Correva l’anno 1914
Il giovane principe ereditario di Casa Savoia Umberto di circa 10 anni su disposizione di Re Vittorio Emanuele III fu affidato alle cure del suo precettore, il maddalenino Alfredo Volpe. Il giovane principino, in quell’anno fu imbarcato sull’incrociatore Reale nave Puglia per la sua prima esperienza marinara con una crociera nel mediterraneo. A bordo di detta unità navale doveva apprendere i primi rudimenti dell’arte marinaresca, quale il confezionamento dei nodi marinari ed altro. Il suo istruttore fu designato e personalmente scelto dal suo procuratore Bonaldi uno dei più valenti marinai di quel tempo, il maddalenino Volpe Alfredo nocchiero di I classe. In quel periodo il Volpe era assegnato quale Istruttore presso l’Accademia navale di Livorno. Tra il principino ed il Volpe si stabilì subito una cordiale e sincera amicizia che si protrasse per tutto un lungo periodo della loro vita in forma epistolare, fino alla partenza di Umberto per l’esilio nell’anno 1946 ed oltre.
Francesca Armosino istituisce un giardino d’infanzia nei locali militari di Punta Chiara.
Lo scrittore russo Michail Nikolaevic Semenov è in visita in Sardegna dopo essere passato in Corsica. Scrive un libro di appunti di viaggio (che pubblicherà solo nel 1950) intitolato Bacco e sirene. Accenna anche a Palao (così nel testo).
A Santa Teresa, malgrado le lamentele, non è possibile istituire un regolare servizio di illuminazione pubblica.
gennaio
Esce a Tempio il primo numero di ‘‘Sardegna’’, la rivista di Attilio Deffenu: comparirà per altri tre fascicoli stampati a Milano.
A Cala Gavetta tre fanali elettrici furono piazzati tra gennaio e febbraio 1914, dato che il Comune si impegnò a pagare il giorno 6 di febbraio, la lavorazione di tre basamenti in granito e la loro posa in opera per erigervi le apposite colonne reggi lampade. Si sistemano pure le gradinate storiche delle prime abitazioni isolane, arroccate sui costoni rocciosi definiti “I castelletti”, che convogliavano alla cala gran parte dei pescatori. Si denunciano intanto interventi-truffa della giunta, per la manutenzione della ringhiera in ferro, posta alla base della nuova colonna Garibaldi, edificata nel 1907. Sicuri che nessuno avrebbe fatto le pulci al monumento dell’intoccabile Eroe, questa ringhiera era diventata una sorta di pozzo di san Patrizio per spese che dal 1913 al 1915, non si sapevano giustificare diversamente. Si scopre che per 30 metri di ringhiera, c’erano voluti 16 kg di minio, 11 kg di olio cotto, 2 kg di acqua ragia, 14 kg di pittura verde, 8 pennelli per pittura, 4 pennelli da smalto, 1 pennello per calce (?), un numero imprecisato di operai per 57,5 giornate di lavoro! Spese prontamente identificate e stigmatizzate con dovizia di particolari esilaranti dal Rag. Raffaele Ferri, Ispettore di Ragioneria del Governo, arrivato all’isola per una complessa inchiesta amministrativa, alla vigilia della prima Guerra Mondiale. Questi provvedimenti parziali, non serviranno comunque a risolvere il problema della cattiva gestione delle finanze comunali, visto che le truffe risulteranno chilometriche, e che comunque non sortiranno alcun effetto penale o amministrativo. Restava il vero problema del porto di La Maddalena, non in grado di ospitare un traffico di una certa importanza, perché non si erano ancora trovati sbocchi alternativi a Cala Gavetta, che, per contro, rimaneva un affollato ricovero dei gozzi.
22 marzo
Muore a Roma, Luigi Faravelli, era stato comandante della piazza marittima della Maddalena (1908-1910).
27 aprile
Un’invasione di cavallette distrugge i campi delle Baronie. Contemporaneamente, la siccità mette in ginocchio l’intera isola: morie di bestiame, raccolti perduti, assenza di acqua potabile.
