CronologiaMillenovecento

Correva l’anno 1945

Con l’Ilva che si riproponeva con la squadra del 1943 – rafforzata da Elindo Balata, già in forza nelle file del Cagliari – ritornava tra i maddalenini il grande entusiasmo per il pallone. Altre squadre, dietro alterne fortune, nascono e muoiono nel giro di pochi anni. Nel 1947 ben sei squadre si contendono il comunale. Attorno al calcio orbitano circa 300 ragazzi, tutti desiderosi di indossare la gloriosa maglia bianco-celeste e da una dura selezione proprio di quegli anni emergono giovani come Peppino Sculafurru e D’Oriano. Nello sesso anno nasce la “Proletaria” di chiara derivazione social-comunista (mentre l’Ilva in quegli anni subirà la presenza democristiana). La Proletaria sfonda subito alla grande: vince il campionato e sale in 2° divisione. Tra i dirigenti fondatori, Roberto Barago, Vittorio Cavani (già giocatori dell’Ilva negli anni ’30), Mariolino Luongo e Pietro Balzano. Il 48/49 è l’ultimo anno con la denominazione “Proletaria” (nell’aprile del ’48 c’erano state le elezioni politiche nazionali ed il Fronte era stato sconfitto). Il nome nuovo è Cral Marina (l’Ilva nel frattempo si chiama Ilvarsenal ed anche, per qualche anno, Arsenal Maddalena). Le due squadre, come si può osservare dai nomi, sono pesantemente controllate da i due sponsor istituzionali di sempre: i partiti e la Marina. Ma le squadre sono vive, toniche, il tifo è alle stelle, il Comunale è sempre stracolmo di gente (la TV ancora non c’è), ed anche i derby sono sempre più infuocati. O sei Ilvano o sei Crallista! non si può stare alla finestra. Su questa leggendaria squadra, la Proletaria, circola un aneddoto. Pare che la Proletaria dovesse affrontare una trasferta, nel Sulcis, Iglesias o Carbonia, comunque una città mineraria ricca, all’epoca, di movimenti operai simpatizzanti per il comunismo. La trasferta era molto temuta, proprio per il gran supporto e la carica agonistica che il pubblico trasmetteva alla squadra locale. Per il riscaldamento scesero in campo i giocatori locali, accolti dal boato dei propri tifosi, subito dopo, con un po di timore fecero la loro comparsa i ragazzi della Proletaria. Ebbene, pare che, una volta viste le magliette che indossavo, cominciò a ad emergere qualche timido applauso e che alla fine, gran parte del pubblico avversario tifava la Proletaria che uscì vittoriosa dal difficile campo. Purtroppo non posso dire quanto ci sia di vero in questa storia e quanto sia invece frutto di “leggende popolari”, però mi piace immaginare che sia tutto effettivamente accaduto e che gli ideali abbiano, almeno una volta, avuto il sopravvento sul campanilismo da stadio…

La formazione della  Proletaria in foto, da sinistra in alto: Roberto Barago, Gennarino Piras, Augusto Morelli, Natale Varsi “connaretto“, Lino Ugazzi, Nino Pinna, De Pao, Vittorino Tedde, Aldo Balzano, Vittorio Cavani “farfallina” (allenatore) da sinistra in basso: Raimondo Parisi, Egidio Serra “u comunista“, Agostino Acciaro “patatò“, Fernando Amato “topuleddu”, la maglia era rossa con polsini e colletto blu, con falce e martello gialla cucita sul petto ricamata dalle suore perché cosi costava meno ……

Vincenzo Ghirardi è nominato commissario prefettizio di Santa Teresa. Negli anni di guerra la Torre è stata utilizzata da un reparto di paracadutisti che hanno costruito la scala esterna di accesso.

19 gennaio

Muore in battaglia, il “repubblichino” (RSI) maddalenino Giuseppe Dadea. Era nato alla Maddalena da Mario il 11 luglio 1895.

23 gennaio

Costituita a Cagliari, con capitali sardi, la società Airone, che dovrà gestire i servizi aerei fra la Sardegna e il continente.

