CronologiaMillenovecento

Correva l’anno 1902

Muore a La Spezia, il garibaldino maddalenino Giuseppe Mamberti. (1823 – 1902) La sua lapide è tutta una storia: “disertore in America pugnò con Garibaldi scuotendo l’Italia il giogo straniero tornò nell’armata, combatté tutte le guerre per la libertà e in Crimea meritò due medaglie al valor militare. Valoroso soldato cittadino esemplare morì di anni 74”.

Luigi Alibertini è sindaco di La Maddalena; ricoprirà l’incarico fino al 29 gennaio 1903.

La Tipografia dell’Unione Sarda pubblica una ricerca di Angelo Falconi, medico condotto alla Maddalena, nonché studioso di Garibaldi: Come e quando Garibaldi scelse per sua dimora Caprera.

Nessuno conosce ancora oggi le lotte sorde ma continue tra comunità civile e Marina Militare per l’ubicazione dell’erigendo edificio scolastico. Le due fazioni erano rappresentate, manco a dirlo, dall’Associazione di Mutuo Soccorso XX Settembre (115 soci) e dall’Associazione di Fratellanza “Elena di Montenegro”(282 soci) in un duro contrasto fra loro. Da una parte, costruendo la nuova scuola tra Cala Mangiavolpe e Cala Renella, si volevano avvantaggiare le famiglie dei militari che avrebbero avuto i propri figli sotto controllo, a duecento metri da casa, mettendo però in soggezione la stracciona gioventù indigena, spesso priva pure di scarpe e di abbigliamento idoneo, provenienti dalla Kasbah di Piazza Baron des Geneys e dello Spiniccio o dei Castelletti, dall’altra, scegliendo un posto alternativo a monte del centro abitato, si volevano privilegiare i bambini isolani costringendo i figli dei militari, che erano una sparuta minoranza, a immergersi in un contesto scolastico a loro ostile in partenza. Per scongiurare una simile scelta le due fazioni arrivarono persino a cazzottarsi, creando grave scandalo, davanti al palazzo reale di Torino, dove si erano recati, l’una all’insaputa dell’altra, per spuntarla a qualunque costo. Alla fine la scelta del sito caro alla Marina Militare (dove oggi sorge l’Ufficio Postale) fu lasciata cadere perché oltretutto si chiedeva di edificare una scuola in un’area già espropriata al Comune ai fini demaniali, che ora il Comune avrebbe dovuto acquistare, pagandola a prezzo di mercato, per potervi costruirvi su. Ma il tormentone delle scelte alternative che, come rammentava l’ing. Domenico Ugazzi nella sua relazione tecnica, si è protratto per oltre 15 anni, anche appendici demenziali per non dire altro. Una nuova ampia area, immersa nel verde, messa a disposizione del Commissario Prefettizio Valle, per pochi spiccioli da una vecchietta rimasta sola, diventò un altro scandalo. L’appezzamento di terra, attraversato da una vadina e con un bel pozzo, all’inizio della salita per Guardia Vecchia, venne sottratta allo stesso Commissario da un amministratore che lo aveva accompagnato nel primo contatto con l’anziana donna. Questi, tornato da solo a casa della vecchia, aveva aumentato l’offerta e pagato sull’unghia, al fine di poter rivendere poi l’area con un valore decuplicato al Comune, che non sembrava avere alternative per la futura scuola. Il Commissario spifferò tutto e invitò gli amministratori, da quel momento, a non cadere nella trappola di un simile ricatto e a condannare quella strada all’oblio, piuttosto. In quel periodo le scuole erano ancora classificate tutte “rurali” ed erano ubicate in via Nelson (quarta e quinta maschile con 43 alunni, maestro Federico Bisconti, via XX Settembre (Terza maschile con 40 Alunni, maestro Cesare de Vecchi), via Ilva (Seconda maschile con 67 alunni, maestro Giacomo Mureddu), via Nino Bixio (prima maschile con 48 alunni, maestro Ciriaco Sannio), via Ilva (Prima maschile con 66 alunni, maestro Antonio Mattu), Piazza Santa Maria Maddalena, (Quarta e Quinta femminile con 37 alunne, maestra Antonietta Alivesi), Piazza Santa Maria Maddalena, (Tera femminile con 45 alunne, maestra Ermenegilda Melis), via Ilva (Seconda femminile, 81 alunne, maestra Speranza Pinna), via Vincenzo Sulis (Prima femminile, 55 alunne, maestra Olimpia Concas), via Regina Margherita (Prima femminile, 53 alunne, maestra Ada Pucci), Moneta, Scuola mista del Cantiere, 100 alunni, maestra Giacomina De Sortes. Direttore Didattico era il prof. Egidio Stefani, che il 19 settembre 1902 verrà esonerato in quanto non fornito dei requisiti previsti dal regolamento scolastico per l’istruzione elementare. Nel 1902 fu nominata finalmente “una speciale commissione, della quale faceva parte il Medico Provinciale e il Provveditore agli Studi con incarico di stabilire definitivamente il sito opportuno”, scrisse l’ingegnere progettista Domenico Ugazzi. “Furono prese in esame tutte le posizioni limitrofe al Paese, più o meno adatte, e dopo maturo esame ne fu scelta una che venne giudicata la migliore. (…) Questa località denominata Pozzo largo o lo Scoglio, trovasi a Nord Ovest del Paese, in una collina che lo sovrasta, ad una elevatezza media di metri 37 sul livello del mare”. Poi l’ingegnere analizzò con la felice ubicazione, la purezza dell’aria, la protezione (presunta) dai venti dominanti[2] e quindi i numeri statistici da cui derivava che a costruzione ultimata, l’edificio avrebbe potuto accogliere 1340 alunni, in una superficie complessiva di sole aule pari a metri quadrati 1.626,82. Le aule avevano un’altezza di metri 5,50 al secondo piano e “solo” 5 al primo piano. Le latrine erano ampie, pavimentate e foderate di marmo, e venivano lavate automaticamente, con scrosci a tempo. Poi, stante la carenza idrica cittadina, l’intero monumentale edificio era stato costruito sopra una immensa cisterna, destinata a raccogliere l’acqua dai tetti e dal grande giardino interno. L’edificio era stato diviso in due parti uguali, rigorosamente separate: una per i maschi e una per le femmine. Il costo complessivo previsto era di £. 204.240,31. (Giancarlo Tusceri)

