CronologiaDuemila

Correva l’anno 2012

3 febbraio

Muore a La Spezia, la partigiana maddalenina Giuseppina Cogliolo. La donna, nata alla Maddalena il 6 novembre del 1927, a soli 16 anni ha partecipato alla Resistenza, con il nome di battaglia di Fiamma. Che molti maddalenini abbiano contribuito alla ‘gloria’ della Real Marina Sarda prima e della Regia Marina Italiana dopo, come anche al Risorgimento (furono oltre 400 quelli che vi parteciparono) era noto. Assai meno lo era che vi fossero maddalenini che avessero combattuto la Guerra di Liberazione. E oltretutto con una rappresentanza femminile. E’ grazie ad una ricerca di Gianvincenzo Belli – titolare di questo sito – che la nostra “”Fiamma” ha potuto ricevere i dovuti onori dalla sua isola. Nata a La Maddalena il 6 novembre 1927, discendente di Giovanni Battista Cugliolo, il mitico Maggior Leggero fedele seguace di Garibaldi, si trasferì a La Spezia. A soli 16 anni partecipò alla Guerra di Liberazione, entrando a far parte, col nome di Fiamma, di una Brigata Partigiana che operò nella Lunigiana. Nel corso del convegno è stata mostrata una parte di un’intervista, fatta alla Cogliolo nel 2008, per l’Archivio della Memoria dell’Istituto spezzino della Resistenza, “Sì rifarei la scelta di allora” ha risposto “la rifarei nello stesso modo, perché quello è stato il tempo della speranza, in un’ Italia migliore, sì lo rifarei perché sono stata vicina a tanti di coloro che non hanno visto l’alba della Liberazione, che sono rimasti sui sentieri della guerra, partigiana fucilati, impiccati al filo spinato, vicina a quelli che ho visto con le braccia in croce e gli occhi aperti, occhi increduli, perché come dice un poeta: con venti anni nel cuore sembra un sogno la morte”. Su Fiamma Cogliolo è stato pubblicato un libro autobiografico dal titolo ‘Una ribelle di nome Fiamma’, edizioni Chillemi, dalla cui copertina è stata tratta la foto, curato da Alessandra Amorotti, una giovane spezzina.

12 febbraio

Una copiosa quanto eccezzionale nevicata imbianca le isole dell’Arcipelago.

19 febbraio

Muore a Cagliari il grande archeologo Giovanni Lilliu.  Lilliu realizzò nel 1961, nell’ambito delle ricerche sull’arcipelago maddalenino per conto della Società Geografica Italiana in collaborazione con altre importanti figure scientifiche quali Vardabasso, Baldacci, Desole, Guareschi. Come lo stesso Lilliu afferma, le sole notizie “antiche” disponibili sulle nostre isole erano, prima di allora, “demandate” a quanto il “canonico” Spano ed il Della Marmora avevano riportato nei loro scritti, ovvero ritrovamenti di tombe romane, suppellettili in terracotta ed oggetti vari in rame, oltreché di molte monete in bronzo ed argento risalenti prevalentemente tra il I e IV d.c. La particolarità di questi rinvenimenti di epoca romana sta nella loro concentrazione nella lingua di terreno che da Cala Chiesa arriva fino a Moneta e Giardinelli. Tanto da far credere che un eventuale centro abitato o accampamento si trovasse proprio in questa zona, praticamente opposta all’attuale abitato. Anche nell’isola di Caprera sono state rinvenute monete in bronzo, un bracciale ed un anello in rame ed una lucerna di epoca romana in terracotta, presumibilmente risalente al I secolo d.c. su cui in rilievo si distingue un pino carico di pigne e sotto di esso un coniglio che salta. D’altronde è risaputo che lo stesso eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi, rilevò oltre 200 seppellimenti nella piana della Tola, un’ampia striscia di terreno pianeggiante, di cui oggi si è perduto il senso della continuità, a causa della rete stradale, vegetazione varia ed altri interventi umani, che da Cala Garibaldi arrivava fin quasi a Stagnali. La maggior parte delle tombe erano del tipo ad inumazione in anfora. Così numerose da far credere che una guarnigione della flotta navale romana fosse stabilmente presente proprio a Cala Garibaldi. Giovanni Lilliu riuscì a dilatare questi termini temporali, arretrando la datazione delle più antiche presenze umane nell’arcipelago al tardo neolitico 4000 – 2500 a.c. e precisamente attraverso due rivenimenti, il primo in zona “Abbatoggia” (L’abbeveratoio) e, soprattutto, il secondo nell’isola di Santo Stefano, dove, all’interno di un “tafone” individuò frammenti di vasellame vario in terracotta, resti di cibazioni, tra i quali quelli del “Prolagus”, mammifero di circa 15-20 cm, simile ad un grosso topo senza coda, all’epoca molto diffuso ed oramai estinto, e poi strumenti da caccia o combattimento in ossidiana, quali coltelli, frecce ecc. e da lavoro, come percuotitori, raschiatoi ecc . C’era e ci sarebbe il tanto per sentirsene orgogliosi, insomma, come scrisse lo stesso Lilliu “…il deposito di Santo Stefano ci offre, ora, il documento più remoto della dimora dell’uomo in Sardegna”. (G. Nieddu)

