quattro giorni per compiere la mia missione. Finalmente ho scritto al sig. Prefetto che desiderava di appurarsi la verità perché mi dispiaceva che si tenesse come maligna insinuazione di persone di Maddalena e lo pregavo a non arrecare dispiacere ad alcuno ed a impedire qualunque male e discordia potrebbe suscitare”.
Il giovane chierico che aveva ricevuto le offese, mentre passava sul lungomare, era Antonio Vico, che 15 anni dopo sarebbe diventato parroco di La Maddalena: aveva avuto un piccolo assaggio del clima che avrebbe trovato.
Francesco Sanna – Co.Ri.S.Ma