10 maggio
Roma. Inaugurato nella sala di Castel Sant’Angelo il primo Congresso Regionale Sardo.
13 maggio
Muore a Sassari, a 65 anni, il musicista Luigi Canepa.
5-7 giugno
Il principe ereditario Umberto di Savoia, 10 anni, visita le batterie dell’isola.
22 giugno
Conflitto a fuoco nelle campagne di Olzai tra carabinieri e latitanti orgolesi. Restano uccisi il super latitante Onorato Succu e Giovanni Corraine. Morto anche un appuntato dei carabinieri.
3 luglio
La Camera approva il progetto di legge Casavola contenente provvedimenti per la Sardegna. Tra gli altri: creazione di bacini artificiali sul Tirso e sul Coghinas; esonero per i sardi dal pagamento dell’imposta sui terreni; provvedimenti a favore degli agricoltori e dei pastori colpiti dalla siccità.
4 luglio
Muore in guerra il caporale Angelo Zacchera, era nato a La Maddalena il 26 luglio del 1894, fu tra coloro che vennero chiamati, ventenni, allo scoppio del conflitto e venne inquadrato nel 64° Reggimento Fanteria, che insieme al 63° formava la Brigata “Cagliari”. Purtroppo Angelo non avrà modo di vedere a lungo la guerra, cadrà infatti colpito a morte durante un combattimento il 4 luglio, poco più di un mese dopo la dichiarazione di guerra. Aveva 20 anni. Alla memoria gli venne concessa la medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: “Costante esempio di coraggio e di noncuranza del pericolo, lasciava la vita nel combattimenti“.
4 luglio
Il Capitano di Porto, allerta il Municipio del continuo utilizzo della dinamite dai pescatori di frodo…
5 agosto
La mobilitazione semaforica di tutte le zone della Regia Marina era già stata messa in atto fin dall’agosto 1914, ed era stato iniziato il servizio di guerra.
Sebbene in seguito durante la neutralità il servizio fosse stato un po’ ridotto, l’ufficio IV dello stato maggiore, a mezzo delle stazioni di vedetta dell’ Adriatico e dello Jonio, si mantenne costantemente al corrente di tutti i movimenti di navi mercantili nazionali e fu perciò in condizioni di notificare ad esse lo stato di guerra ed ordinare loro di rifugiarsi nei porti italiani.
Con la data del 5 agosto fu notificato ai naviganti che le acque territoriali di accesso alle piazzeforti di Spezia, La Maddalena, Taranto e Venezia erano state difese con sbarramenti di mine, che ne era vietato di conseguenza l’accesso dal tramonto all’alba e che s’imponeva l’obbligo di servirsi del pilota.
I comandi delle piazze marittime disposero per organizzare il servizio semaforico per il riconoscimento e l’approdo, e le unità minori per il pilotaggio, ed infine d’accordo con il ministero degli interni e con quello della guerra furono date ai comandanti delle piazze marittime ampie facoltà relative alle circostanze.
Il problema della difesa antisommergibile alla fine del 1915. Nel novembre fu proposto dall’Inghilterra di creare una nuova e più stretta intesa fra le tre marine alleate che, conservando gli accordi di massima intervenuti direttamente tra i comandi navali circa le zone di propria giurisdizione, regolasse una più intima collaborazione dei mezzi e delle persone incaricate dell’ordinamento di quella difesa, in tutto il Mediterraneo. Si doveva cioè cercare una coordinazione dell’ opera sia dei comandi navali, sia delle autorità dei porti e delle piazze marittime.
In una breve serie di sedute tenute a Parigi dal 29 novembre al 3 dicembre 1915 tra i delegati navali della Francia, Italia ed Inghilterra furono segnate le basi di un accordo circa le misure da adottare che comprendevano :
1°) la ripartizione del Mediterraneo in zone per l’ assegnazione dei bastimenti di pattuglia di ciascuna nazione;
2°) l’organizzazione del traffico delle navi mercantili nel Mediterraneo, fossero esse requisite o no;
3°) l’organizzazione di un servizio d’informazioni per i bastimenti in navigazione per mezzo della radiotelegrafia e dei semafori, nei riguardi dei movimenti dei sommergibili nemici.