29 febbraio

Giannina Usai, segretario nazionale di ANCIM (Associazione Nazionale dei Comuni delle Isole Minori), ha proposto di sostituire la tassa di soggiorno (in via di attuazione con il Decreto Semplificazione del governo Monti) con una “tassa di sbarco” fino a 1,50 euro che si aggiungerebbe al costo del biglietto e colpirebbe i turisti non intenzionati a soggiornare in strutture alberghiere. Spiega Usai: “Invece della tassa di soggiorno, troppo onerosa per i turisti che per raggiungere un’isola spendono già più di trasporto, noi chiediamo una tassa di sbarco. Proponiamo di lasciar scegliere ai sindaci delle isole se mettere un’imposta di soggiorno, che fino ad ora nessuno di noi ha voluto porre perché penalizzante, o piuttosto quella di sbarco. La tassa di sbarco andrebbe a colpire tutti quelli che arrivano sull’isola anche per passarci una sola giornata, sarebbe meno onerosa per i turisti che soggiornano diversi notti e più remunerativa per i Comuni”.

21 marzo

Il governo argentino , tramite l’ambasciatore in Italia a Roma, ha consegnato l’onorificenza di Cavaliere dell’Orden di Mayo al merito, all’avvocato maddalenino che esercita presso il foro di Milano Giancarlo Maniga , che è stato avvocato di parte civile nel processo contro l’ex-SS Erich Priebke per l’eccidio delle fosse Ardeatine, e nel processo sui desaparecidos italiani in Argentina che ha portato alla condanna il 6.12.2006 dei generali Suarez Mason e Riveros,e di altri cinque militari. La motivazione è chiara <<ha collaborato all’investigazione ed a realizzare processi svolti in Italia contro membri della ultima dittatura militare della repubblica argentina. Con ciò contribuì alla conservazione della memoria ed alla ricerca della verità e della giustizia, pilastri della politica dei diritti umani. Perciò ha ottenuto l’onore ed il riconoscimento della nazione Argentina>> Si tratta ha detto l’avvocato Gian Carlo Maniga ,dei processi svoltisi in Italia contro membri della dittatura militare argentina .Processi che vengono comunemente definiti relativi ai ”desaparicidos “italiani in Argentina. Si tratta di fatti gravi successi in Argentina nel periodo successivo al “golpe ”militare del 1976 con la responsabilità di quella dittatura che è durata circa 10 anni, ma che si sono potuti alcuni di questi, giudicare tali in quanto una norma del codice penale italiano consente in deroga al principio di territorialità di giudicare, in Italia, fatti che sono successi fuori dal territorio italiano, quando si tratta di delitti politici di cittadini italiani.” Utilizzando questa norma sono stati aperti e svolti contro membri della dittatura militare argentina, quando in Argentina ancora , la giustizia era stata stoppata da leggi create ad hoc per dare l’impunità a favore di tutti. Il premio era stato deciso con un decreto governativo e su delega del presidente della repubblica Argentina gli è stato conferito dall’ambasciatore argentino a Roma. “E’ un grande soddisfazione – afferma Maniga -che proviene da un paese che io ho imparato a conoscere e amare in questi anni di lavoro relativo a fatti avvenuti in Argentina .Paese nel quale poi sono nati i rapporti di profonda amicizia che vanno oltre il rapporto professionale tra avvocato e parenti delle vittime e poi perché mi fa piacere constatare che questi processi svolti per la prima volta in Italia, si può dire che hanno, dato l’avvio alla giustizia che fino allora era mancata in Argentina.” Il processo Priebke,invece era il processo fatto per le fosse Ardeatine, per il quale c’è una significativa coincidenza . In questi giorni infatti si celebra la memoria per la quale coincidono due anniversari,. Il 24 marzo del 1976 era stato l’inizio del golpe in Argentina che ha determinato quei lutti spaventosi, (sono 30 mila da un rapporto della commissione che era stata creata ad hoc ), mentre il 24 marzo, ma del 1943 la strage delle Ardeatine. Per questi due avvenimenti si è celebrata giornata della memoria, proprio per mettere insieme questi due fatti luttuosi come simbolo che vuole procedere e vuole battersi per la tutela di tutti i diritti umani. Mi fa poi particolarmente piacere che l’onorificenza sia stata conferita in prossimità della giornata della memoria, perché in qualche modo,si può ricordare anche un altro processo per la tutela dei diritti umani che io avevo trattato contro quel criminale nazista Priebke …L’ordine di Mayo è un riconoscimento che l’Argentina consegna a chi ha contribuito al progresso, alla cultura e alla solidarietà internazionale. Giancarlo Maniga è nato a La Maddalena ed esercita a Milano. Nella sua attività di avvocato,come ha sottolineato l’ambasciatore, non è mai venuto meno alle motivazioni che lo hanno spinto all’avvocatura: il suo amore per la giustizia è stato dimostrato in Italia dal suo ruolo nei processi per i diritti umani in un periodo in cui l’Argentina era ancora sotto un regime che negava la libertà.