11 aprile

Nasce Filippo Impagliazzo, da Silveria Vitiello e da Nicola. (che fu sottufficiale di Marina, il quale traghettava l’Eroe in una barca a vapore dalla Cala, successivamente denominata “Cala Garibaldi”, a La Maddalena e viceversa) Filippo, Capo di 1° classe, Nocchiere della Marina Militare, nominato sottotenente del CEMM nella Riserva, fu custode e cicerone del Museo Garibaldino di Caprera dal 1934 al 1972, prima da militare, poi da civile.

30 maggio

Nasce alla Maddalena Giuseppina Projetto, che passerà alla storia come la nonnina più vecchia d’Italia. (dal 2018 è la terza persona vivente più anziana nel mondo e la seconda persona più longeva di sempre nata in Italia – la quarta in Europa –  dopo Emma Morano. È la decana d’Italia dal 13 luglio 2017, dopo la morte di Marie-Josephine Gaudette e la decana d’Europa dal 15 dicembre 2017, dopo la morte di Ana María Vela Rubio) Da circa 70 anni abita a Montelupo Fiorentino, provincia di Firenze, con la sua famiglia… Giuseppina Projetto Frau è figlia di Cicillo Projetto, venuto dalla Sicilia, precisamene da Sciacca, provincia di Agrigento, a fare il militare in una delle Batterie di Caprera. Cicillo si sposò con una sua paesana siciliana e terminato il servizio militare rimase a La Maddalena, venendo assunto come cuoco all’Ospedale Militare. Cicillo ebbe cinque figlie, tutte nate a La Maddalena, tra le quali la nostra Giuseppina. Dopo la morte dei genitori viene messa in collegio dove vive assieme alle quattro sorelle fino alla maggiore età. Trasferitasi di nuovo alla Maddalena, nel 1946 si sposò con Giuseppe Frau, anche lui maddalenino, vedovo con tre figli, che lei ha accudito con molto amore e affetto. Seguirà uno dei figli a Montelupo Fiorentino, dopo un trasferimento per motivi di lavoro. Dopo la prematura scomparsa del figlio, morto a 39 anni sulla spiaggia di Donoratico per aver tentato di salvare alcuni bagnanti dall’annegamento, Giuseppina Projetto continua a vivere nella casa di Montelupo assieme alla nuora e ai nipoti, si spegnerà il 6 luglio 2018.

