Breve nota biografica del pittore Gavino Tilocca
Gavino Tilocca (Sassari,1911-1999), formatosi a Carrara con Arturo Dazzi, esordisce come scultore verso la metà degli anni Trenta, segnalandosi nelle mostre sindacali sarde. Sul finire del decennio debutta nella decorazione pubblica, con la statua della Santa Barbara per la Parrocchiale di Carbonia (1938) e i rilievi dei Dieci comandamenti (1939) eseguiti in collaborazione con Eugenio Tavolara per il Tribunale di Sassari. Durante il servizio militare prosegue l’attività espositiva, con la partecipazione alla XXII Biennale di Venezia (1940) e alla Mostra artisti italiani in Armi a Roma (1942). La crisi del monumentalismo fascista lo spinge ad abbandonare il classicismo appreso da Dazzi per una maniera più espressiva e sensibile, percorsa da una tenue inquietudine sentimentale, rispecchiata dai molti ritratti di fanciulle e di adolescenti. L’approdo alla ceramica arriva nel 1955, in un momento che vede in Italia un rilancio di questa tecnica nell’ambito decorativo e in Sardegna un forte risveglio delle attività artigiane, che sarà coronato nel 1956 dalla costruzione del Padiglione dell’Artigianato di Sassari e nel 1957 dalla fondazione dell’ISOLA (Istituto Sardo Organizzazione Lavoro Artigiano). Il nuovo terreno di ricerca suggerisce a Tilocca inedite esperienze formali che lo condurranno a rinnovare anche la produzione scultorea. In veste di ceramista ottiene immediato successo di pubblico e un’ottima accoglienza da parte della critica. Protagonista nelle Biennali dell’artigianato sardo indette dall’ISOLA a partire dal 1957, partecipa ripetutamente ai concorsi nazionali di ceramica di Faenza, in cui è premiato nel 1959, 1960, 1961 e 1962; altri riconoscimenti ottiene nelle Mostre Nazionali dell’Arredamento di Monza (1958, 1959), nelle mostre dell’artigianato di Firenze (1956, 1959, 1960) e nelle rassegne ceramiche di Gubbio (1962), Cervia (1963, 1964) e Laveno Mombello (1965). La produzione di oggettistica prosegue fino all’inizio degli anni Settanta, quella di pezzi unici qualche anno in più. Negli anni Novanta l’artista rivisita il proprio percorso nella ceramica dipingendo a freddo terrecotte eseguite in precedenza e realizzando una serie di figure femminili nere, spoglie ed essenziali, alcune delle quali oggi sono nella collezione del MAN.
Antonio Frau