25 aprile

Un particolare Anniversario della Liberazione è stato questo a La Maddalena, festeggiato per la prima volta insieme alla neo costituita sezione ANPI per commemorare la partigiana maddalenina Giuseppina Cogliolo, nome di battaglia “Fiamma”, recentemente scomparsa a La Spezia dove viveva. Nella sala consiliare il Sindaco Comiti ha aperto l’iniziativa col saluto dell’Amministrazione, cui ha fatto seguito il prof. Vasco De Cet per il Comitato provinciale di Olbia dell’ANPI il quale ha, fra l’altro, evidenziato la continuità politica ed ideale fra gli avvenimenti ed i personaggi del Risorgimento e la lotta antifascista. Quindi è stata mostrata una parte dell’intervista, fatta alla Cogliolo nel 2008 , per l”Archivio della Memoria dell’Istituto spezzino della Resistenza”, testimonianza importante della vivacità dell’anziana partigiana. Continuando il Convegno, è intervenuto lo studioso sardo della Resistenza, Aldo Borghesi sulle figure dei sardi nella Guerra di Liberazione. Vi sono state poi le testimonianze tra cui quella di Alessandra Amorotti, che ha curato nel 2009 la pubblicazione delle Memorie della Cogliolo, e del fratello Bruno, il quale ha tenuto a mettere in rilievo come l’intraprendenza e temerarietà della sorella siano riconducibili alla comune appartenenza al ceppo familiare del più noto garibaldino Giovanni Battista Culiolo/Coliolo, noto come “Maggior Leggero”. Un applauso finale ha chiuso la seguita commemorazione di questa partigiana concittadina, a tutt’oggi unica figura femminile maddalenina della Resistenza, di cui si è ritrovata dopo tanto tempo, una splendida testimonianza scritta e filmata di donna combattente, fiduciosa ed attaccata a quei valori ed ideali che hanno permesso la nascita della Repubblica e della Costituzione democratica.

20 maggo

Andrea Gualtieri, 17 anni, studente del liceo scientifico a Brindisi, ma di famiglia maddalenina, era all’istituto Morvillo Falcone, quando è esploso l’ordigno che ha ucciso Melissa Bassi e ferito altre 10 persone. Era lì perché il liceo da anni è ospitato nell’istituto per modiste. Il suo pullman è arrivato poco dopo l’esplosione e davanti ai suoi occhi si è presentata la scena della tragedia. Uno spettacolo terribile. Per lui è stata una questione di pochi minuti, praticamente è rimasto illeso per miracolo. Andrea Gualtieri è figlio di Amedeo, ex sottufficiale e comandante delle motovedette della capitaneria di porto, e di Marinetta Serra, maddalenina di nascita. La mamma quando si è verificato l’attentato era proprio alla Maddalena, ospite dei genitori . La notizia della tragedia l’ha appresa dal figlio più, Matteo, di 14 anni, studente in un altro istituto di Brindisi. «Ho telefonato immediatamente ad Andrea – racconta Marinetta Serra: pur frastornato, mi ha tranquillizzato raccontandomi di essere arrivato nel piazzale della scuola subito dopo lo scoppio della bomba. Mi ha anche raccontato di aver visto scene da far inorridire. La cosa che più l’ha fatto rabbrividire – dice ancora Marinetta Serra – è il fatto che la bomba era stata piazzata proprio di fronte al muretto dove anche lui, in attesa della campana di inizio lezione, si riunisce insieme ai compagni per chiacchierare». Andrea conosceva la povera Melissa Bassi, la ragazza di 16 anni rimasta uccisa. E conosce anche l’altra ragazza ferita gravemente nell’attentato. Erano quasi coetanei e si incontravano lì tutti i giorni. Dalle ragazze Andrea ha raccolto le testimonianze più terribili: una di loro sfiorata dalle schegge prodotte dall’esplosione che poi si sono conficcate nel muro. E poi, come in un film, ecco le immagini degli zaini, delle scarpe, delle sedie e di ogni altra cosa finita per aria. Sono immagini terribili che Andrea non riesce a raccontare in prima persona. Allora ci pensa la madre Marinetta: «Lui è un ragazzo tranquillo, ma l’ho sentito profondamente turbato, tanto che anche con me non si è soffermato troppo sui particolari più crudi, credo proprio per non farmi preoccupare». «Certo – conclude la donna – quello che è successo è una cosa terribile. Loro, gli studenti liceali, sono solo ospiti in un’ala dell’istituto professionale Morvillo Falcone. Un posto tranquillo, in tre anni non era mai successo nulla. E mai nessuno avrebbe immaginato che una cosa simile sarebbe potuta accadere».

