Correva l’anno 1905
A Simone Santini, sindaco di La Maddalena in sostituzione di Viggiani, succede Luigi Alibertini che ricoprirà l’incarico fino al 1908.
Nella sua casa di Moneta muore Angelo Tarantini, l’unico maddalenino ad aver partecipato alla Spedizione dei Mille fin dalla partenza da Quarto.
Il Palazzo comunale di La Maddalena è terminato.
Entra in funzione l’ufficio di Stato civile di Palau, concesso dal Comune di Tempio di cui Palau è una frazione.
“L’ex-custode della casa di Garibaldi a Caprera sporge querela contro chi ha accusato una sua figlia di aver profanato il letto dove spirò l’eroe dei Due Mondi. Si dice che la ragazza ha riposato nello storico letto per stare più comoda, non volando, almeno per una notte, dormire sulla sua stuoia. Il custode. ritenendosi ferito nell’onore, scrive una lettera di fuoco. rispondendo per le rime ai calunniatori: «Sono un onesto padre di quattro figlie. tutto oneste e ubbidienti. La mia figlia non ha nulla da temere dallo svolgimento della querela». Il signore che ha denunciato la profanazione sul quotidiano di Genova si chiama Foscolo Campo. È un vecchio combattente garibaldino, e l’ex-custode di Caprera afferma che la sua infamante accusa dev’essere certamente “frutto di un indebolimento della memoria”. Ad ogni modo, avrà modo di ricredersi quando, a conclusione di un’indagine ordinata dal Presidente del Consiglio, salterà fuori la verità. Intanto l’on. Ricciotti Garibaldi torna alla carica pei ottenere il trasferimento a Roma dalla tomba di Garibaldi. Il popolo della Maddalena insorge Ad una solenne manifestazione di protesta partecipano tutti i sindaci della Sardegna. Ricciotti è costretto a battere in ritirata.”
gennaio
Nel gennaio del 1905, dopo dieci anni di gestazione caratterizzati da comprensibili difficoltà, da decisioni che parevano definitive, da revoche, ripensamenti e varianti, i grandi portoni del nuovo palazzo comunale si aprivano per accogliere Consiglieri e Sindaco giustamente fieri della nuova casa comunale, della sua funzionalità, della sua eleganza sul fronte a mare della città, un’opera che stava al passo coi tempi e reggeva ampiamente il confronto con quelle realizzate poco più in là, dal Genio Militare. Fin dal 1894 il Sindaco Zicavo, mettendo l’accento sull’inadeguatezza del Municipio, che egli stesso definiva “ristretto , incomodo e si dirà anche indecente” proponeva una soluzione a portata di mano: usare l’area di un edificio acquistato in via Vittorio Emanuele integrandolo con un terreno attiguo acquisibile attraverso un esproprio concordato. Forse si sarebbe giunti a questa conclusione se non fosse intervenuto il solito cambiamento di amministrazione, con l’avvento di un personaggio, Giuseppe Volpe, aspramente critico nei confronti della precedente giunta; per principio a ragion veduta le si opponeva annullando di fatto le iniziative assunte e quindi, pur riconoscendo la necessità di un edificio Comunale consono alle necessità del paese, ne procrastinava la realizzazione. Nella primavera del 1896 una nuova proposta veniva discussa animatamente in consiglio e nei capannelli che si formavano nelle piazze e lungo il Molo: il consigliere Angelo Perugia aveva presentato un progetto per utilizzare come palazzo Comunale, previa aggiunta di un piano, l’edificio destinato al mercato: questo, logicamente, sarebbe stato spostato.
