Correva l’anno 1718
Viceré di Sardegna, è Gonzales Chacón.
Per la seconda volta i bonifacini si impegnarono a raccogliere gli elementi di diritto sul dominio corso sulle Intermedie, fu a seguito dell’intricato momento (1718-1720) del baratto tra Sicilia e Sardegna, della definitiva assegnazione della Sardegna al duca di Savoia, e quindi della sua presa di possesso da parte di Vittorio Amedeo II nel 1720. Anche stavolta la ricerca si avviò su richiesta dei Serenissimi genovesi, che vollero conoscere, nel giugno del 1718, “di qual dominio e paviglione” fosse l’isola di Caprera, le cui acque erano state teatro di un episodio criminoso sottoposto alle loro determinazioni. Nella primavera di quell’anno si era, infatti, avuto un insolito scontro di archibugiate tra due feluche napoletane presenti per praticarvi la pesca del corallo, che proprio nel mare intorno a quell’isola aveva allora il più ricco dei “giacimenti” di oro rosso delle Bocche da cui attingere. La flottiglia delle coralline aveva come base Bonifacio, dove venivano pagati anche i diritti di pesca, e interveniva in tutta l’aria marina vasta dell’arcipelago. L’incidente di Caprera era nato dalla recriminazione di una presunta invasione di area di pesca tra feluche concorrenti. Nella sua risposta il Magistrato di Corsica citò una serie di atti possessori esercitati da parte genovese sulle isole, a partire dal caso Carboni e dall’azione di polizia del sergente maggiore Buttafuoco. Per quest’ultimo episodio, in particolare, si scriveva che i fatti si svolsero nel 1685 e che il militare fu inviato a caccia dei banditi per iniziativa dell’allora governatore generale della Corsica, il magnifico Agostino de Franchi. Tra l’altro si apprende da questo testo che: “detti isolotti anticamente erano disabitati e che circa 50 anni or sono si introdusse nell’isola Maddalena una compagnia di dodici bonifacini e vi sementarono. Che dopo il primo raccolto andarono a sementare in detti isolotti altri bonifacini negli anni seguenti in diversi tempi e che in appresso da venti anni a questa parte vi posero a pascolare de’ bestiami, senza che siano stati mai impediti ne che abbiano mai fatta veruna contribuzione ad alcuno”. Oltre questo documento, le dichiarazioni sulla sovranità in discussione furono affidate ad una serie di note riferite soprattutto ad episodi della giurisdizione penale e anche ad informazioni sullo stato delle isole.
23 giugno
Estratto dai Registri della Cancelleria di Bonifacio contenente gli atti del processo contro i responsabili di una rissa avvenuta a Caprera.
28 giugno
Giunge in Cagliari una potente armata, composta di 22 navi di linea e di 3 mercantili armate in guerra e montate di 35 pezzi di cannone caduna, di 4 galere, di una galeotta, e di 30 bastimenti di trasporto, con 2 palandre, che avevano a bordo 36 battaglioni completi, 4 reggimenti di dragoni, 6 di cavalleria: in tutto 36.000 uomini, tutte belle truppe e ben disciplinate con artiglieria e munizioni bastevoli, comandate dal marchese di Leide. Nello stesso giorno prende imbarco il tenente generale Armendariz con molte truppe, e spiegansi le vele per la Sicilia.
2 agosto
Dopo nove anni di occupazione austriaca (1708-1717) in conseguenza della Guerra di Successione spagnola, la Sardegna, in forza del Trattato di Londra del 2 agosto 1718, sottoscritto dalle potenze della Quadruplice Alleanza (Inghilterra, Francia, Olanda e Austria), veniva ceduta d’imperio, in cambio della Sicilia, ai Savoia. Al riguardo inutili e senza esito si rivelarono le rimostranze presentate da Vittorio Amedeo II, in quanto, anche se a malincuore, dovette piegarsi a tale decisione ed accettare il nuovo dominio, una terra così lontana e così diversa dalla realtà del Piemonte. Nessuna affinità esisteva, infatti, tra le popolazioni isolane e quelle degli Stati di terraferma; diverse erano le istituzioni, la cultura, la lingua, i costumi, e persino il modo di vestire. Oltretutto le clausole del Trattato di cessione gli imponevano in modo perentorio di nulla innovare nel suo governo, per non irritare l’animo di quella non piccola parte della popolazione che, dopo il secolare dominio spagnolo e la breve parentesi austriaca, non aveva visto volentieri il passaggio al Piemonte. Non era da sottovalutare, oltretutto, l’ostilità diffusa esistente tra le file della nobiltà e soprattutto del clero locali. A ciò si aggiungeva il fatto che il nuovo possesso era tutt’altro che consolidato, sia perché la Spagna non vi aveva rinunciato definitivamente, malgrado il fallito tentativo di riconquista da parte del cardinale Alberoni nel 1717, sia perché lo stesso Piemonte rivolgeva lo sguardo, con non malcelati obiettivi di espansione, verso le confinanti terre della Lombardia e della Liguria. In simile contesto la Sardegna avrebbe potuto rappresentare un’utile pedina di scambio. Nell’Isola, inoltre, la situazione politica generale appariva estremamente precaria e confusa.
Per Vittorio Amedeo II, pertanto, i problemi di natura politica da affrontare si presentavano subito complessi e di non facile risoluzione, almeno nel breve periodo; il che consigliava di assumere nell’azione di governo, almeno inizialmente, un approccio assai cauto e prudente, anche per non suscitare irritazioni e pericolosi contraccolpi nei già difficili rapporti con la classe dirigente e la popolazione. Per questo, all’indomani del Trattato di cessione, e prima ancora della Convenzione di Vienna del 29 dicembre dello stesso anno, che tra l’altro ribadiva per il nuovo sovrano il vincolo di garantire i privilegi e le prerogative del Regno, sollecitava i principali responsabili dei diversi apparati burocratici e amministrativi (Segreteria di Stato e di Guerra, degli Interni, degli Esteri e Consiglio delle Finanze) affinché provvedessero a raccogliere le più ampie e dettagliate informazioni sulla realtà politico-istituzionale ed economico-sociale dell’Isola.
Veniva così avviato un complesso lavoro di raccolta e di rielaborazione di notizie e di dati, col ricorso non solo alla consultazione di relazioni e di memoriali redatti durante l’ultima fase del dominio spagnolo e di quello austriaco, ma con il coinvolgimento diretto di quei sardi che costretti ad uscire dall’Isola al seguito della casa d’Austria, dopo l’invasione spagnola del 1717, avevano poi trovato rifugio in Piemonte, con l’adattarsi più o meno di buon grado alla prospettiva della nuova dominazione. In un arco di tempo relativamente breve veniva messa a disposizione della Corte e della burocrazia sabauda, una ponderosa, anche se eterogenea documentazione, che comprendeva tra l’altro “molte scritture” sulle Prammatiche reali e Capitoli di corte del Regno, indispensabile comunque per ricostruire almeno nei suoi caratteri essenziali la realtà sarda.
8 novembre
I conti di Provana e de la Perrouse sottoscrivono a nome del loro re Vittorio Amedeo II, in Londra, e ratificano il 18 dello stesso mese a Parigi, il trattato mediante il quale questi dichiara di aderire pienamente a tutte le condizioni della convenzione, per cui veniva ammesso nella lega europea, e quindi salutato re di Sardegna.