25 maggio

La foto di Caprera del fotografo maddalenino Giovanni Cultrera, realizzata nell’isola di Caprera,  nella zona di Punta Rossa, selezionata tra le prime 20 nel concorso nazionale ‘Obbiettivo Terra 2012’, sarà esposta con le altre in due importanti eventi internazionali: la Floriade di Venlo in Olanda (kermesse orticola e floricola internazionale della durata di sei mesi, che ospita 2 milioni e mezzo di visitatori, per un bacino di 30 milioni di potenziali clienti), da aprile a ottobre, e all’Expo di Yeosu in Corea che si terrà dal 12 maggio al 12 agosto 2013. Inoltre le prime 20 foto selezionate dal concorso nazionale (compresa quella di Caprera del fotografo maddalenino) saranno presenti in molti alberghi della catena Nh Hotels.

28 maggio

Ritrovato il Messerschmitt Me 323 Gigant disperso in mare. Dopo numerose ricerche infruttuose,Cristina Freghieri, coadiuvata da Aldo Ferrucci, a bordo dell’imbarcazione di Scuba-Point, incontrano sul mare il pescatore maddalenino Mario Vitiello che li guida sul punto d’immersione che egli ritiene essere il punto di affondamento del velivolo. Il tuffo a sessantaquattro metri porta al ritrovamento del Messerschmitt. Il luogo segreto è sconsacrato e immediatamente portato a conoscenza delle autorità competenti con la finalità di preservarne la sacralità ed evitare lo sciacallaggio da parte di persone senza scrupoli.

29 maggio

Novantamila euro per tre ettari di isola ricoperti di macchia mediterranea, granito e l’accesso, privato, ad una piccola spiaggia. E’ il prezzo pagato ieri all’asta giudiziaria al tribunale di Tempio Pausania da un l’imprenditore romano ”che ha acquistato una piccola porzione dell’isola di Santo Stefano”, una delle tante perle dell’arcipelago di La Maddalena, fino a pochi anni fa occupata dalla marina militare americana. Lo riferisce La Nuova Sardegna, che spiega che si tratta di ”un acquisto da amatore perche’ su quell’isola non potrà piantarci neppure un chiodo, essendo l’intera area sottoposta a diversi vincoli di tutela ambientale, paesaggistica e militare”.

30 maggio

Giuseppina Projetto (o Proietti) Frau, è nata a La Maddalena il 30 maggio del 1902 e ha compiuto la rispettabilissima età di 110 anni. Da più di 60 anni abita a Montelupo Fiorentino, provincia di Firenze, con la sua famiglia… Giuseppina Projetto Frau è figlia di Cicillo Projetto, venuto dalla Sicilia, precisamene da Sciacca, provincia di Agrigento, a fare il militare in una delle Batterie di Caprera. Cicillo si sposò con una sua paesana siciliana e terminato il servizio militare rimase a La Maddalena, venendo assunto come cuoco all’Ospedale Militare. Cicillo ebbe cinque figlie, tutte nate a La Maddalena, tra le quali la nostra Giuseppina, ora unica vivente, la quale nel 1946 si sposò con Giuseppe Frau, anche lui maddalenino, vedovo con tre figli, che lei ha accudito con molto amore e affetto.

1 giugno

Una sola offerta, di 90 mila euro più spese, ed un imprenditore romano si è aggiudicato una parte dell’isola di Santo Stefano. Si tratta di tre ettari ricoperti di macchia mediterranea, rocce di granito, con un accesso privato ad una piccola spiaggia. E’ successo ieri nell’asta giudiziaria del Tribunale di Tempio Pausania. L’imprenditore non ha avuto alcun problema a battere la concorrenza, visto che l’unica offerta era la sua. Un acquisto da amatori perché su quella parte dell’isola che per più di 30 anni ha ospitato la base della Marina Usa, non potrà costruire nulla, essendo l’intera area sottoposta a vincoli di tutela ambientale. Potrà però arrivare sulla sua nuova proprietà attraccando con la barca sul pontile realizzato nella anni Venti dai vecchi proprietari, i Serra, e utilizzato negli anni per portare via dall’isola il granito che qui veniva estratto.

18 giugno

Si girano le riprese del film-documentario su Grazia Deledda, il regista è Antonio Mameli, nato alla Maddalena nel 1960. Fotografo nei nuclei operativi dei carabinieri tra il 1999 e il 2000, frequenta due master in fotoritocco e mock-up (scenografia in modellini per cinema pubblicitario) alla John Kaverdash School di Milano, è fotografo di scena con Gianluca Laudadio. Insegna all’Associazione professionisti dell’immagine per la Lipari Studios di Milano e poi si sposta a Torino al laboratorio di dizione e recitazione teatrale. Nel 2008 lavora nel film 33 millimetri “L’uomo del grano” con gli attori Carlo Greco, Consuelo Ciatti, Dario D’Ambrosi, Gianna Paola Scaffidi, Massimo Avella. Diventa fotografo ufficiale del festival del doppiaggio “Voci” ed è oggi voce narrante in un documentario sulle mutazioni climatiche in un progetto italo-francese che coinvolge Liguria, Sardegna e Corsica. E ora la Deledda. «È una prova tanto impegnativa quanto esaltante». Quando lo vedremo? «Finiremo di girare in autunno. Ho con me autentici professionisti».

