Correva l’anno 1839
Gli abitanti sono 1638, i capifamiglia 464, gli assenti (perché impegnati nel Regio servizio) sono 92. Questi dati, riportati in un documento con servato nell’Archivio comunale della Maddalena, contrastano con quelli relativi al 1838 pubblicati da Corridore e Baldacci e quelli pubblicati da Angius nel 1840 (2100 abitanti con 850 famiglie).
Giacomo Origoni è sindaco di La Maddalena e Pangrani Girolamo è sindaco di Santa Teresa.
Francesi e Sabaudi si trovano d’accordo nel firmare un patto che, di fatto, dovrebbe chiudere l’annoso problema del contrabbando. Si chiama Convenzione per l’estrazione dei delinquenti ed è simile ai successivi protocolli di estradizione.
Carlo Alberto, a Tavolara per una partita di caccia, conosce Paolo, figlio di Giuseppe Bertoleoni: in questa occasione, secondo la leggenda, avrebbe dato a Paolo il titolo di re di Tavolara.
Nasce uno dei primi “Figli di Caprera”, Pietro Ferracciuolo. Il padre, doveva essere un uomo chiuso e poco comunicativo, ma poiché non faceva male ad alcuno, nessuno lo disturbò. Si costruì una casupola ai piedi del Monte, non lontana da una purissima fonte che i pastori chiamavano Capriona, attribuendo miracolose virtù alle sue acque. Ferracciuolo visse con sua moglie in estrema povertà o, per meglio dire, in quello stato selvaggio che non realizza alcun valore monetario dai suoi beni: capre, cacciagione, legname, qualche ortaggio, pesca. Nel 1839 la donna gli diede un figlio, Pietro che crebbe libero come le capre e gli uccelli dell’Isola, non si sposò e superò i 93 anni di età. Garibaldi fu forse l’unico uomo che ebbe con i Ferracciuolo buoni rapporti: dapprima Trattò col padre uno scambio di terreni, poi acquistò da Pietro l’intera Proprietà , ma gli concesse di vivere tranquillamente nella sua casa; e questi gli sopravvisse di molti anni. Ad est del Tejalone, verso Cala Coticcio, sul Piano delle Spugne, si era costruito una casetta di due stanze il pastore De Pietri, mentre poco distante dal luogo ove Garibaldi costruì la sua casa si erano insediati gli Zonza e i De Paoli. La zona di Stagnali era diventata proprietà di cinque famiglie: Zicavo, Serra, Tartaul, Pistoli e Ornano, che ne avevano coltivato il terreno con grandi fatiche a vigneto e frutteto.
3 gennaio
Muore a Genova all’età di 78 anni, il grande Ammiraglio Giorgio Des Geneys. Egli non fu solo un grande marinaio, fu anche il precursore di quelle discipline marinare, molte delle quali ancora oggi sono annoverate nella nostra Marina. Nel suo testamento, pubblicato a Genova il 10 febbraio 1839, dispose il seguente legato: “Lascio … scudi sardi otto equivalenti a lire nuove cinquanta, ed in perpetuo tanto per l’elemosina di due Messe Cantate secondo la mia intenzione da febbraio l’una nel giorno della ricorrenza di San Giorgio, l’altra nella ricorrenza di Sant’Andrea, nella cappella del mio gius sotto l’invocazione di San Giorgio, nella Parrocchiale dell’Isola Maddalena, quanto per la manutenzione della stessa cappella, e da pagarsi annualmente dal mio erede e dai suoi successori al Reverendissimo Parroco pro tempore della stessa Chiesa che sarà obbligato di procedere alla manutenzione medesima e da presentare il conto dell’eseguimento al detto mio erede, o chi per esso, e suoi eredi, colle fede di applicare delle Messe secondo la mia intenzione. Ed alla presentazione di questo annuo legato assoggetto ed ipoteco la mia campagna vignata e seminativa situata in dett’Isola della Maddalena, denominata La Padule, onde sempre debba rimanere tale obbligo”. Solo nel 1831, a bordo della goletta L’Ardita, poté giungere nell’isola l’altare maggiore che l’ammiraglio Des Geneys, a sue spese personali, aveva voluto donare