25 gennaio

Arriva a La Maddalena Licio Gelli, e si stabilisce in via Raffaello Sanzio presso il cognato Mario Canovai, sottufficiale di Marina al locale Deposito CREM. Era partito da Napoli il 23, munito del permesso rilasciatogli da quella Questura, ed era sbarcato a Cagliari il 24. A Maddalena, l’ex repubblichino tenta di rifarsi una vita dandosi alla rappresentanza commerciale: tra aprile e giugno compie viaggi d’affari a Sassari, Olbia e Nuoro, mentre a luglio richiede una licenza di commercio (abbigliamento e affini) al comune di La Maddalena. Il 12 giugno «fonte confidenziale» informava il comandante della stazione CC.RR. di La Maddalena che «certo Gelli Licio», residente sull’isola, «era ricercato e probabilmente taglionato». Il 13 veniva informato il capocentro di Cagliari, che ordinava il fermo di Gelli, fermo che veniva eseguito il 17, ma, in seguito all’esibizione degli attestati, il maresciallo dei Carabinieri «si limitava interrogarlo a verbale». Il 13 settembre Gelli è arrestato dai Carabinieri di La Maddalena e tradotto a Sassari. Lui stesso si era tradito: dopo la sua richiesta di una licenza di commercio del 20 luglio al comune di La Maddalena, questo si era rivolto per informazioni alla Questura di Pistoia, la quale aveva risposto il 28 agosto con un telegramma ai Carabinieri dell’isola che ordinava l’arresto di Licio Gelli in quanto colpito da mandato di cattura dal 22 marzo, in relazione al sequestro Bargiacchi. Il 17 il mar. Casula manda un telegramma a Pistoia per chiedere istruzioni: il detenuto ha infatti esibito un attestato del CLN che certifica il suo “patriottismo”. Sembra però che non succeda niente, poiché ritroviamo Gelli, il 25 ottobre, nelle carceri di Cagliari mentre scrive una lettera ai Carabinieri della Caserma Stampace, chiedendo loro di inviargli un funzionario perché deve fare rivelazioni «della massima importanza nazionale».

Dopo la Liberazione Gelli subisce, per i crimini commessi da fascista, due processi. Si è già visto che il 27 aprile 1945 era stato condannato a 2 anni e 6 mesi per il sequestro Bargiacchi e che proprio per questo era stato arrestato a La Maddalena; per lo stesso reato il 21 marzo 1946 ottiene la libertà provvisoria, mentre il 1° ottobre successivo la Corte d’Appello di Firenze lo assolve perché il fatto non costituisce reato. Il secondo procedimento originava dalle accuse della signora Lina Ferrante, la quale accusava Gelli di essere il delatore del proprio cognato, il ten. col. Vittorio Ferrante, collaboratore dei partigiani deportato in Germania. Il processo si conclude il 27 gennaio 1947 col proscioglimento per amnistia.

25 aprile – 8 maggio

Caduta della Repubblica Sociale Italiana, fucilazione di Mussolini, caduta di Berlino: finisce la guerra in Europa.

27 aprile

Muore a Fregona-Paludet, il “repubblichino” (RSI) maddalenino Mario Sanna. Era nato alla Maddalena da Costantino il 11 marzo 1903.

29 aprile

Cagliari. Si riunisce a Palazzo Viceregio la Consulta regionale. Messaggio augurale del presidente Bonomi. Fra i compiti della Consulta, la predisposizione dello Statuto d’autonomia della Sardegna.

maggio

La Legge 92 del 30 marzo 2004 ha riconosciuto l’istituzione del «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e la concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati. Dal sito ufficiale, apprendiamo della scomparsa nelle foibe del maddalenino Giuseppe Onorato. Nello stesso periodo troviamo Salvatore Pala morto il 4 maggio, Cesare Pelici il 30 giugno e Salvatore Secci il 2 maggio. Viene citato come: Secci Salvatore, nato a La Maddalena il 23 novembre 1925. Sottocapo al Comando Marina di Pola, deportato nel maggio del 1945 da Sebenico (Dalmazia). Scomparso. Pala Salvatore, nato il 24 novembre 1891 a La Maddalena (SS), residente a Dignano. Operaio, addetto allo scarico merci nel porto di Pola. Scomparso il 4 maggio 1945 a Dignano d’Istria (PL). Pelici Cesare, nato l’8 novembre 1922 a La Maddalena. Sergente dell’8° Reggimento Bersaglieri 1° Battaglione, venne prelevato a Santa Lucia d’Isonzo il 30 aprile 1945 e deportato nel campo di Borovnica (Lubiana) il 30 giugno 1945. Il suo nome non compare nell’elenco dell’Unione Sarda.

4 maggio

Muore in battaglia, il “repubblichino” (RSI) maddalenino Salvatore Pala. Era nato alla Maddalena da Nicolino il 24 novembre 1891.

7 maggio

Radio Sardegna entra nella leggenda. È la prima radio al mondo a dare la notizia della resa dei tedeschi e della fine della seconda guerra mondiale. Venti minuti prima della Bbc. Sei ore prima di Radio Roma. Radio Sardegna ha un altro primato: è stata la prima “voce libera” dopo l’8 settembre 1943.

25-27 maggio

Al II Congresso regionale del PCI si afferma la ‘‘svolta autonomistica’’ dettata da Togliatti nel Consiglio nazionale del partito, in aprile.