3 luglio

Viene inaugurato il memoriale “Giuseppe Garibaldi”, primo museo nazionale dedicato interamente ad una figura storica, è un evento che ha molte valenze. Innanzitutto perché è allestito in un luogo straordinario, nell’ex Forte Arbuticci appena restaurato, un incantevole contesto ambientale in uno dei più importanti nodi del complesso sistema difensivo che rendeva l’arcipelago della Maddalena un punto di forza della rete di protezione del Tirreno. L’ha sottolineato il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, al termine della cerimonia con il Capo dello Stato Giorgio Napolitano. “Ora questi baluardi difensivi diventano – ha osservato – luoghi della memoria di una nazione e di un popolo nel racconto di una vita eroica ed esemplare. La vita di Giuseppe Garibaldi, scandita dai primi sogni del marinaio nizzardo affascinato dalle idee di Mazzini, sino agli ultimi anni trascorsi in quest’isola. “Con i documenti originali qui allestiti e con l’apporto degli strumenti multimediali, il “memoriale Garibaldi” restituisce l’epopea di un uomo, di un condottiero che è anche un’icona universale, una delle maggiori personalità dell’Ottocento, non solo italiano. Questo eccezionale presidio museale arricchisce naturalmente – ha concluso il Governatore – l’offerta turistica dell’arcipelago maddalenino e connota in maniera sempre più forte l’isola di Caprera quale meta di un grande itinerario culturale e ideale della storia del nostro Paese”.

9 settembre

Una conferenza dedicata agli avvenimenti dell’8 Settembre ’43 a La Maddalena con la presenza di Virgilio Licheri: : “L’incontro ha avuto quindi un momento toccante di testimonianza diretta sugli eventi svoltisi nell’isola, nei giorni dell’armistizio, con l’intervento del nostro concittadino Virgilio Licheri, classe 1925, sindacalista della C.G.I.L., già dal 1945, ed operaio nell’arsenale militare del dopoguerra e poi, a causa del suo impegno militante e politico nelle file del Partito Comunista, coinvolto nei licenziamenti del dicembre ’56 a La Maddalena come nel resto d’Italia, ad opera dei governi democristiani di allora.
La sua rievocazione con frequenti pause dovute alla commozione del ricordo, in particolare si è soffermata, su un episodio, del giorno 9 settembre 1943, descrivendo una delle azioni di guerra svoltesi nel centro storico e nel territorio dell’arcipelago, fra il 9 e il 14 per ricacciare i tedeschi della 90 Divisione Panzergrenadieren, reduce dagli eventi del nordafrica, che nell’intento di passare dalla Sardegna in Corsica, con una azione improvvisa avevano occupato i centri nodali della allora strategica Piazzaforte maddalenina.
Racconta Virgilio, allora diciottenne, nella concitazione di quei momenti così drammatici, come insieme al proprio fratello Aldo, già impiegato presso il Telegrafo civile dell’isola, quindi richiamato in guerra da marinaio ed utilizzato dalla Marina nello stesso posto, in guerra il servizio Telegrafo era stato accorpato alle Poste e si trovava in via Balbo (attuale negozio SIGMA, allora rivendita di Giggiò – Guccini), presero parte alla reazione contro i tedeschi.
Nello specifico, dopo i primi momenti di smarrimento dovuti al repentino sbarco tedesco, avvenuto alle prime ore del 9 mattina in Piazza Umberto I, dalla Sede protetta del Comando Marina dell’isola, posto dietro l’Ammiragliato in via Caio Duilio, nei pressi dell’attuale Officina Manconi, saldamente in mano agli Ufficiali della Marina Militare, venivano organizzate le azioni di risposta, fra le quali un incarico dato ad un sergente di Marina, per zittire una delle postazioni disposte nel frattempo dai germanici, ovvero una mitragliatrice installata nella Piazza di Santa Maria Maddalena sul lato di Via Ilva, alla entrata della allora Trattoria “Roma”, (ora ex negozio TOBE vedi foto) dalla cui posizione, si dominava tutta la Piazza, essendo la facciata della Chiesa, come risaputo, più arretrata rispetto all’attuale prospetto. Il giovane sergente, spostandosi dalla sede protetta del Comando Marina, ove si trovava, e aggirando la salita della principale Via Magnaghi, riusciva a raggiungere l’Ufficio Postale suddetto, essendogli stato comunicato della presenza del marinaio isolano Aldo Licheri, che pratico dell’abitato, lo avrebbe aiutato partecipando nell’azione comandata.
Di conseguenza, racconta Virgilio, verso metà pomeriggio del 9, giunsero entrambi, con accortezza, a casa dei nostri genitori, in via Leonardo Da Vinci, al lato dell’attuale Panificio Columbano, mio fratello ed il sergente, di cui non ricordo il nome, e dopo breve discussione convennero innanzitutto di levarsi le divise e mettersi abiti civili , nello specifico delle tute da lavoro da me usate quale allievo nell’arsenale di Moneta, al fine di passare più inosservati agli occhi delle possibili pattuglie tedesche che nel frattempo stavano occupando i crocevia dell’abitato. Cambiatisi, continua Virgilio, offersi loro di mettermi a disposizione nell’azione militare, il sergente aveva a sua disposizione tre bombe a mano, per realizzare l’intento, e quindi “arruolatomi” convenimmo un piano per distruggere la sopra citata postazione tedesca.
Partii dapprima io, in avanscoperta, afferma Virgilio, vestito di soli mutandoni, a petto nudo e scalzo, per eventualmente dimostrare la mia innocuità, non portando niente indosso, seguito quindi a distanza da loro due, e svincolando fra i vari “carrugghi” del centro giungemmo finalmente alle spalle della Chiesa parrocchiale. Secondo il piano fra noi stabilito, per distruggere la mitragliatrice tedesca ed i suoi addetti, era necessario entrare all’interno della Chiesa, percorrerla ed utilizzando l’apertura di una vecchia porticina, oggi murata, (vedi foto interna della Chiesa ed esterna su Via Ilva) che dava su via Ilva ed era quasi di fronte, a pochi metri, dalla suddetta trattoria “Roma”. Così facemmo, da via Baron Manno entrammo nel lato sinistro della chiesa, utilizzando l’ingresso dell’attuale sagrestia, ora entrata Museo diocesano, attraversammo dapprima l’altare, giungendo quindi alla predetta porticina, in fondo al lato interno destro, e dopo aver aperto il passante, uno alla volta, per primo il sergente, secondo mio fratello Aldo in ultimo io, scaraventammo in rapida sequenza le tre bombe a mano in direzione della postazione tedesca.
Cosa successe subito dopo, realmente ai soldati tedeschi , non l’ho mai saputo, conclude Virgilio Licheri, la mitragliatrice però non sparo più, quindi dei due compagni di avventura, del nostro amico sergente non ebbi a saperne mai nulla, e il mio fratello Aldo di poco più grande, classe 1923, morirà due anni dopo, nel 1945, in un Ospedale a Roma, per una tubercolosi conseguenza della Guerra.” (A. Tedde)