alla comunità. E fu con grande commozione che i vecchi còrsi, quando il parroco don Sebastiano Balistreri Pintus presentò loro il nuovo altare, videro subito che esso era perfettamente uguale a quello della chiesa di Santa Maria Maggiore in Bonifacio. L’altare, di stile tardo barocco, è sormontato da un grande crocifisso in legno, con un Cristo in grandezza naturale, che ancora oggi è denominato “Il crocifisso del Desgeneys”. Il barone, che aveva perfettamente capito i sentimenti dei popolatori corsi, volle dunque portare nell’isola un frammento della vecchia patria affinché i maddalenini potessero trovare ragioni di maggiore attaccamento al loro scoglio, e per far ciò con un singolare atto di spionaggio, aveva inviato in tutto segreto delle persone di sua fiducia a Bonifacio perché riportassero il modello dell’altare che fece poi realizzare da artigiani liguri. Quattro anni prima, nel 1827, Desgeneys aveva donato il pulpito in marmo intarsiato e il baldacchino in legno, anch’essi di fattura ligure, e aveva fatto pervenire un calice e una pisside d’argento, con inciso il blasone degli Agnés, esposti oggi nel museo diocesano. “…u Barò”, come ancor’oggi viene affettuosamente chiamato il Desgeneys, non farà più ritorno nell’isola, ma non dimenticherà mai i suoi maddalenini e sarà sempre, in tutte le occasioni, il loro “patrono”. E gli isolani non cessarono mai di essere riconoscenti al loro benefattore; sulla facciata della chiesa spicca infatti una lapide in latino che ricorda il contributo offerto per la realizzazione del tempio e, all’interno di esso, l’altare di San Giorgio, da lui voluto ed a lui dedicato, con un quadro di autore ignoto, rappresentante il santo nell’atto di trafiggere il drago, sormontato dallo stemma nobiliare degli Agnés, casato al quale egli apparteneva. In quest’altare, vivente il Desgeneys, venne ogni anno celebrata con grande solennità una messa cantata in occasione della ricorrenza di San Giorgio. La cosa fu certamente gradita dall’ammiraglio tanto che egli, all’atto della sua morte, nel testamento mistico pubblicato a Genova il 10 febbraio 1839 dal notaio Raffaele Lavaggi, dispose il seguente legato: “Lascio …scudi sardi otto equivalenti a lire nuove cinquanta, ed in perpetuo, tanto per l’elemosina di due Messe Cantate secondo la mia intenzione da febbraio l’una nel giorno della ricorrenza di S. Giorgio, l’altra nella ricorrenza di S. Andrea nella cappella del mio gius sotto l’invocazione di San Giorgio, quanto per la manutenzione della stessa cappella, e da pagarsi annualmente dal mio erede e dai suoi successori al Reverendissimo Parroco pro tempore della stessa Chiesa che sarà obbligato di procedere alla manutenzione medesima e da presentare il conto dell’eseguimento al detto mio erede, o chi per esso e suoi eredi, colla fede di applicare delle messe secondo la mia intenzione. Ed alla prestazione di questo mio annuo legato assoggetto ed ipoteco la mia campagna vignata e seminativa situata nell’Isola della Maddalena denominata La Padule onde sempre debba rimanere tale obbligo”. Delle due annuali messe in suffragio del “barone” si è perso purtroppo il ricordo ed anche gli eredi del Desgeneys hanno perso il ricordo di quest’isola e forse anche del loro antenato. L’ipoteca che garantiva la copertura finanziaria per le messe e per la manutenzione dell’altare, nel 1842, con l’autorizzazione del vescovo di Tempio monsignor Diego Capece, fu trasferita dal terreno di Padule, acquistato da sir Hyde Parker, a due case di Cala Gavetta; essa non fu certamente rinnovata alle scadenze trentennali e si è quindi estinta. (Antonio Ciotta)
26 febbraio
