Correva l’anno 1777
Nell’ambito delle indagini sulla presenza di corsi in Sardegna, si certifica che “uomini di Bonifacio” vivono in Gallura “raccogliendo l’erba Rocella”.
Il nuovo assetto dell’arcipelago viene sancito con la nomina, nel 1777, di un bailo delle Isole Intermedie, tale Bartolomeo Fravega, genovese dipendente delle istituzioni militari del Regno fresco del comando di un felucone. L’amministrazione della giustizia fu una delle tante peculiarità della comunità maddalenina fin dai suoi albori. L’arcipelago di La Maddalena non era infeudato quanto piuttosto direttamente dipendente dalla corona: pertanto, l’amministrazione della giustizia, in particolar modo per cause di limitata entità, avveniva tramite un funzionario appositamente nominato dal governo, il bailo per l’appunto, carica sconosciuta in Sardegna ma già presente nel ducato di Savoia a livello di bassa giurisdizione, con riconoscimenti e connotati militari. Questa carica, il cui ruolo, mansioni e rapporti gerarchici non vennero interpretati con chiarezza nonostante fossero stati ben precisati nelle istruzioni che accompagnarono la prima nomina, fu causa di dissidi e malintesi perpetui non soltanto con la popolazione locale, rappresentata dal Consiglio Comunitativo, ma anche con gli altri funzionari stanziati nelle Isole Intermedie, i quali vedevano intaccata la loro sfera di influenza e limitati i possibili interventi. Due anni più tardi viene eletto il primo sindaco di La Maddalena, il còrso Antonio Ornano, mentre l’arcipelago acquisisce sempre più importanza nelle rotte mercantili e militari: infatti, in questo periodo gran parte della popolazione locale abbandona l’attività agropastorale in favore della marineria, sia come commercianti sia come personale al servizio dei regi legni. E’ sempre in questo periodo che si registra una forte immigrazione di oriundi galluresi, tanto numerosi da favorire perfino lo sviluppo dei centri abitati di Palau e Santa Teresa di Gallura, all’epoca Longone, situati sulla costa sarda prospiciente.
Viene collaudata e condonata la casamatta di Santo Stefano.
Alcuni contrabbandieri, sorpresi nella cala della Crucitta, sparano contro il regio felucone; i due marinai maddalenini Antonio Tanca e Stefano Grimaldi rimangono feriti, mentre Giuseppe Fravega, figlio del bailo, è colpito a morte.
L’ufficio postale di la Maddalena è diretto da un certo Ducas, che spedisce a Livorno quanto trova di antico dissotterrato nelle isole.
L’ingegnere militare Raimondo Cochis, già operante a La Maddalena, progetta un intervento di restauro della Torre di Longonsardo.
31 gennaio
Il comandante di una guardacoste sarda di Longonsardo, sorprende due gondole militari francesi nel fiordo: la loro presenza è posta in relazione al contrabbando operato da bonifacini e galluresi.
3 aprile
Un manifesto del Magistrato sopra gli Studi informa che è stata istituita una classe di Matematica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università di Cagliari.