12 ottobre

Muore a Sassari, la dott.ssa Tiziana Olivari, è stata tra i più stimati professionisti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e una valida studiosa nel campo della biblioteconomia e bibliografia e di storia della stampa e dell’editoria. Molto affezionata a Maddalena, dove aveva casa in quel piccolo eremo al villaggio Piras a pochi metri dal moletto dove – come dice il poeta – parlottava la maretta. A Caprera ci ha restituito, riordinata con la sua intelligenza professionale, la biblioteca di Garibaldi – o, meglio, quello che ne resta dopo tante spoliazioni. Lo storico Manlio Brigaglia, così la ricorda: …. Me la ricordo quando, al giro dell’anno Duemila, sull’onda anche dei convegni garibaldiani che il Dipartimento di Storia organizzava ogni Due Giugno alla Maddalena con la benedizione di Mario Birardi, Giuseppe Garibaldi junior convinse un intelligente direttore generale del ministero dei Beni culturali, Francesco Sicilia, a ordinare il recupero e la catalogazione della cosiddetta “biblioteca di Caprera”. Quel lavoro se lo accollò, fra il maggio del 1999 e il marzo 2003, Tiziana. Settimana dopo settimana, partiva ogni lunedì sera da Sassari al volante della sua macchina, stava alla Maddalena sino a giovedì: contenta per tanti motivi. Il primo era il suo amore per la Maddalena, isola cara a Mario suo padre; il secondo perché lì aveva una graziosa casa a quattro passi su una cala (di sera si sentiva parlottare la maretta); il terzo che le piaceva la solitudine del lavoro (stava confinata in una stanzetta della Casa Bianca, con la polvere dei libri – e qualche abominevole seccatura burocratica – per unica compagnia); e infine perché le piaceva moltissimo il suo lavoro e in particolare quello. Lo si capisce da questo catalogo, “La biblioteca di Garibaldi a Caprera”, che Giorgio Muchetti presenta stasera all’Universitaria sassarese. Rimettere a posto, anzi resuscitare, la biblioteca di Garibaldi era un gradito lavoraccio. La storia di quei quattromila e più di libri che Garibaldi aveva lasciato a Caprera avevano vissuto vicissitudini complicate. Ne accenno soltanto. Quando il Generale era morto, nello stesso 1882 il notaio Altea aveva subito fatto in inventario nel quale erano registrati anche 3866 volumi; la cifra sarebbe cambiata in seguito per diverse vicissitudini, vale la pena di ricordarne almeno tre. La prima è che, schiacciati alla rinfusa in scatole di cartone buttate sul pavimento della famosa ma inadattissima “Casa di Ferro” (era una specie di casa su ruote, regalo nel 1861, smontata in 36 casse, dell’industriale aresino Felice Origoni), i libri, ora 4.500 perché si erano aggiunti altri libri di famiglia, non erano stati più toccati, così ricoprendosi di polvere inumidendosi, stropicciandosi; la seconda è che quando nel 1888 donna Francesca si era trasferita a Livorno per stare vicina al figlio Manlio, che proprio in quell’anno entrava all’Accademia Navale di Livorno, aveva intrattenuto rapporti con la Biblioteca Labronica, cui nel 1954 la figlia Clelia avrebbe regalato 530 libri, e venduti in seguito altri 673 per un totale le 1203 (erano i pezzi più belli e insieme anche più preziosi della libreria del Generale); il terzo era che, così abbandonati, chiunque ci poteva mettere le mani: e diversi ce le avevano messe. Così Tiziana si trovò a rimettere in sesto quello che restava, a occhio e croce un 2700 esemplari: ma attendendo prima a guidare il lavoro di rimessa in sesto dei libri, che andavano prioritariamente sottoposti a una serie di operazioni di pulizia e di disinfezione senza di che non li sarebbe potuti neanche prendere in mano. C’erano libri, un 70 per cento di opuscoli, pochissimi fogli di giornale: si sa che a Caprera (quando si dice l’eroica povertà di questo Cincinnato del nostro tempo) venivano usati come tovaglie per il pranzo, e – emozionante a vedersi – le pagine bianche di certi libri erano stati usati o per degli esercizi di scrittura elementare della piccola Clelia o addirittura adibiti a registri di cassa (c’è perfino la spesa per un letto, un tavolino, una sedia e uno di quei “porta bacino” così frequenti negli stazzi di allora – e non di rado anche di oggi). I libri importanti avevano preso quasi tutti la via di Livorno. Restano i libri (spesso gli originali in lingua straniera) regalati da ammiratori lontani e ammiratrici che arrivavano ospiti a Caprera: molti dei primi quasi tutti intonsi, il Generale aveva altro da fare, e quando non era a fare l’Italia stava nell’orto e nella vigna, con i compagni di lavoro tutti in camicia rossa che a Bakunin, quando c’era stato, pareva l’immagine di quell’Utopia di uguali che sognava.