2 giugno

Apprendiamo dalla GAZZETTA UFFICIALE DEL REGNO D’ITALIA delle solenni cerimonie svoltesi a Caprera per il pellegrinaggio garibaldino. “La città della Maddalena e l’isola di Caprera fin dall’altra sera formicolavano di gente; i legni da guerra ed i numerosi piroscafi della N. G. I. vi sbarcarono ieri quindicimila Italiani di tutte le provincie, che in pietoso pellegrinaggio si recarono e deporre corone ed a prostrarsi innanzi la tomba del leggendario Eroe. Agli Italiani eransi uniti non pochi Francesi, memori dell’opera di Garibaldi a favore della loro nazione. Questo gruppo di Francesi fu molto festeggiato, come pure furono festeggiati gli ufficiali inglesi del piroscafo Spartan Prince, che deposero sulla tomba una splendida corona. Il corteo dei pellegrini si pose in movimento verso le ore 9. In esso si trovavano S. E. il Ministro di Grazia e Giustizia, on. Cocco-Ortu, rappresentante S. M. il Re ed il Governo, le Rappresentanze del Senato e della Carnera, dell’Esercito e della Marina, le Rappresentanze dei Mille e dei superstiti garibaldini, la Massoneria, le Delegazioni di Nizza e di Digione, il Comune della Maddalena, Rappresentanze innumerevoli dei Municipi sardi e siciliani’ e di moltissimi altri del continente, numerose associazioni ed un immenso stuolo di altri pellegrini. Il corteo sfilo dinanzi alla tomba di Garibaldi, ove tutte le Rappresentanze deposero corone, e si soffermo poi presso il punto ove Garibaldi voleva esser cremato. Ivi è il ricordo monumentale costituito da una roccia, nella quale sono incise le parole seguenti: “A Garibaldi, l’Italia, 2 giugno 1902”. Iniziò la commemorazione il deputato Pais, presidente del Comitato pel pellegrinaggio e capo. della Rappresentanza della Camera dei Deputati, consegnando, tra applausi, la lapide al Sindaco della Maddalena, cav. Alibertini, il quale l’accettò dicendosi grato ed orgoglioso. Venne di ciò rogato pubblico atto dal notaio Cugliolo, che fu letto e sottoscritto. Successivamente parlo applauditissimo il Sindaco di Digione, Le Roux, a nome della democrazia francese, esprimendo simpatia all’Italia. Parlo poscia Ton. Pantano, vivamente applaudito, che sostituì l’on. Bovio, indisposto, esortando la democrazia italiana alla concordia. Indi prese la parola S. E. l’on. Ministro Cocco-Ortu, che pronunzio il seguente discorso: «Dalla città dove in questi giorni erompeva tanto fervido o spontaneo entusiasmo di popolo, dove si evocava il ricordo del 27 maggio 1860 in cui echeggio nunzio di vittoria il fatidico grido Italia e Vittorio Emanuele; da Palermo il Re d’Italia, continuatore vigile delle tradizioni avite, mi telegrafo di venire a rappresentarlo in quest’Isola Sacra (Applausi). Ed io ho l’onore di portare nell’Augusto Suo nome il memore pensiero ed il saluto della giovane generazione, della quale Egli personifica e riassume le feconde energie (Calorosissimi applausi) qui sulla tomba di Colui che, unito al Suo grande Avo, fu il condottiero alla gloriosa meta della liberazione Applausi). E insieme reco l’omaggio del Governo presieduto da Giuseppe Zanardolli, che alla fede sublime della vecchia generazione congiunge i nuovi ideali di giustizia e di pace sociale. (Vivissimi applausi) La solenne testimonianza di concordia nazionale che raccoglie qui cittadini di ogni classe, di ogni terra italiana, è il più alto tributo reso alla memoria di Giuseppe Garibaldi, qui dove la Patria oggi non geme, come or sono vent’anni, d’ineffabile angoscia, ma scioglie l’inno dell’apoteosi (Applausi). Io non vi parlerò di Giuseppe Garibaldi. Le sue gesta immortali riempivano già, lui vivo, la leggenda, la storia, l’epopea (Applausi prolungati). Qualunque parola sarebbe audace su questo scoglio, che nel mare sterminato, come la fama dell’Eroe, si