26-27 maggio

Festa della Trinita organizzata dal Comitato, con Processione, messa solenne e varie competizioni, come: corsa nei sacchi, corsa col cucchiaio, corsa degli asinelli, corsa col secchio, corsa dei 100 mt. piani, corsa campestre e il grande albero della cuccagna.

29 giugno

Palau frazione di La Maddalena. Un documento, rileva che il Sindaco Tanca fosse realmente interessato allo “affare”, tanto da ricordare all’Ufficio Tecnico i materiali tecnici da predisporre: Oggetto: aggregazione di Palau a La Maddalena – Progetto di delimitazione territoriale.

Il progetto della delimitazione territoriale i Palau (da aggregarsi a La Maddalena) deve constare di una pianta topografica, redatta in quattro esemplari (per il Ministero) + una per il Comune di La Maddalena, in cui sia tracciata la linea di confine tra la frazione del cui distacco si tratta e la rimanente parte del territorio del Comune cui essa al momento appartiene (Tempio Pausania). Occorre ancora una dettagliata descrizione (sempre in cinque copie) della linea stessa in tutto il suo svolgimento con l’indicazione, cioè dei segni naturali o altrimenti riconoscibili (corsi di acqua, creste di monti, strade, ecc.) coi quali essa, eventualmente coincida o, in caso contrario, con la determinazione dei punti geometrici per i quali passa. Tale linea dovrà essere determinata in conformità dei confini preesistenti della frazione, qualora essi siano certi e incontestati, ovvero in base ai diritti che risulteranno provati rispettivamente dalle parti. In mancanza di un confine preesistente determinabile in modo certo coi criteri anzidetti, il territorio sarà ripartito con criteri di opportunità ed equità e la linea di confine sarà stabilita, per quanto possibile, in modo da coincidere con segni naturali e riconoscibili.  Per istruire la relativa pratica e sottoporla al Ministero completa, occorre che l’Ufficio Tecnico rediga le piante topografiche di cui sopra e le relazioni descrittive. Oltre a detto lavoro, occorre un’altra carta dalla quale emerga la estensione territoriale di tutto il Comune di Tempio e nella quale siano compresa tutte le frazioni aggregate al capoluogo per far risaltare, attraverso la consultazione della carta più che con la relazione descrittiva, l’errore amministrativo di un Comune che gonfio artatamente e comunque erroneamente fa soffrire troppo le frazioni, dalle quali munge, senza niente offrire. Questo Ufficio Tecnico è incaricato di ciò fare con la massima urgenza, avvertendolo che alla perfezione della pratica manca solamente la delimitazione territoriale. La Maddalena 29 giugno 1945 – Il Sindaco Domenico Tanca

12 luglio

Nasce a La Maddalena, Salvatore Manca. Dopo la laurea conseguita a Sassari nel 1974, divenne ricercatore nel 1980. Insegnante di Neurologia pediatrica dal 1990-91 al 1992-93. Cessò il servizio per assumere l’incarico di primario di neuropsichiatria infantile a Nuoro il 1 febbraio del 1995.

16 luglio

Muore in Croazia, il “repubblichino” (RSI) maddalenino Alberto Dolce. Era nato alla Maddalena da Ciro il 22 marzo 1905.

Agosto

I membri della Consulta regionale vengono portati a 44.