31 ottobre

La fine dell’estate è stata segnata a La Maddalena, poche settimane fa, dal concerto di Francesco Antelmi’, noto ‘Checco’, organizzato nei locali degli ex Magazzini Ilva di Cala Gavetta, dall’Associazione Culturale ARTincorpo. Un concerto ‘live’, rivolto ad un affezionato pubblico, di editi (da interprete e cantautore) ed inediti. Checco Antelmi ha iniziato a suonare da giovanissimo. Dopo le prime lezioni di fisarmonica dal maestro Pinuccio Murrasso e quella di pianoforte da suor Angele Valle, all’Istituto San Vin­cenzo, a quindici anni fa la sua la celta definitiva, quella della chitarra, strumento che lo accompagnerà e lo accompagna da una vita. Comincia non solo a suonare ma anche a comporre esibendosi ai vari Festival dell’Avanti e dell’Unità ed al Touring Club Italiano di Punta Cannone, alternando le sue canzoni con quelle dei cantautori allora in voga negli anni ’70, Francesco Guccini e Giorgio Gaber tra i preferiti. A 22 anni firmò un contratto con una casa discografica romana senza mai arrivare ad incidere un disco. Poi si appassionò alla chitarra classica diplomandosi al Conservatorio di Pesaro. Nel frattempo aveva iniziato a scrivere canzoni in dialetto maddalenino. Subito dopo il diploma partì per gli Stati Uniti dove si sposò, ebbe un figlio e per anni non scrisse e non suonò quasi più. Riprese qualche anno dopo da dove aveva lasciato: dalle canzoni in dialetto isolano, in aggiunta all’italiano ed all’inglese. Nel 2002 con l’Editore Taphros ha pubblicato una raccolta di canzoni maddalenine, lanciando in seguito altri Cd sempre centrando le sue tre lingue: isolana, italiana, inglese. Da qualche anno pubblica canzoni e poesie su Youtube (digitare frankantelmi). Le sue canzoni sono un misto di ricordi, storie e riflessioni, a volte scherzose, a volte tristi.