eleva faro luminoso di gloria che por essere consacrata vera non attende la sentenza dei posteri. E se già il navigante il mar sotto l’Eubèa sentiva nei notturni paurosi silenzi il tumulto delle battaglie, il navigante il Tirreno, da qualunque lido volga le antenne a questo faro, fissa sereno lo sguardo, perché non soltanto per l’eroismo dei campi cruenti, ma per quello più umano del sacrificio e dell’abnegazione, splende radiosa la balda, la fulgida leggenda garibaldina (Applausi!). Rimembrando tanta gloria, il Comitato organizzatore ha compiuto un dovere, esprimendo ed eternando in questa pietra, che ci sta d’innanzi, la gratitudine degli Italiani (Benissimo). Questo sentimento che è in noi tutti, affratella oggi i nobili avanzi della generazione che compì l’opera redentrice, le giovini forze, le future speranzo della Nazione; riaccende più fervida e più gagliarda la grande poesia del patriottismo (Applausi). Non sia vano l’augurio che essa viva perenne noi nostri cuori e che gli Italiani possano nei secoli, come oggi noi, qui ritemprarsi e da qui trarre gli auspicî per raggiungere i più alti ideali che infiammarono l’animo dei grandi fattori dell’unità e della libertà della Patria» (Calorosi e prolungati applausi). Terminati gli applausi, che coronarono il discorso di S. E. l’on. Cocco-Ortu, parlarono poi, pure applauditi, l’avv. Gori, il Pro-Sindaco di Palermo, Di Martino, lo scultore Ferri e Lovisato. Erano presenti circa 60 fra senatori e deputati, i quali furono ricevuti dalla famiglia Garibaldi, col presidente del Comitato, on. Pais. La famiglia Garibaldi, della quale erano presenti il generale Menotti, donna Francesca Garibaldi, Teresita Canzio, la signora Clelia Garibaldi ed i figli del generale Ricciotti, depose fiori sulla tomba dell’Eroe. Le Rappresentanze estere furono vivamente applaudite. Si calcola che le bandiere fossero in numero di 600; 400 corone furono deposte sulla tomba; complessivamente sono intervenute a Caprera oltre 15,000 persone. Si notavano fra i presenti il senatore francese Beraud, il dottore Levançon, rappresentante l’ex-ministro francese Lockroy ed il Comitato internazionale per la pace, il Sindaco di Digione ed i consiglieri dott. Zippel e dott. Nichant ed il Sindaco di Nizza, Lonard, col suo capo di gabinetto, Derot, ed il Coinitato composto dei garibaldini Rossi Achille, Menica, Randelli, Lauro avv. Onorato e Antonio Reinaud. Nel pomeriggio tutte le Rappresentanze fecero ritorno alla Maddalena ed i pellegrini, imbarcatisi in sull’annottare sulle RR. navi e sui piroscafi, partirono per ritornare nei propri paesi, riportando ognuno indelebile memoria del pietoso atto compiuto. Il Generale Menotti Garibaldi ha inviato ieri, dalla Maddalena, all’on. senatore Erasmo Piaggio, amministratore delegato della Navi azione Generale Italiana, a Roma, il seguente dispaccio: « Consenta che, a nome anche della famiglia qui riunita, grata e riconoscente, ringrazi lei, che, con affetto di soldato e di antico compagno d’arme, volle e dispose che il personale ed i vapori della Navigazione Generale facilitassero nel modo il più largamente splendido l’arduo e difficile compito all’egregio Comitato iniziatore del pellegrinaggio a Caprera, rendendolo possibile. Grazie dal più profondo dell’animo». Lo stesso generale Menotti Garibaldi telegrafò poi a S. E. il Ministro della Marina, on. Marin: «A nome anche di tutta la famiglia voglia consentirmi una doverosa parola riconoscente ringraziamento con le disposizioni date Lei e dall’ammiraglio Marchesi, dai suoi ufficiali superiori e dal genio militare largamente eseguito, perché il pellegrinaggio alla tomba di Garibaldi riuscisse degno del paese che lo compiva. Grazie dal più profondo dell’animo mio grato e riconoscente. Manlio Garibaldi“.