All’Italia furono assegnate quattro zone : il mar Tirreno (zona 3a) limitato dalle congiungenti Ventimiglia con Capo Corso e Capo Spartivento (Sardegna) con Trapani, il mare Adriatico (zona T) fino alla congiungente Otranto con Capo Linguetta, il mare Ionio (zona 6a) limitato a Sud Est dalla linea Capo Passero-Capo Kephali, e infine la zona libica (zona 18a) limitata a Nord da una linea curva ideale dal confine tunisino al confine egiziano.
Per il servizio d’ informazioni furono stabilite segnalazioni radiotelegrafiche convenzionali, colle quali ciascun bastimento doveva al più presto comunicare ai bastimenti vicini ed alla più prossima stazione costiera l’ avvistamento di un sommergibile e le vicende dell’ incontro. Le stazioni costiere dovevano trasmettere a loro volta le notizie avute alle autorità marittime da cui dipendevano, e nello stesso tempo ripeterle per radio nelle ore pari fino a che non fossero state comprese nel bollettino generale che due volte al giorno le grandi stazioni R. T. del Mediterraneo avrebbero trasmesso all’aria.
Infine le stazioni semaforiche dovevano segnalare ad ogni nave che passava in vista i sottomarini eventualmente avvistati nelle ultime tre ore.
La convenzione di Parigi, approvata dalle tre nazioni, andò in vigore il 1° gennaio 1916, e fu la prima intesa internazionale, sulla quale andò poi successivamente costruendosi la complessa organizzazione di difesa, che riuscì alla fine a vincere l’offensiva minacciosa del naviglio subacqueo germanico.
Ottobre
La chiusura, per oltre 70 giorni, delle miniere di Buggerru getta sul lastrico centinaia di famiglie. Su 3500 abitanti, i disoccupati ammontano a oltre 1000.
25 novembre
Il 28 luglio del 1914 l’Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Serbia; il 1° agosto dello stesso anno la Germania dichiarò guerra alla Russia e il 3 agosto alla Francia; Nella stessa giornata del 3 agosto 1914 l’Italia dichiarò la propria neutralità rispetto alle guerre appena iniziate. Italia che, per un trattato difensivo (Triplice Alleanza) era alleata con Austria-Ungheria e Germania. Il 4 agosto la Gran Bretagna dichiarò guerra alla Germania e nella stessa giornata la Germania invase il Belgio e il Lussemburgo. Come se non bastasse il 23 agosto il Giappone dichiarò guerra alla Germania e il 23 novembre l’Egitto alla Turchia. Il 25 novembre il Regno d’Italia invase Valona, in Albania. Era iniziata la Prima Guerra Mondiale. Ma come venne vissuto quel 1914 a La Maddalena? Da Roma giungevano, attraverso ciò che scrivevano i giornali e le notizie che trapelavano dagli ambienti militari, notizie spesso contraddittorie, e tali affettivamente erano, sulle scelte che avrebbe fatto il Governo. La prima contraddizione, seguita alla dichiarazione di neutralità di meno di tre mesi prima, era stata infatti l’occupazione della cittadina albanese. Nell’ottobre del 1914 l’Italia si trovava, a guerra europea iniziata, facendo parte della Triplice Alleanza, potenzialmente soggetta ad attacco francese, e in tal caso la Piazzaforte di La Maddalena, per la sua posizione geografica, era in prima linea, essendo separata dal “nemico” dalle poche miglia di mare delle Bocche di Bonifacio. Ed in funzione antifrancese la Piazzaforte era stata costruita. Dal 1887 erano state realizzate ben 17 fortificazioni anti nave, tra le isole di Maddalena, Caprera, Spargi e la costa dell’Isola Madre, oltre al Porto-Arsenale di Moneta. E proprio nel 1914 era stata terminata e inaugurata l’opera fortificata Regia Batteria di Carlotto (M4). Ma che dall’inizio del conflitto le cose fossero come prima non era precisamente così. Intanto cominciarono ad intensificarsi il passaggio a largo di navi militari come anche dei primi sommergibili germanici. E venne