Finalmente inaugurato il nuovo palazzo e gli amministratori fieri di poter mostrare, sul fronte a mare della città, un’opera che stava al passo coi tempi e reggeva ampiamente il confronto con quelle realizzate poco più in là, dal Genio Militare. (il costruttore Muntoni, al quale era stata affidata la realizzazione del palazzo, non ebbe vita facile: continui ripensamenti e moltissime varianti introdotte dal rispetto al progetto originario, lo misero in difficoltà e lo costrinsero a rinunciare all’appalto e ad accontentarsi di un’indennità pari all’uno per cento del valore inizialmente stabilito. In effetti il progetto era stato stravolto e occorreva ripresentarlo con le trasformazione nel frattempo maturate e con quelle nel frattempo ipotizzate: stavolta fu l’ingegnere comunale Ugazzi a farsene carico, dapprima con una semplice variante (che avrebbe consentito di riprendere la costruzione anche se con una nuova asta), poi con un progetto nuovo: tutto ciò rappresento la sospensione delle attività dal 1900 al 1903. Finalmente, nell’agosto di quell’anno, i lavori, affidati ad Andrea Raffo, potevano riprendere, eseguiti con celerità tanto che, nel mese di aprile del 1904 si poteva festeggiare l’avvenuta copertura del tetto: seguendo l’uso locale, committenti e operai partecipavano ad un pranzo pagato, logicamente, dall’amministrazione. Nel mese di dicembre di quell’anno la consegna dell’intero edificio anche se mancavano i balconi e le balaustrate di marmo che non erano ancora arrivate dal continente e sarebbero state posizionate successivamente: febbrilmente, nello stesso mese di dicembre si disdiceva il contratto con Tomaso Volpe, nei cui locali di via Principe di Napoli erano stati ospitati gli uffici comunali negli ultimi anni, si firmava il vantaggiosi accordo con il Ministero delle Poste e Telegrafi per la cessione in affitto per 1.500 lire annue, dell’intero piano terreno del nuovo palazzo, previe trasformazioni da effettuare nel più breve tempo possibile.)
28 gennaio
Nasce don Silvestro Zonza. Nacque in via Tola, figlio di Antonio, nocchiero di prima classe e Maria Albano. Primo di quattro figli (gli altri erano Matteo, Lina, Giuseppe), frequentò le scuole Elementari all’Istituto San Vincenzo (da poco aperto) e a 12 anni entrò in seminario a Castelsardo (poi a Tempio), compagno di corso di Salvatore Capula. Vescovo di Ampurias e Tempio (così allora si chiamava la diocesi) era il francescano Giovanni Maria Sanna il quale volle portarlo con sé quando venne trasferito a Gravina di Puglia (provincia di Bari). Era il 1922 e Silvestro, seminarista diciassettenne, lasciò per sempre la Sardegna dove farà ritorno per sporadiche e brevi visite a La Maddalena. Il 30 marzo 1929 Silvestro Zonza fu ordinato sacerdote nella cappella dell’episcopio di Gravina e qualche giorno dopo a La Maddalena, nella chiesa di Santa Maria Maddalena gremita di parenti e concittadini celebrò la prima Messa. Parroco dell’epoca era il canonico Antonio Vico, lo stesso che lo aveva battezzato 24 anni prima. Rientrato a Gravina don Silvestro Zonza assunse ufficialmente la carica (che di fatto esercitava da qualche anno) di segretario del vescovo mons. Giovanni Maria Sanna e tre anni dopo fu nominato canonico della cattedrale di Irsinia. In quegli anni oltre all’incarico istituzionale si occupò di opere caritative e dell’Azione Cattolica. Con le dimissioni per anzianità del vescovo Sanna (1953) cessò anche la carica di segretario di don Zonza (durata oltre trent’anni) il quale chiese ed ottenne la cura della zona pastorale di Dolcecanto, una zona rurale in rapida espansione in conseguenza della riforma agraria varata dal governo. A quasi cinquant’anni, e dopo una vita “di Curia”, don Zonza con estremo fervore ed insospettato spirito pionieristico si immerse nell’opera di evangelizzazione dei coloni, seguendo con impegno giovani, famiglie ed anziani, costruendovi una chiesa e realizzando opere parrocchiali ed importanti opere sociali. Nominato vicario economo della istituita parrocchia, nel 1960 ne divenne parroco. Nel 1969 mons. Salvatore Isgrò, già vescovo di Tempio e Ampurias, all’epoca vescovo di Gravina di Puglia, lo insignì del titolo di Monsignore, in riconoscimento di ben 57 anni di impegno e servizio nella diocesi. Don Silvestro Zonza morì il 3 giugno 1986, all’età di 81 anni, dopo un breve periodo di infermità.
16 maggio
La Sotto-direzione Autonoma del Genio Militare di Maddalena aveva predisposto un progetto per la “Costruzione di un fabbricato per alloggio di n° 4 famiglie presso l’Ospedale Vecchio” in luogo del baraccone esistente in legno adibito ad infermeria, che versava in cattive condizioni. I lavori furono appaltati l’anno seguente, il 16 maggio 1905, all’Impresa Mauro Facchini domiciliato a La Maddalena, ed il contratto fu rogato a Tempio il 1° luglio al N° 1 Vol 61 Atti pubblici, esatte Lire 168,00, l’importo dei lavori era di Lire 12.075,00.