12 giugno

Legge n° 185 per la tutela e conservazione dei monumenti storici riguardante anche le torri costiere della Sardegna.

13 giugno
Si formalizza l’apertura dell’esercizio di cava a nome della nuova società SEGIS dinanzi al sindaco. Ai vecchi soci della Fratelli Marcenaro (Osvaldo, Plinio e Edoardo) e Grondona (Attilio), che rimase attiva e operante nel campo delle costruzioni, si aggiunsero Agusti Elia, Malerba Emanuele (cognato di Grondona), Denegri Carlo, Rosi Emilio, tutti con lo stesso capitale iniziale, anche se solo sei avevano voto deliberativo per affari importanti. L’amministrazione pratica delle attività produttive era affidata ai tre soci gerenti Osvaldo Marcenaro, Grondona, Rosi (supplente Agusti), la direzione dei lavori a Carlo Denegri, la sorveglianza sul terreno a Abbondio Gattoni, Amedeo Ammannati e Carlo Zanat. Il primo periodo dell’avvio di questa impresa di proporzioni notevoli è il più significativo per capire i problemi di organizzazione e di gestione sia tecnica che del personale, in una località come Cala Francese, abbastanza inospitale, lontana da centri di approvvigionamento del materiale necessario per far funzionare l’impianto come da quelli di consegna dei pezzi finiti, priva di manodopera, ricca solo dell’ottima materia prima, il granito. Bisogna subito dire che non tutti i soci avevano le stesse vedute e, mentre i Marcenaro e Grondona, forti della già rodata esperienza comune, mostravano accordo nelle decisioni e grande fiducia reciproca, qualcuno dei nuovi, soprattutto Agusti, probabilmente spinto dal timore di investimenti non remunerativi, si mostrava titubante e spesso incline a frenare l’entusiasmo degli altri, timoroso nelle innovazioni e pronto a “levarsi via”: questo contrastava con lo spirito più intraprendente di Marcenaro che invece vedeva nell’investimento per il miglioramento di macchinari e attrezzature un futuro riscontro economico e di prestigio. Altro impegno organizzativo era quello concernente le assicurazioni per gli incidenti e le cure mediche e, quindi, un accordo con un medico locale per gli interventi di urgenza e l’assistenza malattie: la ditta aveva firmato una convenzione con il dottor Angelo Falconi, controverso personaggio, studioso appassionato e puntuale di Garibaldi, scrittore di un certo rilievo, ma poco gradito come medico ai lavoranti di cava che gli preferivano il dottor Giovanni Regnoli. La spinosa questione fu risolta quando Falconi richiese un aumento a causa dell’incremento del numero degli operai (mediamente 300). Alla risposta corretta ma piena di sottile ironia della direzione, Falconi, risentito, diede le dimissioni. Si trovò allora una sorta di compromesso assegnando a entrambi i medici la possibilità di intervenire, a richiesta dei pazienti.

25 luglio

Nella seduta consiliare, il Consiglio Comunale prende atto della necessità di mettere ordine nella materia urbanistica. Occorre pianificare l’ampliamento cittadino. Si decide di affidare l’incarico ad un ingegnere non ancora identificato. Successivamente si passa all’approvazione di un progetto di rilancio dei “bagnetti del fortino”, che quindi già nel fine ‘800 si erano avviati.  A domanda di Carlo Giuliani, conduttore dei bagnetti pubblici, si stanziano £. 20 per prelevare sabbia a Cala di Trana, nella costa gallurese, per ricostituire una fascia di conforto, a terra, per i bagnanti. In seguito sorsero i Bagnetti di Santo Stefano, più razionali e moderni, che si raggiungevano in barca a vela. Si trattava di una moda molto affermata e in espansione, fino alla prima metà del ‘900. I “bagnetti” – come ci spiega Salvatore Sanna – nacquero con l’ingegnere Domenico Ugazzi che nel 1892 ideò e costruì lo stabilimento nell’area a mare di quello che i maddalenini hanno sempre chiamato dello “scalo vecchio o del fortino”. Si trattava di una struttura di sole 10 camerini-cabine. Ugazzi vendette lo stabilimento dopo tre anni a certo Pietro Callegaris. Questi lo ingrandì, e quando il nuovo proprietario morì nel 1898 la vedova ne continuò l’esercizio sino a venderlo al signor Carlo Giuliani. Il nuovo proprietario ampliò ulteriormente l’impianto portando il numero a 36 camerini di cui alcuni doppi. Il cronista della Nuova Sardegna, che nell’agosto del 1907 ha raccontato quanto vi ho riportato, considerava però che lo stabilimento Caprera era utilizzato dai turisti, perché la massa dei maddalenini andava a “bagnarsi nelle amiche ed economiche spiagge”.

