Dario LeliPartigiani maddalenini

“Per cieli per mare e per terra”

“Per cieli – per mare – per terra” prosegue il lavoro di ricerca e di raccolta iniziato da mio fratello Claudio, coadiuvato dal giornalista Dr. Zannini, grande storico e divulgatore, che ha saputo esprimere, negli articoli che seguiranno, avvenimenti grandi e piccoli di un uomo le cui vicende umane durante la seconda guerra sono quasi un romanzo di spionaggio.
Abbiamo pensato che Il tempo corre veloce e non si ferma, corre lontano, ecco quindi il desiderio di condividere con voi questi ricordi, un modo per rendere omaggio con affetto a nostro padre Dario, marinaio sommergibilista radiotelegrafista, imbarcato sul regio sommergibile “SIRENA” durante la seconda guerra mondiale.
E’ dedicato ai nipoti: Massimiliano e Stefano figli di Giacomo e Giulia, Stefania figlia di Claudio e Mariella e Alessandro figlio di Gemma e Elio. Al pronipote Mario e all’ultimo arrivato Enea.
Un uomo che ha dedicato la sua gioventù al valore degli ideali di libertà, un uomo di grande umanità e amicizia per i suoi commilitoni e con una forte dedizione per il suo Comandante Tenente di Vascello Luciano Garofani. Il mio affettuoso pensiero inoltre va al capo della Missione Hollis – Margot, Avv. Pietro Ferraro e ai collaboratori Dr. Luigi Amati, Ing. Bertolini le cui gesta sono raccolte e narrate nel libro “Le Missioni Militari Alleate e la Resistenza nel Veneto”.