9 novembre

Che la Massoneria, sin dalla seconda metà dell’Ottocento, sia stata di casa a La Maddalena, e soprattutto a Caprera, è risaputo, data la presenza di Garibaldi. Che i massoni nella prima metà del Novecento siano stati 600, così come riferito all’avvocato Canopoli da mons. Capula, sembra decisamente eccessivo. Che la Massoneria sia stata significativamente presente a La Maddalena per buona parte del secolo scorso è un dato di fatto, avvalorato dal prof. Tomaso Panu nel salone consiliare, sull’argomento ha tenuto una conferenza. L’occasione è stata data dall’inaugurazione dell’anno accademico dell’Ute, della quale è rettore appunto l’avvocato Gavino Canopoli. Una volta la Massoneria era caratterizzata dalla segretezza e dal misero sui suoi membri, ha ricordato Panu, oggi Logge e nomi dei componenti si leggono su internet, segno indubbio del cambiamento dei tempi. Il pubblico presente era numeroso (non solo composto da studenti dell’Università della Terza Età), compreso il notaio Emilio Acciaro, maestro venerabile della locale loggia. Il prof. Panu dopo averne tracciato origine e storia si è soffermato sull’attività della Massoneria in Gallura, specialmente a Tempio e a La Maddalena, particolarmente prendendo in considerazione il periodo tra la fine dell’Ottocento e i primi trent’anni del Novecento, in riferimento anche al potere politico che esercitò nei Comuni. La Loggia intitolata a Giuseppe Garibaldi di rito scozzese antico e accettato, affiliata al Grande Oriente d’Italia, è stata costituita nel 1893, ha ricordato Panu, alla presenza di Menotti Garibaldi, e da allora ha partecipato ed anche organizzato i vari pellegrinaggi a Caprera per il 2 giugno. Ai primi del secolo scorso i massoni erano circa 120, una settantina dei quali continentali e 50 sardi, “tra questi se ne contavano 17 nati a La Maddalena, 5 a Santa Teresa, 6 a Sassari, 5 a Tempio. Una ventina di altri maddalenini provenivano da altre logge. Per quanto riguarda i mestieri, ad esempio 4 iscritti erano ufficiali, 13 sottufficiali, 8 macchinisti, 3 meccanici, 10 commercianti, 9 negozianti, 7 medici, 4 maestri, 1 professore”. Il primo maestro venerabile della loggia, dal 1893 al 1897 fu Luigi Alibertini che fu anche sindaco (il quale il 2 giugno 1897 organizzò il primo pellegrinaggio nazionale alla tomba di Garibaldi). Dal 1902 fu maestro Antonio Berretta, nel 1904 Egidio Stefani. Nel 1907 fu di nuovo capo della loggia Antonio Berretta. Dal 1908 al 1911, ha proseguito Panu, fu maestro venerabile il sottufficiale della Regia Marina Enrico Ragusa, nato ad Alghero. Dal 1913 al 1918 fu capo della locale Massoneria Giovanni Maria Bajardo, titolare di una tipografia e cartoleria. Dal 1918 il dentista di Bari Francesco Macina e poi negli anni successivi Lamberto Peiani, ancora Enrico Ragusa, Aurelio Alia e nel 1924 il nativo dell’Isola Domenico Bargone. “Fino alla Prima Guerra Mondiale in Gallura e a La Maddalena la Massoneria era fortemente anticlericale, cosa che le alienò molte simpatie”. Ed ilo prof. Panu ha ricordato, nel 1903, la ferma opposizione a Padre Manzella perché non celebrasse Messa nel rione di Moneta, nel corso della sua Missione al Popolo. Successivamente prevalse l’originario ideale, quello di voler svolgere un ruolo culturale, di trasformare la società attraverso la Scienza. Certo è che chi entrava nella Massoneria faceva parte di un gruppo solidale, ed anche per questo da alcuni venne vista come uno strumento per migliorare la propria posizione sociale. In Gallura, ha sottolineato il prof. Tomaso Panu, non vi appartennero in genere le classi nobili e più elevate ma la Massoneria si riempì di componenti ‘medie’ se non ‘basse’. E ciò si caratterizzò anche a La Maddalena, dove era esiguo il numero degli ufficiali (ruoli questi tra Ottocento e i primi decenni del Novecento riempiti in buona parte dai rampolli delle classi più elevate e nobili), mentre era nutrito il numero dei sottufficiali della Regia Marina e del Regio Esercito. Tornando ai presunti 600 massoni di ‘capuliana’ memoria, pare che facessero riferimento addirittura a tre logge. Una che si riuniva nel Palazzo Manini di via Principe Amedeo, una nel vicino Palazzo Mordini ed una nella tipografia Bajardo. Anche allora a La Maddalena, Massoneria compresa, prevaleva … lo spirito unitario.

29 novembre

La Maddalena, l’ultimo saluto a Michelini. Si è svolto il funerale civile dI Francesco Michelini, ex consigliere comunale deceduto dopo breve malattia a 58 anni. Politico di lunga data, comunista doc, è stato consigliere comunale della Maddalena, quando ancora era giovane assieme al sindaco Comiti, distinguendosi per il senso di responsabilità. Dopo aver militato nel Pci, ultimamente era iscritto a Sel. A ricordare la sua figura è stato un commosso Gian Carlo Tusceri. «Ti saluto e ti salutiamo per l’ultima volta – ha detto Tusceri. Tu sei il compagno ideale che un comunista della mia età avrebbe sempre voluto avere al proprio fianco. e che mancherà alle nuove generazioni». Non meno toccante il ricordo de Fabio Canu , vice sindaco. «Francesco è stato un cittadino militante, un uomo di sinistra che credeva fortemente e serenamente nei valori dell’uguaglianza e della giustizia sociale. Il suo impegno e la sua voglia di collaborare con gli altri, di mettersi a disposizione, lo hanno portato a sedere per molti anni nei banchi del Consiglio Comunale, sotto la bandiera del Pci». Michelini è stato consigliere dal 1975 al 1988, in una stagione sicuramente difficile e piena di tensioni, sia a livello locale che nazionale.

7 dicembre

I due stati rivieraschi e le regioni Corsica e Sardegna hanno creato il parco Marino internazionale sotto forma di gruppo europeo di cooperazione territoriale (g.e.c.t. – p.m.i.b.b.).