incrementa, in quegli ultimi mesi del 1914, la presenza a terra di militari della Marina e dell’Esercito, fino a raggiungere il numero di 1500 uomini. Nelle banchine e alla fonda c’erano la corazzata Sardegna, il cacciatorpediniere Fulmine, l’esploratore Levante, la nave scorta Mafalda, armata per la caccia ai sottomarini, oltre ad un nutrito numero di naviglio minore, con i loro numerosi equipaggi che si aggiungevano a quelli a terra. Gli armamenti inoltre, in quei mesi del 1914 e nei primi del 1915 furono rafforzati coll’arrivo di alcuni potenti cannoni antinave. Il 1914 come metà del 1915 fu veramente un periodo di apprensione, d’incertezza e di attesa del nemico. “Deve essere tenuto presente che la possibilità, per la flotta, di giovarsi di La Maddalena, è d’importanza vitale per la difesa marittima dello Stato, perché è questa la sola posizione che consente, per doppia uscita e per la sua ubicazione, di contrastare il dominio del Tirreno e del Mediterraneo occidentale contro una flotta superiore”. Così scriveva della Piazzaforte di La Maddalena, il 3 settembre del 1913, il Capo di Stato Maggiore della Marina. E aggiungeva: “Numerose informazioni concordano nel far ritenere che sia nelle mire della Francia di fare un’azione rapida e vigorosa contro Maddalena: Si ha notizia che si accrescono i contingenti di truppe nel Sud della Corsica, e che ivi si lavora a preparare punti di appoggio per le forze navali”. Queste notizie all’epoca, ovviamente, erano riservate, ma il clima che militari e civili vivevano nell’Arcipelago rifletteva queste parole. Anche perché notizie “di contrabbando” che giungevano soprattutto da Bonifacio le confermavano. E proprio nel 1914 vennero installati, in alcune fortezze, i moderni e potenti obici Amstrong, che potevano battere il mare, a 360°, fino ad una distanza di 14 chilometri. Tanto appariva imminente l’attacco che era stato redatto un piano d’evacuazione della popolazione, un piano imponente di trasferimento nel centro della Sardegna, in poco tempo, di quasi 10.000 persone. L’Italia, è stato scritto nella puntata precedente, allo scoppio delle ostilità si era dichiarata neutrale (3 agosto 1914) ma il 25 novembre 1914 una spedizione militare, poi denominata Corpo di Spedizione Italiano in Albania, aveva occupato la cittadina di Valona. Lo scopo era chiaro, contrastare le forze austro-ungariche in quel territorio. Operazione che, da quelli che formalmente erano ancora i nostri alleati, venne vista come atto di ostilità nei loro confronti. Se a Roma infatti, parte delle forze politiche erano ancora favorevoli alla neutralità cresceva giorno dopo giorno la pressione degli interventisti, chi a favore a fianco gli Austro-Ungarici, e chi contro. L’occupazione di Valona fece intravvedere però su come si stesse orientando il governo alla cui testa c’era Antonio Salandra, il quale, si seppe dopo, fin dallo stesso agosto, aveva avviato trattative segrete proprio con la Francia, la Gran Bretagna e la Russia (Triplice Intesa), assicurando l’ingresso in guerra dell’Italia contro Germania e Impero Austro-Ungarico, in cambio della stessa Valona e dell’Albania, della Dalmazia, dell’Istria e del Trentino. Eppure a La Maddalena, i maddalenini, nonostante la consapevolezza di essere in prima linea, il rischio di vedersi assalire, bombardare, invadere, in quegli ultimi mesi del 1914, a guerra iniziata, continuavano a lavorare; gli scalpellini di Cava Francese, gli operai dell’Arsenale, i pescatori, muratori e manovali impegnati nelle realizzazioni e completamenti delle opere militari, come di quelle opere civili e pubbliche che rendevano davvero Piccola Parigi quest’Isola. Cosa riservava il futuro? Nessuno allora poteva prevederlo. Ma se, in quel lontano 