27 luglio

Guglielmo Marconi non ha mai fatto personalmente esperimenti da Becco di Vela e/o da altri siti del nostro arcipelago, ma ha sempre fornito gratuitamente alla Marina militare, per tramite degli ufficiali di volta in volta incaricati, gli apparecchi di sua invenzione per i collegamenti radiotelegrafici a grande distanza, compresi quelli sperimentali tra Caprera e Monte Argentario nel 1901, che poi divennero effettivi nel 1902 con il collegamento fisso tra Becco di Vela e Roma-Monte Mario. La prima stazione, infatti, fu installata a circa trenta metri al di sotto della vetta del monte Tejalone nell’isola di Caprera, risultando così a 180 metri sul livello del mare: tale località fu preferita per avere il massimo riparo contro i venti dominanti. Essa comprendeva un casotto per gli apparecchi di trasmissione e ricezione e per gli accumulatori; un altro casotto per la dinamo e il motore ed infine un albero in tre pezzi che consentiva di dare all’aereo una lunghezza utile di metri 45. Le cronache di quello scorcio del 1901 raccontano che ” Omissis… Gli esperimenti si svolsero in condizioni meteorologiche quasi sempre avverse, fino al 24 ottobre, dopo di che il Ministro della Marina ordinò la loro cessazione e lo smontamento delle due stazioni provvisorie. Si deve all’abilità ed alla tenacia degli operatori, che, oltre le difficoltà provenienti dai temporali quasi continui, seppero vincere quelle derivanti dalla poca praticabilità dei luoghi, dall’improvvisazione degli impianti e dal dovere di operare a distanze inconsuete, se le prove condussero ad un risultato concreto. La ricezione dei segnali di Tejalone a monte Argentario risultò chiara in alcune circostanze favorevoli di tempo anche impiegando una scintilla di 65 mm. Livorno ricevette solo qualche raro segno. Mediocre riuscì la comunicazione Livorno – Monte Argentario. … “. Sulla scorta dei risultati ottenuti, in data 29 aprile 1902 il Ministro della Marina scrive al Comando Militare Marittimo di La Maddalena che: “Omissis … Il Ministero desidera che sia prima di ogni altra cosa esperimentato se dalla stazione di Tejalone costruita nel 1901, si può facilmente comunicare con quella di M.te Mario in corso di allestimento a Roma. Se negli esperimenti di trasmissione si incontreranno difficoltà insuperabili, si provvederà allora per la scelta e la costruzione costì di una nuova stazione, avvertendo che in tale caso si preferirà certo avvicinarsi molto al mare, scegliendo un punto come Guardia del Turco che ha anche il vantaggio della maggior vicinanza a codesto Comandi M.re M.mo. …”. Finalmente, in data 12 luglio 1902, L’Ufficio di Stato Maggiore della Marina scriveva alla Direzione Generale di Artiglieria e Armamenti che: “Omissis … Il Comando Militare Marittimo delle Maddalena, con sua lettera del 9 corrente, avverte questo Ministro che, dopo accurata visita dei luoghi, la località prescelta per la erezione di una stazione radio telegrafica è la posizione di Becco di Vela, in luogo di quella detta Guardia del Turco. La scelta della nuova località sarebbe suggerita, secondo il prefato Comando Militare Marittimo, da vantaggi d’indole militare tecnica rispetto alla primitiva scelta e dalla considerazione della minore spesa dall’essere quello di Becco di Vela terreno demaniale. Prima di comunicare al Comando M. M. l’approvazione del Ministro dell’operato suo, secondo l’avviso di quest’Ufficio, prego la S. V. di volermi far conoscere se codesta Direzione Generale ha nulla da obiettare al riguardo. E’ bene inteso, ad ogni modo, che, affinché la posizione della stazione radio-telegrafica sperimentale possa essere considerata definitiva, occorrerà a suo tempo la proposta di sanzione della locale Commissione di difesa, giusta le prescrizioni vigenti. …”. Tutti i pareri di competenza furono in brevissimo tempo espressi ed alla data del 27 luglio 1902, il Capitano di Corvetta Bonomo poté riferire al Ministro che: “Omissis … I lavori per la nuova stazione di Becco di Vela proseguono con sufficiente alacrità, ritengo però che la nuova stazione non potrà entrare in funzione prima del prossimo Ottobre, sia per la costruzione del fabbricato, che per la fornitura del materiale. …” (Sebbene Marconi non ha mai fatto esperimenti da siti dell’arcipelago, risulterebbe comunque un suo saluto , trasmesso via etere, dalla stazione di Monte Mario Roma alla stazione di Becco di Vela Caprera:  ASC, Emeroteca Romana: Per. 933/22 – “La stazione radio-telegrafica di Monte Mario. Stazione ad albero con filo aereo. Fotografia della Sezione fotografica del Genio”. Da: L’illustrazione Italiana”, 1 febbraio 1903 – “La stazione da poco installata dalla Marina italiana a Monte Mario, permette il collegamento con la Sardegna, essendo in corrispondenza con la stazione di Becco di Vela, sull’isola di Caprera. Quando Marconi giunge a Roma nel maggio 1903 l’impianto è già stato potenziato, con l’aumento del numero dei fili, portati da quattro a sei. Qui Marconi compie esperimenti di trasmissione, mandando il suo saluto ai sottufficiali di stanza nella stazione installata sull’isola della Maddalena, Lo Sacco e Da Pozzo, che sei anni prima hanno lavorato con lui, durante gli esperimenti che il giovane scienziato bolognese ha compiuti, rispondendo all’invito ufficiale del governo, in collaborazione con la Marina italiana … )

