Correva l’anno 1776
A San Pasquale viene edificata la chiesa campestre di San Pasquale Baylon: inizia, così, la compilazione dei cinque libri della parrocchia di Porto Puzzu, dove vengono annotati battesimi, matrimoni e funerali. Fino al 1856, anno in cui i sacerdoti risiederanno stabilmente in parrocchia, gli atti non risultano trascritti con continuità nel periodo tra il 29 giugno e il 15 novembre (stagione dell’intemperie).
La popolazione dell’Arcipelago viene calcolata in 235 abitanti, e la discesa verso la marina avvenne molto lentamente, ed il fenomeno fu così spontaneo e sporadico che non si può indicare con una precisa data d’inizio. La costruzione della Torre di Santo Stefano nell’isola omonima e a protezione della costa meridionale de La Maddalena, compiuta nel 1773, dovette molto contribuire alla discesa alla marina, per la difesa che garantiva nei confronti di attacchi da parte di navi corsare. La fortunata azione del felucone San Gavino, che nel novembre del 1774 rimorchia in porto una galeotta con 24 Tunisini, incoraggia i locali e li conferma nella constatazione di tempi nuovi e diversi, in cui l’arcipelago, non più colonia ma diventata “patria”, è ormai sotto una sicura protezione. Non tutti erano favorevoli a far discendere la popolazione alla marina, secondo la relazione dell’Ing. Cochis, nel 1776, vi erano già degli abitanti. Egli scrive: “La Maddalena ha 36 famiglie numerose oriunde della Corsica, quali vivono in diverse baracche disunite, o sia disperse, potendosi facilmente riunire, e formar la popolazione nel predetto luogo del Collo Piano…. non comprese però in dette 36 famiglie quelle che sonosi stabilite in Cala Gavetta in 12 baracche, che provengono dagli stessi marinai dei Regi Legni guardacoste, quali vivono del solo pane del Re, senza arbitarsi in veruno lavoro, e perciò sono nullatenenti“…… Intanto a Cala Gavetta c’era un’osteria, e il Cochis, per avvantaggiare la nuova città dice che “si dovrebbe prima d’ogni cosa vietare e bandire il negozio, che in forma d’osteria si fa in Cala Gavetta di vino, ed altri viveri…“. Dalla relazione sappiamo che a Mangiavolpe tre isolani avevano fabbricato dei magazzini e che brigavano perché vi fosse costruita una torre, evidentemente a difesa dei propri interessi. Ma il pensiero del governo era diverso da quello dell’Ing. Cochis, ed il De Nobili “per suggerimento del Viceré, allettava i pastori a scendere alla marina e già notava che qualche capanna abitata da forestieri vi esisteva ancor prima della occupazione dell’isola“.
28 giugno
Emergenza contrabbando, lo apprendiamo da una nota indirizzata al Cav. Matton comandante dello Schooner, La Maddalena. Lo si invita a prestare particolare attenzione alle coralline, “le quali avrà sentito essere approdate in Terranova” nel caso in cui con la scusa della pesca vogliano invece effettuare dei contrabbandi. Ribadisce poi il diritto loro di essere approvvigionate, “pagati però i soliti diritti”.
10 luglio
Nel 1767, con l’occupazione della Maddalena e l’acquisto a Genova del felucone san Gavino (con 69 uomini di equipaggio) fu pertanto stabilita nelle Isole intermedie una piccola forza navale (il cosiddetto Armamento leggero), gestita dall’ufficio del soldo della marina e a carico del tesoro reale. Comandante del San Gavino e della squadriglia fu, dal 1767 al 1782, il corso Francesco Maria De Nobili. In una preoccupata relazione del 10 luglio 1776, il commissario in capo dei porti e arsenali francesi, Regnier du Tuillet, attribuiva a De Nobili la cattura di un centinaio di barche di Bonifacio, aggiungendo peraltro che i soldati e marinai sardi avevano avuto gravi perdite negli scontri a fuoco coi contrabbandieri corsi, aiutati dai pastori sardi. Nel 1783, denunciato da un capitano genovese fermato nel porto di Palmas e bastonato, De Nobili fu rimosso dal comando e processato a Torino. Lo ritroveremo però dieci anni dopo maggiore alla difesa della Maddalena.
30 luglio
Il viceré rende noti i quantitativi di grano di scrutinio che i villaggi sono tenuti a inviare alla città di Cagliari per il rifornimento dell’annona.
21 agosto
Prosegue il contrabbando nelle coste galluresi, soprattutto nel litorale di Aggius. I punti d’approdo dei suoi litorali favoriscono gli scambi e i commerci abusivi con la vicina Corsica, sicché il suo territorio accolse di frequente banditi e contrabbandieri, contro le cui postazioni di terra e contro le cui imbarcazioni andarono quasi sempre a infrangersi le spedizioni delle forze di guarnigione. Così avvenne quando le truppe regie attaccarono ripetutamente il monte Cùccaro, covo del fior fiore dei fuorilegge dell’epoca, o quando quattro barconi venuti dalla Corsica a caricare bestiame quasi si presero gioco della “regia gondola” “Speronara”. Il ripetersi di questi fatti, assieme alla resistenza degli aggesi ai gravami imposti dai feudatari, impensierì il viceré Balio della Trinità che il 21 agosto 1776 emanò un pregone nel quale si minacciava di «schiantare affatto in una colla villa tutta la cagione di tanti pregiudizi che ne derivano alla quiete e agli interessi de’ pubblici e de’ privati». Per fortuna la terribile punizione non fu messa in atto, anche se gli aggesi non mutarono il loro comportamento.