1914, un maddalenino doveva recarsi a Tempio, sede di tribunale e fiscale, o a Sassari, in questo caso soprattutto per motivi di salute, come faceva? Non era stata ancora costruita la ferrovia (lo fu nel 1933) non rimaneva che “salire” a piedi e con qualche passaggio col “carro a buoi”, il calesse e la “diligenza”. Da Palau già da qualche anno partiva ogni giorno la Fides, società che aveva acquistato un torpedone (capace di trasportare 16 passeggeri) che in oltre 2 ore (in salita) raggiungeva Tempio mentre impiegava 1 ora e ½ da Tempio a Palau (in discesa). Quasi 4 ore ci volevano poi per raggiungere Sassari. In tutto circa 6 sei ore, per strade impervie e strette. Fermo restando che, se si fosse trattato di militari e loro familiari, a La Maddalena c’era l’ospedale militare e da pochi anni l’Ospedaletto Garibaldi, voluto da Costanza, moglie di Ricciotti Garibaldi, l’alternativa per i civili (almeno i benestanti) erano l’ospedale di Cagliari (raggiungibile con i postali), o quelli di Genova, prendendo la nave da Golfo Aranci o dalla stessa Maddalena, con viaggi però bisettimanali o tris. Il collegamento col piccolo borgo di Palau avveniva tramite barconi, come anche con Terranova (Olbia) e Golfo Aranci. A partire da 1908 le caserme militari cominciarono ad essere servite dalla luce elettrica fornita da generatori, inizialmente a vento, e dal 1912-13 anche alcune zone “civili” del centro storico lo furono. L’acquedotto non era stato ancora costruito pertanto, nelle case come negli uffici pubblici, il preziosissimo liquido veniva attinto dai pozzi e dalle cisterne. Quasi tutte le case ne erano dotate, come anche alcune piazze: una tra tutte quella di Piazza di Chiesa, esistente tutt’oggi. C’erano anche le “vadine” e le fontane, ma di acqua non ne avevano di certo d’estate … Direttamente sfociante a mare era il sistema fognario in “minimissimo” embrione. Per tutto il resto, c’erano i pozzi neri, per chi aveva il water a casa. Ma la maggior parte di queste ne erano sprovviste e buona parte della popolazione si serviva di vasi (non raramente svuotati in strada) o faceva i propri bisogni all’aperto. Lo abbiano già scritto, che il 25 novembre del 1914 le truppe italiane avevano occupato la città di Valona, in Albania, segnale inquieto di un possibile, imminente intervento in quella che ancora non si sapeva fosse la Prima Guerra Mondiale. Il 9 settembre la Germania era stata pesantemente sconfitta sulla Marna mentre il 9 il Giappone aveva attaccato la Cina. Il 28 ottobre l’impero Ottomano aveva attaccato la Russia nel Mar Nero e il 6 novembre l’Egitto aveva dichiarato guerra alla Turchia. A La Maddalena si vivevano quei mesi di neutralità, lo abbiamo già scritto, con apprensione e c’era chi, non senza motivo, la notte aveva gli incubi di attacchi francesi provenienti dalla Corsica. E che Maddalena fosse “punto sensibile” lo confermava il fatto che fosse ancora considerata il baluardo della difesa della Sardegna e di conseguenza, nazionale. Per questo, oltre alla Regia Marina, importanza aveva la presenza del Regio Esercito (con reparti di Fanteria, Artiglieria e Bersaglieri), specialmente quello dislocato nel nord Sardegna che, alla difesa della Piazzaforte di La Maddalena doveva concorrere, ad ogni costo, Esercito che aveva i propri comandi a Ozieri e soprattutto a Tempio. Dai primi anni del 1900, a Caprera-Stagnali, era acquartierato il “Goito”, XXV Battaglione del 3° Reggimento Bersaglieri. Diversi ufficiali e bersaglieri del Battaglione “di Stagnali” avevano partecipato alla campagna di Libia e alla guerra Italo-Turca del 1911, e alcuni vi erano morti. Dagli inizi del secolo esisteva inoltre la così ancor oggi chiamata “Artiglieria”, il Comando Autonomo della Brigata Artiglieria da