luglio
Nel luglio del 1777 in un documento dell’Archivio di Stato di Cagliari, (a cui fa riscontro una copia, con qualche piccola ininfluente variazione, depositata presso l’Archivio di Stato di Torino), firmato dal Capitano Ingegnere Cochis, si relaziona sullo stato delle acque potabili delle Isole Intermedie. Del plico citato faceva parte una carta, contrassegnata in punti particolari con le lettere dell’alfabeto, da A a Q, che oggi risulterebbe preziosa e il cui furto risulta “registrato” soltanto nel 1984, anche se si ha motivo di credere che esso risalga addirittura al 1967. “Le principali sorgenti – scrive il Capitano Ingegnere Cochis – sono tre, che con poca differenza restano in vicinanza del luogo denominato Collo Piano (Lettera A) nel centro di detta isola. La sorgente denominata della Villa (Lettera B) esiste verso Levante dal detto luogo in distanza di passi ottocento circa, la di cui acqua è buonissima, ed abbondante…
2 luglio
Il 1777 è stato un anno cruciale per la evoluzione della “crescente popolazione” isolana. Il distaccamento lascia La Guardia e si dislocò nella casamatta di S. Stefano-Villamarina. I maddalenini (vecchi e nuovi) protestarono e non si diedero più da fare per costruire il villaggio nello spazio vicino alla chiesa e ai vecchi trinceramenti ormai senza più militari. Da Cagliari e da Torino si promise una torre di difesa alla Guardia, poi si cambiò idea e si promise una casamatta invece che la torre, con un ridotto distaccamento. Intanto si nominò per la prima volta il bailo che regolasse le attività civili. Ma perché – si disse a Torino e a Cagliari – non un villaggio a mare? Quindi niente più casamatta a La Guardia, ma villaggio a Cala Gavetta-Cala Mangiavolpe, e non casamatta a mare ma una torre. Poi venne, a fine anno, l’istituzione del primo Consiglio Comunitativo e si pose il problema della chiesa alla marina. Il 2 luglio Chiavarina , ministro della guerra e degli affari di Sardegna, allegò il progetto della torre in un dispaccio al viceré, in cui per la prima volta si parlò di popolazione a mare e relativa torre di difesa. Il progetto inviato a Cagliari era però lo stesso, disegnato da Cochis, che a fine gennaio il viceré aveva proposto a Torino per la sua realizzazione a La Guardia della Villa. Per la cronaca storica: la torre non fu mai realizzata. (Chiavarina al Viceré: “…..il luogo affatto acconcio che tal punta di Cala Gavetta presenta per una fortificazione, anche colla facilità di potersi, quando si stimasse rendere isolata col mezzo del taglio d’una piccola lingua di terra che la unisce all’isola, cose che si potrebbe eseguirsi con un lavoro do pochi mesi per mezzo di alcune coppie di forzati……S.M. essendosi quindi degnato che così si eseguisca le rimando sia il disegno sia il calcolo della spesa della suddetta torre, statimi dall’E.V. trasmessami col suo dispaccio de’ 31 del passato gennaio, onde possa senz’altro ordinare la costruzione nel sito qui sopra indicato……“)
20 settembre
Sugli studi dei flussi migratori tra piaghja e montagna e viceversa, sia l’analisi degli atti battesimali della parrocchia bonifacina verificano la correttezza dell’informazione che viene da un importante documento datato Corsica 20 settembre 1777. Una “Mémoire concernant les iles intermédiaries”, conservato anch’esso nell’archivio parigino, in cui l’estensore rilevava che le isole: « erano da sempre coltivate dai pastori originari delle pievi di Zicavo, Talavo, Corbin e Scopamene, che di padre in figlio usavano abitare le isole da otto a nove mesi l’anno ».
Dagli stessi atti si ricava anche qualche curiosità, come per esempio la presenza nelle isole di religiosi. Senz’altro si trattava di occasioni particolari, magari con il pretesto di raccogliere elemosine se non le decime. Ne abbiamo notizia per il fatto che moltissimi battesimi avvenivano col doppio rito, il primo in stato di necessità per pericolo di morte del neonato svolto nel luogo del parto con officianti occasionali, e il secondo celebrato solennemente nella parrocchiale con i padrini ufficiali. Nel primo rito si trovano indicati in qualità di ministranti anche dei frati minori osservanti di Bonifacio, e una volta addirittura un cappellano “super corallina”, che ci fa pensare che i corallari dei banchi di Caprera avessero frequentazioni con i corsi-caprerini, giacché il battesimo fu per Simone Giovanni nato a Caprera nel marzo del 1693, da Giovanni Angelo di Quenza e Pasquina sua moglie. I frati evidentemente svolgevano un minimo di assistenza religiosa ai pastori, e il cappellano della flottiglia di coralline era al seguito di quei pescatori, significando che quella attività era svolta da un alto numero di addetti ed era tanto ben organizzata che si dotavano anche del sostegno religioso. Per restare nella parte degli atti che danno notizia dei padrini, risulta significativa la chiamata al comparatico, frequentissima anche se non nella totalità dei casi, dei principali, dei nobili e dei mercanti e professionisti bonifacini. Da un’analisi più approfondita di quanto non si possa fare in questa occasione, sarebbe possibile da queste informazioni ricostruire il sistema di clientele in cui erano impegnati questi pastori.