Dario Leli, ultimo di 5 fratelli, Dino, Ivaldo, Ines, Eva, Teresa, nasce il 19 dicembre 1923 a Gaggio di Piano Castelfranco Emilia Modena, in una casa sotto la Ghirlandina.
La mamma Gemma Pederzini, era nativa del luogo, il padre Leli Cesare era originario di Castel di Sangro – Teramo. Sono tempi molto duri, il lavoro scarseggia per cui dopo alcuni anni la famiglia decide di emigrare in Algeria dove il padre trova lavoro. Ad Algeri, Dario, dopo aver frequentato le scuole primarie, frequenta il liceo francese in una scuola situata a nord, nella parte alta della città, dove nei pressi sorge la Casbah.
Ogni giorno alla fine delle lezioni, prima di rientrare a casa, attratto dai suoni e odori di quel grosso agglomerato, non perde l’occasione per una visita dell’autentica Algeri: sale su una terrazza e ammira la Casbah dall’alto, spaziando con lo sguardo fino al mare, successivamente scende e si inoltra nei suoi vicoli dove sono esposte le centinaia di stuoie, allestite con spezie e aromi in una miriade di colori, particolari che solo lì si possono sentire e osservare. Gli uomini abbigliati con caffettani provenienti dal deserto o insediamenti vicini mercanteggiano le merci in lingua araba e dialetti berberi che lui riesce a capire.
La Casbah è sempre qualcosa che ti prende e ti suggestiona.
I figli crescono e Dario è un ragazzo che studia con molto profitto, promette bene, i suoi genitori e i fratelli più grandi consigliano di rimandarlo in Italia per proseguire negli studi. Su consiglio della sorella Teresa, impiegata al Consolato Italiano, individua la sede a Teramo, nel convitto Nazionale del Liceo Classico, intitolato a Melchiorre Delfico, filosofo e uomo politico teramano, realizzata nel 1934. L’edificio è giudicato uno dei più belli tra quelli realizzati in Italia nella prima metà del novecento e ancora oggi conserva un certo fascino legato alla sua maestosità. Rientra in Italia e prosegue i suoi studi.
Purtroppo i venti di guerra si avvicinano sempre più e lui decide di arruolarsi come sommergibilista in Marina, l’accoglimento della domanda è subordinato al superamento delle visite mediche specialistiche (Idoneità al I e II gruppo): si tratta ovviamente di visite molto accurate e fiscali il cui fine è quello di verificare l’idoneità fisica e psicologica della persona.
Una volta superate le visite e la domanda accettata, comincia il vero iter formativo del sommergibilista; viene destinato alla SCUOLA SOMMERGIBILI, presso il Comando Sommergibili (Comforsub) di Taranto. E’ l’istituto che, da sempre, forma i nostri equipaggi sottoponendoli a varie tipologie di addestramento teorico e pratico e nel suo caso come radiotelegrafista per la sua conoscenza delle lingue straniere. Ecco un nuovo obiettivo per impegnarsi con entusiasmo in addestramenti e nozioni nuove ben diverse dai libri di testo del liceo. Terminato il corso è idoneo all’ imbarco sul regio Sommergibile Sirena di base a Taranto.
Un nuovo ambiente si presenta davanti a lui, il mare, un sommergibile, divise e gerarchie un mondo a lui sconosciuto ma desideroso di conoscere.
Viene imbarcato e inquadrato, qui trova i suoi nuovi commilitoni e stabilisce subito un rapporto di simpatia, con loro condivide i pochi spazi a disposizione su un sommergibile, scambiando commenti sull’adattamento a rimanere sotto le onde del mare con poco ossigeno per evitare incendi ma che nel contempo fa sentire di più la stanchezza, e la mancanza della luce solare che non ti permette di scandire il tempo e sentirsi spesso nervosi, il riposo in branda poi a turni di 6 ore contro le 18 di attività.
Conosce il suo Comandante, il Tenente di Vascello Luciano Garofani, subito è attratto dal suo stile e modi che lo mettono a suo agio quando il Comandante gli fa presente le regole da rispettare, in primis gli ricorda la segretezza di tutto quello che trasmetterà e riceverà, in particolare la custodia dei codici segreti concludendo poi con una calda stretta di mano che lui sarebbe stato disponibile ad ascoltarlo in qualunque momento qualora ne avesse avuto necessità. Con il tempo questo rapporto si fa sempre più saldo conoscendosi e frequentandosi anche nelle ore di libera uscita.
Dal 1940 al 1943 viene imbarcato sul Sirena e partecipa a tutte la azioni di guerra del sommergibile, nelle pagine successive è riportato il dettaglio delle stesse fino al 10 aprile 1943 quando, in seguito a un pesante bombardamento aereo sull’isola di La Maddalena, il Sirena non fu colpito ma ebbe, fra l’equipaggio sceso a terra 3 morti e 10 feriti gravi. L’equipaggio fu rapidamente ricostituito e il sommergibile fu trasferito a Lero (Grecia) dove rimase fino all’agosto 1943, in previsione dell’armistizio si diresse a La Spezia, 7 settembre 1943. Nell’impossibilità di riprendere il mare il 9 settembre 1943 venne autoaffondato.
Con la dichiarazione dell’Armistizio, Dario rientra a Roma presso i genitori, dove in precedenza erano rientrati a causa delle ribellioni per l’indipendenza e qui viene contattato da Ferruccio Parri che apprezzandone le qualità e le conoscenze sul campo come radiotelegrafista lo coopta nella Resistenza e gli propone un’azione sotto copertura nel Veneto occupato.
Segue un periodo di addestramento sulle varie tecniche di trasmissione e di procedure per il lancio con il paracadute e infine nella notte del 14 luglio 1944 viene paracadutato dietro le linee nemiche nel paese di Barcis (PN). Ora comincia la nuova vita con l’identità di Margot. Dario all’epoca ha 19 anni, venti li avrebbe compiuti dopo pochi mesi, essendo di aspetto molto giovanile viene introdotto come uno studente ospite presso una ricca famiglia veneta.
Qui nella soffitta della casa nobiliare comincia l’attività di radiotelegrafista per la resistenza trasmettendo in codice verso gli alleati, e verso le altre formazioni partigiane, parte dei messaggi li potrete trovare nelle pagine successive.
Sono mesi di profonde tensioni con continui spostamenti verso Padova, Treviso, Venezia, Belluno, Vicenza e paesi di montagna per far sì di evitare le triangolazioni dei reparti speciali tedeschi che gli davano la caccia.  Subisce 7 rastrellamenti e in uno di questi viene arrestato ma riesce ad evitare la deportazione in Germania come lavoratore coatto riuscendo a dimostrare con una notevole sicurezza di avere, falsamente, solo 17 anni.
La sua avventura come Margot si conclude il 25 Aprile 1945 con la Liberazione del nazifascismo da parte degli alleati.