Costa della Sardegna, oltretutto con un’attrezzata “piccionaia”, allevamento di colombi “militarizzati”, utilizzati per l’invio e il ricevimento di dispacci. Di fronte a Isola Chiesa, infine, era operativa la caserma che ospitava il 59° Reggimento Fanteria. Nel 1914, nella cava di granito di Cala Francese lavoravano un centinaio di persone. La Società Esportazione Graniti Sardi, fondata a Genova nel 1901, in quei primi anni del ‘900 aveva due commesse importanti: la costruzione del bacino di Malta e la pavimentazione di via XX Settembre a Genova. A queste se ne aggiunsero molte altre, in Italia e all’estero, ma anche alcune delle costruzioni pubbliche furono realizzate col granito di Cava Francese. Dal punto di vista dell’occupazione locale, erano molti gli operai impiegati nelle cave, maddalenini, galluresi, toscani, liguri e piemontesi, molti di essi giunti per la richiesta di manodopera necessaria per la realizzazione delle opere militari. Da una ventina d’anni, a Moneta, era entrato in funzione il Regio Arsenale Militare che attorno al 1914 contava circa 120 occupati e 200 forzati. In quella Maddalena “operaia”, dove si diffondevano le idee socialiste, operavano due società di mutuo soccorso: La Società di Mutuo Soccorso dell’Isola di La Maddalena e la Società di Fratellanza Elena di Montenegro. Ma c’era già anche l’assistenza cattolica, ad opera delle suore “francesi” che dal 1903 avevano aperto la Casa San Vincenzo. Vi erano tre medici, i dottori Giacomo Gambarella, Angelo Falconi e Raniero Nani. E due farmacie, la Loriga e la Manconi. Come anche tre “levatrici”, sempre molto occupate. La popolazione di La Maddalena era infatti molto giovane, essendo in gran parte formata da lavoratori immigrati e da militari, ed esuberante, e i costumi risultavano piuttosto rilassati e disinvolti. Il parroco dell’epoca, Antonio Vico, lamentava pochi matrimoni e molte unioni “illegittime”, come allora si diceva. Le famiglie, fossero, esse “legali” o meno, erano sempre numerose, con molti fratellastri e sorellastre, per via delle frequenti morti dei genitori e delle nuove unioni. Ma c’erano anche tanti figli di “N.N.” sebbene l’aborto fosse una pratica piuttosto diffusa. Una “istantanea” dell’epoca, la scattò nel 1905 Padre Manzella in “Missione al Popolo”. La popolazione, scrisse nelle sue relazioni, era “eterogenea, costituitasi da persone provenienti da varie parti dell’Isola e dal Continente”. Nell’Isola “gli opifici governativi sforzano i poveri operai a un illegale e crudele lavoro festivo” e i “numerosissimi militari mantengono la solita parte del malcostume”. “Massoneria, valdismo, increduli e non praticanti, formano i diciannove/ventesimi della popolazione”. Popolazione che al 31 dicembre del 1914 era di 11.547 abitanti, di cui 9.719 civili e 1828 militari. Questi ultimi erano pari al 15% del totale. (C. Ronchi)
29 novembre
Muore il poeta Sebastiano Satta (era nato a Nuoro nel 1867). Grandiosi funerali civili a Nuoro e commemorazioni in tutta l’isola.
1 dicembre
Anche in questo periodo l’attività’ del nostro Ospedale deve ridursi al funzionamento dell’Ambulatorio che affidato alla sapiente direzione del Dottore Professore Getullio Concordi …(…)… ha potuto giovare non poco alla parte non abbiente della popolazione di La Maddalena”……..Ottavo Rapporto dal 1 Dicembre 1914 al 31 dicembre 1921 dell’Ospedale Giuseppe Garibaldi.
8 dicembre
Tragedia nella acque isolane, muore per annegamento la maddalenina Giulia Zicavo di anni 77.
13 dicembre
Accolto trionfalmente a Sassari, il deputato socialista trentino Cesare Battisti, fautore dell’intervento in guerra dell’Italia contro l’Austria. Il teatro Civico non riesce ad accogliere la folla imponente accorsa ad assistere alla sua conferenza.