Correva l’anno 1682
Da qualche tempo si erano rifugiati nell’isola di Caprera, semi-disabitata, tre banditi corsi, macchiatisi non si sa di quali delitti. Vivevano in una grotta, lontani dal mare, tra mirti, lentischi ed ajacci (ginepri), nutrendosi di selvaggina e forse di pesce, come di frutti selvatici, e barattando – forse – pane, formaggio e ricotta con i rari abitanti dell’isola, ai quali non poteva essere sfuggita la loro presenza. Dovevano aver commesso delitti molto gravi, o considerati tali, all’epoca, o dovevano essere particolarmente pericolosi se le autorità còrse decisero di farli catturare con un raid ‘poliziesco’, abbastanza inusuale se non per casi particolari. Fu così che nel 1682 il commissario della Repubblica di Genova, certo Agostino dei Franchi, dette ordine ad un drappello di militari di recarsi nelle isole oggi denominate dell’ arcipelago di La Maddalena. Così avvenne. I tre fuorilegge però, accortisi (o avvertiti) dell’arrivo dei gendarmi scapparono in barca nella vicina isola di Maddalena (allora ancora non collegata col ponte). Il drappello giunse a Caprera ma non li trovò, fece una battuta all’uomo nell’Isola più grande (forse in base ad una soffiata o alla rivelazione di qualcuno di Caprera costretto a parlare), riuscendo a sorprenderli. La cattura fu cruenta. Il capo dei ricercati tentò di fuggire ma rimase ucciso di spada. Gli altri due si arresero e furono portati in catene in Corsica. Uno di essi fu impiccato mentre il terzo fu condannato alla galera dura.
Jacques Pétré pubblica la sua Carta della città di Bonifacio.