11 giugno
Giuseppe Garibaldi Canzio, figlio di Teresita e di Stefano Canzio nasce a Genova il 21 maggio 1883, in via Assarotti n.31, l’anno successivo alla morte del nonno Giuseppe Garibaldi. Porterà sempre il nome di Giuseppe Garibaldi Canzio. A Caprera, l’11 giugno 1905, sposa Maria Teresa Ceretti, figlia di Celso Ceretti; la coppia, da cui nasceranno tre figlie, vivrà a Bologna dove Giuseppe muore il 20 settembre 1949.
1 agosto
Muore Angelo Tarantini, fu l’unico maddalenino ad imbarcarsi a Quarto per la nota Spedizione dei Mille. Nato nel 1836, fin da giovane, grazie anche alla presenza di Garibaldi a Caprera, entrò in contatto con il movimento risorgimentale. Dopo una breve attività nella marineria mercantile, si dedicò all’attività di proselitismo patriottico nel piccolo centro di Thiesi, paese agricolo del sassarese, raggiunto in relazione a legami familiari. La grande scelta della sua vita fu la partecipazione all’impresa garibaldina nel Regno Borbonico, durante la quale, in seguito allo storico scontro di Calatafimi, fu insignito di medaglia al valore. A differenza di tanti altri volontari delle guerre del Risorgimento, dopo aver cercato di entrare nelle file dell’esercito piemontese ed esserne stato escluso dall’ostile determinazione governativa, continuò sino al 1862 il suo impegno patriottico all’interno dei movimenti rivoluzionari genovesi, in particolare presso la Società Emancipatrice.
30 settembre
Cerimonia di inaugurazione del campanile della chiesa di Santa Maria Maddalena dopo i lavori di restauro.
2 ottobre
In occasione delle manovre navali, Vittorio Emanuele III, succeduto a Umberto I nel 1900, visita La Maddalena e Caprera. È accompagnato dal duca di Genova, Tommaso di Savoia, e dall’ammiraglio direttore generale dell’armata navale. Gli ammiragli Bettolo e Gualtiero sono i comandanti delle due squadre che, per esercitazione, si fronteggia no. Durante le manovre muore un maresciallo macchinista, a causa dello scoppio del tubo vaporizzatore di una caldaia. Il sovrano, presente nell’arcipelago di La Maddalena in occasione delle esercitazioni navali della Regia Marina espresse l’idea, così è riportato sul quotidiano ‘Il Messaggero di Roma’ del 22 marzo 1906, “dell’opportunità di procedere ad un rimboschimento di queste Isole, avendo osservato che ad onta della natura del suolo, in molte località crescono spontaneamente arbusti ed anche alberi di alto fusto, e che molti alberi di recente piantati vegetano in prossimità delle nuove abitazioni, che in numero sempre crescente sorgono alla Maddalena. Nella visita che il Re fece alle principali fortificazioni di questa piazza marittima accompagnato dall’on. Mirabello, espresse al Ministro della Marina il suo convincimento che il suolo, se non ovunque, in moltissime zone sia capace di vegetazione e l’opportunità di procedere ad rimboschimento, dal quale certamente trarranno grande vantaggio queste località. L’on. Mirabello, in omaggio al desiderio espresso dal Sovrano, interessò opportunamente i vari colleghi e ne facilitò il compito, mettendo a disposizione dell’Ispettore Forestale di Sassari, incaricato dei lavori, mezzi di trasporto, strumenti da lavoro e quanto altro poteva occorrere“. La citata corrispondenza giornalistica del 1906 così prosegue: “Da qualche settimana sono stati iniziati alla Maddalena importanti lavori di rimboschimento, secondo progetto completo che comprende oltre detta isola, l’altra di Caprera ad essa unita da un ponte agevole. Il primo saggio di cultura boschiva è stato intrapreso sopra una zona di 25 ettari di terreno demaniale nell’isola della Maddalena, a cura del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio. Recentemente infine, il Ministero dell’Interno dispose che una squadra di condannati questa casa intermedia di pena, fosse impegnata in questi lavori“. Il rimboschimento, composto soprattutto di pini marittimi, attecchì soprattutto nell’isola di Caprera, e crebbe sviluppandosi in grandi e caratteristiche pinete per oltre ottant’anni, grazie anche all’impegno ed al controllo della Regia Marina, fino ai disastrosi incendi degli anni Novanta, quando gran parte delle quasi centenarie pinete andarono distrutte per opera dei piromani. Dal 1977 Caprera era passata sotto le competenze del Ministero dell’Agricoltura e Foreste.