E il cormorano di nuovo parte a caccia
Franco Solinas, purtroppo, io non l’ho mai conosciuto. Avevo letto, sì, “Squarciò”, avevo visto “La grande strada azzurra”, conoscevo gli altri film tratti dalle sue sceneggiature, ma lui, no, lui non l’avevo mai incontrato.
Mi sono trovato invece, una mattina assolata, sul terrazzo di casa mia, a parlare proprio di Franco Solinas con un suo, e mio, vecchio, caro amico, Pietro Pintus.
Avevo chiesto a Pietro di fare un’antologia dei suoi articoli, che sono tantissimi, da proporre ad un mio editore in Sardegna.
E a quel progetto appunto stavamo lavorando, quella mattinata, in terrazzo, tra un birra e l’altra, tra una Coca-Cola e l’altra.
Parlavamo di tutto, perché Pietro, grandissimo critico cinematografico e straordinario scrittore, aveva incontrato e conosciuto tutti, da Zavattini a Fassbinder, da Francesca Bertini a Marco Ferreri, da De Sica ad Anna Magnani, da Antonioni a Brigitte Bardot, da Stefania Sandrelli a Jean-Marie Straub, e devo fermarmi, per non continuare all’infinito.
Così, parlando di questo e di quello, ogni tanto anche spettegolando, gli ho chiesto di Franco Solinas, che lui conosceva molto bene e del quale era amico.
Pietro allora ha aperto la cartella con i ritagli dei suoi scritti e mi ha porto un vecchio articolo, che per mia cura è stato pubblicato nel volume “Il lungo sguardo. Studi critici sulla storia del cinema” (Porretta Terme, I Quaderni del Battello Ebbro, 2005), e che io qui adesso ripropongo.
Chi si interessa di cinema sa bene chi sia Pietro Pintus, ma lo sa bene anche chi abbia una certa età, più o meno la mia, diciamo.
Tuttavia, per i non cinéphiles e per quelli moins agés, beata gioventù, due righe due su Pietro mi sento di doverle aggiungere.
Alla morte di suo padre, Pietro, che era di Ozieri, si trasferisce a Torino dove si laurea in lettere. Dopo la guerra e la triste esperienza di prigionia in Polonia e Germania, tra il ’43 e il ’45, ritorna a Torino, dove, dal 1956 al 1960, è critico cinematografico del quotidiano “La Gazzetta del Popolo”.
Nel 1960 si trasferisce a Roma e qui, con Ugo Zatterin, fonda il quotidiano “Telesera”, una scommessa editoriale in concorrenza con “Paese Sera”, esperienza che durerà due soli anni e terminerà con le sue dimissioni, in segno di netta opposizione alle disposizioni emanate da Tambroni. Chiamato alla RAI, è autore di molte rubriche, sia in radio che in televisione, e diviene responsabile della programmazione cinematografica della Rete Due. Dirige inoltre rubriche settimanali di attualità culturale che hanno grande popolarità, come “Cinema d’oggi”, “Anteprima”, e, dal 1966 al 1968 ,”Zoom”.
E’ quindi dirigente, e poi Vicepresidente del Sindacato Critici Cinematografici, sotto la Presidenza di Lino Miccichè, e, per oltre un decennio, dal 1980 al 1990, è docente di “Storia del Cinema” presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Per diversi anni è membro della giuria del “Premio Solinas”, il suo vecchio, grande amico.
Tout se tient, donc, mes amies!
E Franco, Franco Solinas, che fine ha fatto adesso? sin qui si è parlato tanto di Pietro Pintus e poco di lui!
Ma non vi avevo detto che Franco io non l’ho mai conosciuto? di lui, e di Squarciò, perciò parla Pietro, che invece lo conosceva bene, che con lui scambiava un affetto silente.
Un affetto ruvido, fatto magari di sguardi, ma parole, quelle poche, benedetti sardi!
Andrea Mulas