Successivamente all’abolizione del feudalesimo, una Carta reale dispone l’alienazione da parte dello Stato delle terre ademprivili (cioè delle terre appartenute al demanio feudale, sulle quali gravano ancora gli usi collettivi o ademprivii delle popolazioni) e la divisione tra gli abitanti delle terre riconosciute come proprie dei Comuni. Entrambe le operazioni risultano tutt’altro che semplici: alla fine i terreni quotizzati dai Comuni tra i richiedenti ascendono ad appena 35.906 ettari (per 21.716 beneficiari), mentre i terreni demaniali ceduti a privati assommano a soli 4801 ettari (in gran parte per la costruzione di tre grosse aziende a Sanluri, Serramanna e in località La Crucca di Sassari) e quelli dati in enfiteusi a 1050 ettari circa. La legge riproponeva con qualche miglioria quella delle “chiudende” del 1820, prevedeva la distribuzione dei terreni incolti de La Maddalena e di Caprera tra i residenti. I primi a presentare la domanda per ottenere i terreni di Caprera (compreso Porto Palma, considerato dall’ammiraglio Nelson “il porto dei porti dell’arcipelago”) furono gli inglesi, nella persona del Baronetto Hide Parker, già proprietario di terreni a La Maddalena. Egli motivava la sua insistenza promettendo miracoli agricoli che avrebbero giovato a tutta la comunità maddalenina (in realtà il suo interesse era di carattere militare e strategico, con forti spinte governative). Nonostate diverse pressioni dimostrate dal Governo Sardo e dalla Chiesa, l’intendente provinciale di Gallura, Antonio Vitelli, respinge, con apparente ingenuità politica, la candidatura dell’inglese per motivi socioeconomici e soprattutto perché il baronetto Parker non era residente a La Maddalena. Escluso dalla trattativa il Baronetto Parker in quanto non residente, venne proposto Richard Forman Collins che ottenne, versando una grossa somma di denaro (non immaginabile per un uomo nella sua condizione economica), i tanto agognati appezzamenti nella parte meridionale dell’isola di Caprera, dove costruì una piccola casa che abitò per molti anni con la moglie.
3 marzo
Nel 1824, non ancora undicenne, come molti suoi concittadini, si arruolò nella Marina Sarda e dopo 15 anni di servizio nella regia armata, raggiunse il grado di marinaio di 1° classe. Per le sue straordinarie doti di agilità e sveltezza venne presto soprannominato il “leggero” , appellativo che nel tempo diventerà il suo nome. Tra gli imbarcati dell’epoca erano diffusi gli ideali della “Giovane Italia”, ed anche il nostro “Leggero”, entratovi in contatto, ne rimase affascinato. Avendo la sua nave fatto scalo a Montevideo, Giovanni Battista Culiolo disertò per seguire Garibaldi, di cui aveva inteso le gesta. Egli aveva anche appreso sulla nave gli ideali e i programmi della Giovine Italia; si rivolse perciò alla locale sezione comandata da Giovan Battista Cuneo, che lo arruolò nella 1° Legione Italiana. Insieme con Antonio Susini Millelire, fu imbarcato sulla piccola flotta di Garibaldi e si batté da prode in tutte le battaglie che questa, sempre impari di forze, dovette sostenere. Quando finivano le munizioni, Leggero gettava nei cannoni tutta la ferraglia che riusciva a racimolare e sparava sventagliate di ferri vecchi sui nemici.
10 marzo
L’inglese Richard Forman Collins avvia una lunga serie di acquisti di terreno, dapprima a Moneta, in seguito a Caprera, divenendo uno dei maggiori proprietari terrieri: ne derivano scontri con alcuni amministratori maddalenini.
15 marzo
Il viceré detta i criteri per la ripartizione dei terreni ex feudali passati al demanio. Il provvedimento vice-regio diventerà il testo normativo di riferimento del successivo assetto fondiario dell’isola.
26 agosto
Gregorio XVI trasferisce la sede del vescovo di Civita da Olbia a Tempio.