28 luglio

La legge n. 342 continua la legislazione speciale per la Sardegna.

17 settembre

Inaugurata in agro di Macomer la borgata «Villa Piercy», intitolata all’ingegner Benjamin Piercy, pioniere dell’agricoltura moderna in Sardegna, scomparso a Londra nel 1888.

19 ottobre

Dagli archivi comunali è stata recuperata la relazione del “Progetto dei lavori da eseguirsi per la costruzione del palazzo delle scuole maschili e femminili elementari per l’isola della Maddalena” a firma dell’Ingegnere Comunale Domenico Ugazzi (senza data, ma risalente sicuramente alla primavera del 1903).
Nella relazione si cita che “è in corso di costruzione il palazzo del Comune” e che sono stati costruiti il mercato, l’ammattatoio e un nuovo cimitero.
Ugazzi racconta che, per “ben quindici anni”, ogni amministrazione che prendeva le redini di questo Comune stabiliva una speciale posizione, faceva fare studi e progetti i quali non venivano attuati, perché a breve distanza, succedeva un altro consenso di vedute….”.
La località su cui sorse la scuola era denominata Pozzo largo o Scoglio, scelta da una apposita commissione in data 7.9.1902 e approvata dal Consiglio Comunale in data 19.10.1902.

Nella relazione sono riportati i dati demografici di La Maddalena nei quindici anni
precedenti:
         Anno                     Abitanti  

     ”   1889                         3545
     ”   1890                         4800
     ”   1891                         4200
     ”   1892                         4295
     ”   1893                         6122
     ”   1894                         6703
     ”   1895                         6865
     ”   1896                         5087
     ”   1897                         5281
     ”   1898                         5664
     ”   1899                         6027
     ”   1900                         6614
     ”   1901                         7055
     ”   1902                         7690
     ”   1903 (sino al 25 aprile) “ 7831.

Ugazzi prevede una popolazione massima di 9000 abitanti ed una popolazione scolastica “rappresentata dal 15% della popolazione effettiva” e calcola 9000 x 15/100 = 1350 alunni.
Da ciò ricava il numero delle aule che sono 14 al piano terra e 16 al piano superiore con una superficie complessiva di 1626,82 mq (circa 54,2 mq ciascuna con le dimensioni previste di 10,10÷9,75 x 5,50÷6,00).
Le aule del piano terra sono progettate per un’altezza di 5,50 mt internamente e quelle del primo piano per 5,00 mt.
Ugazzi, in particolare, si preoccupa dell’aereazione e prevede: “quindi ogni alunno ha disponibili da 5 a 6 metri cubi d’aria, la quale potrà essere continuamente rinnovata per mezzo di fori muniti di piccoli sportelli a coulisse praticati nelle pareti esterni dei muri perimetrali da cui entra l’aria pura, mentre quella viziata si solleva ed entra in fori praticati in prossimità del soffitto e passando per tubi verticali che terminano sul tetto”.
L’edificio è diviso in 2 parti distinte perfettamente uguali; una parte per i maschi e l’altra per le femmine, ciascuna costituita da 7 aule al p. terreno e 8 al primo piano

12 dicembre

Il Comune di La Maddalena emana un “Calmiere per la vendita delle carni ….