18 agosto

Muore a La Maddalena, Enrico Ragusa. Arrivava da Alghero dove era nato il 15 giugno 1870, giunto all’isola per prestare servizio nella base della Marina Militare e si stabilisce definitivamente alla Maddalena, dopo avere sposato, nel 1898, la signorina Caterina Zonza, appartenente a una delle famiglie storiche dell’isola, proveniente dalla Corsica meridionale.
E’ un “capo”, come sono definiti, nei ranghi dell’“arma nobile”, i reclutati che intraprendono la carriera dei sottufficiali. Capo di prima classe, nella categoria dei furieri.
Ma è ritenuto, pure, una persona perbene, che conta di più, a La Maddalena, di quanto la sua occupazione lasci credere.
Conta perché è entrato a fare parte di una famiglia importante grazie al matrimonio, e anche perché è un “Figlio della Vedova” autorevole. Ha raggiunto, infatti, il grado di “Maestro Venerabile” della Loggia Giuseppe Garibaldi.
Ragusa, che è anche il presidente del Circolo Sottufficiali, nel settembre del 1917, promuove di un’iniziativa nobile: l’impianto di cucine economiche “per distribuire un adeguato numero di minestre calde a prezzi modici” ai concittadini in stato di necessità. Per realizzare questo suo progetto si rivolge al Commissario Regio. Ufficialmente, l’iniziativa partirà direttamente dal Comune. Almeno, così il popolo crederà. Di fatto, però, mancherebbe il robusto sostegno del Comando Militare, anche in termini di fornitura di materie prime. Il Contrammiraglio Alfredo Zavaglia è messo al corrente di tutto. Ragusa è un suo stretto collaboratore.
Il Comune deve stanziare millecinquecento lire e concedere l’uso gratuito di un magazzino nella centralissima Via Vittorio Emanuele, a un passo dalla chiesa madre.
Un’ulteriore raccolta di finanziamenti per l’impianto delle cucine è regolata attraverso sottoscrizioni pubbliche, fisse, mensili, di cinquanta centesimi ognuna.
L’Ufficio delle fortificazioni cederà delle cucine fuori uso, che si è provveduto a fare riparare.
Le marmitte di rame per la cottura dei cibi potrà fornirle in via temporanea il “casermaggio”, oppure lo stesso Circolo Sottufficiali cederà le proprie gamelle.
La distribuzione dei pasti avverrà, in maniera particolare, nel periodo dell’anno in cui il clima è rigido o meno temperato, quindi da novembre ad aprile.
Nel menu pasta in brodo e carne, pasta e legumi, pasta al lardo, e pasta olio e verdure.
Cento razioni di minestra calda saranno dispensate a titolo gratuito.
I fruitori della mensa, che disponessero di una seppure minima dotazione di danaro, pagherebbero il prezzo di quindici centesimi per ogni razione ricevuta.
Ragusa propone anche di costituire un comitato, presieduto dal Commissario Pietro Lissia, e composto da sottufficiali della Marina appartenenti al locale circolo, un comitato che dia garanzia del regolare funzionamento di questa mensa civica d’emergenza.
Sono necessari due anni per mettere in opera le cucine economiche. L’inaugurazione avviene, infatti, nel del 1919.
Il Commissario Regio chiama a raccolta la popolazione attraverso un manifesto fatto affiggere sui muri della città, invitando tutti a presentarsi la prima domenica di marzo, in tarda mattinata, presso l’edifico scolastico comunale.
I locali che ospitano la mensa non sono stati più quelli individuati in un primo momento nella centrale via Vittorio Emanuele, ma altri, più decentrati, ma più spaziosi, del palazzo scolastico.
Saranno distribuite, quotidianamente, ai poveri, “un adeguato numero di minestre calde”.
Nel rivolgersi ai suoi amministrati, Pietro Lissia, giustifica il ritardo nel compimento della “provvida iniziativa sbocciata fin dal 1917”. La carenza dei generi elementari, prima, e l’epidemia di spagnola, in seguito, hanno impedito che il progetto si realizzasse nei tempi attesi. Sono trascorsi due anni, ma le necessità non si sono ridotte. Piuttosto, “la crisi generale prodotta dallo stato di guerra” va sempre di più aggravandosi “con il progredire della smobilitazione”.
Riferisce il Regio Commissario: “Le somme accantonate nel bilancio comunale, unitamente ai sussidi che il Regio Governo non vorrà far mancare, permettono di assicurare per qualche tempo le sorti della provvida istituzione. Per troppo tempo, però, per soccorrere in modo efficace i più miseri, occorrono altri e ben più larghi mezzi, i quali non possono essere forniti che dal vivo spirito di solidarietà e dalla illuminata carità di quanti sono consci dei doveri imposti dalle difficoltà dell’ora presente”.
Perciò, Lissia invita quei cittadini che hanno disponibilità economiche importanti a rispondere al suo appello, memori delle loro “superbe tradizioni” e a ritrovare “nuove energie” per correre in soccorso “con rinnovata abnegazione” dei “fratelli” più bisognosi.
Il sacrificio richiesto, l’atto di generosità compiuto “al di sopra di qualsiasi distinzioni di fede e di parte”, comportano non solo la rinuncia al superfluo ma anche a parte “dello stretto necessario”. (T. Abate)

12 dicembre

Il sindaco, Domenico Tanca, inviava una nota all’ammiraglio di divisione Amedeo Nomis di Pollione, comandante militare marittimo autonomo, con allegati due disegni elaborati dall’ufficio tecnico ai primi dello stesso mese, allora diretto dall’ing. Franco Tamburrini, perché fornisse il proprio parere e concorresse alla spesa per la realizzazione di una nuova fontana in piazza Comando, per i maddalenini si chiamerà per sempre “u zampillu”. Tamburrini propose due soluzioni: una prevedeva di utilizzare alcuni materiali già in opera; l’altra prevedeva tre “palle” sui basamenti al posto dei fasci littori e al centro un gruppo di anfore dalle quali sgorgava l’acqua della fontana, che veniva raccolta entro la vasca ricavata eliminando la “copertura a piramide” esistente.