Correva l’anno 2006
La Resurrezione di Santa Maria Maggiore di Bonifacio. È un programma ambizioso che viene applicato dal 2006 a questa bella chiesa di Città Alta, monumento storico dal 1982. Il tetto è stato rifatto per contrastare le infiltrazioni e la condensa dovute al riscaldamento delle volte, ed il campanile è stato stabilizzato. Il gruppo scultoreo della Vergine Assunta, che ogni anno viene portato in processione, ora si sente al sicuro! Più originale: per compensare il deterioramento delle decorazioni pittoriche ottocentesche , fu richiesto ad un artista contemporaneo un nuovo affresco dell’abside. La creazione di Pierre-François Battisti, scelta in un concorso contro altri quattro concorrenti, ha potuto essere ammirata per la prima volta durante la Settimana Santa del 2015.
28 febbraio
Marsiglia celebra Antonio Serra, pittore arrivato dalla Maddalena. La coincidenza non è puramente casuale. Maddalenino è Stefano Queirolo Palmas, Console generale italiano a Marsiglia. Maddalenino era Antonio Serra, pittore famoso con atelier proprio nella seconda città di Francia. Queirolo ha saputo, all’Istituto italiano di Cultura, che un proprio concittadino aveva visto sbocciare e fiorire la sua carriera artistica laddove lui, giovane diplomatico di successo, era stato inviato dalla Farnesina. Le due strade si sono incrociate: peccato che il «maestro» fosse passato, da qualche anno, a miglior vita. Bisognava celebrarlo, in qualche modo. Magari con una mostra antologica in grande stile. Di quelle che si ricordano per molto tempo. L’evento è stato organizzato. L’esposizione dei lavori di Antonio Serra, opere scelte dedicate alla Sardegna e all’arcipelago, sarà inaugurata dalla vedova Jacqueline nella Sala Amerigo Vespucci dell’Istituto italiano di Cultura il 22 marzo e sarà aperta al pubblico sino al 15 aprile. Ventitré giorni, durante i quali sventoleranno a Marsiglia la bandiera dei quattro mori (sarda) e quella del ‘leone di Caprera” (maddalenina). Attorno alla mostra ruoteranno una serie di attività mirate a far risaltare la figura del pittore isolano. Testimonianze filmate come il documentario Couleurs d’une vie, realizzato da Wim Kloosterman. Conferenze monografiche come quella sull’Uomo Antonio Serra (relatore Jean Domenichino) e sull’opera del pittore (relatore Jean Arroye). O ancora presentazioni di saggi illustrativi, come quello prodotto dagli stessi Domenichino e Arroye, insieme a Jean Marie Guillon e pubblicato in Francia (edizioni Laffitte) lo scorso anno. Antonio Serra nacque alla Maddalena il 6 marzo 1908 in una casa al pianterreno nel centro storico. Emigrò in Francia quando aveva 6 anni, insieme alla madre e alle sue tre sorelle, trovando dimora da una zia materna. Da quel momento, nell’arcipelago, fece giungere sue notizie molto di rado. Sappiamo oggi, per informazioni assunte da alcuni parenti che risiedono a Olbia e alla Maddalena, che a Marsiglia l’artista si sposò tre volte, rimanendo vedovo due (l’ultima moglie, Jacqueline, è ancora in vita). Il futuro artista frequentò l’Accademia di Belle Arti. Nel 1926 realizzò la sua prima esposizione. Si racconta che suo mentore fosse «monsieur» Ricard, il produttore del famoso aperitivo «pastis del Marseille». Il ragazzo venne sostenuto nel suo lavoro di pittore dal gruppo Les amis del Serra, i quali annualmente organizzarono un’esposizione – vendita nell’Istituto italiano di Cultura. La creazione di questo circolo, vero e proprio fenomeno di mecenate moderno, formato da numerose personalità locali, tra cui il Console Generale e il Direttore dell’Istituto italiano di Cultura, permise a Serra di dipingere senza occuparsi degli aspetti finanziari e di potersi consacrare fino alla fine della sua vita, il 6 maggio 1995, alla sua arte. Si diceva che il pittore, per almeno sessant’anni, non fece più ritorno nella città natale. Tuttavia tenne i contatti con alcuni parenti che abitavano a Terranova-Olbia, appartenenti alle note famiglie Degortes, Spano e Cervo. Furono frequenti gli incontri con il compianto Mario Cervo, etno-musicologo, cultore delle tradizioni popolari galluresi e co-fondatore della biblioteca rurale ‘S’Abboiu”. Fece una breve visita alla Maddalena nell’estate del 1987, recandosi a casa dei cugini Learco Amato e Pia Loverci: si intrattenne con loro a pranzo il 6 agosto, divertendosi a ritrarre la signora in un disegno eseguito a matita e colorato con i pastelli, sul quale appose una simpatica dedica «à Pia et à Learco pour souvenir de mon passage à La Maddalena, avec affection Antonio Serra». Insieme alle sorelle, sempre in quel periodo, cercò di ricomprare la casa natia, ridotta ormai a un rudere. Non riusci a farlo perché i nuovi proprietari non trovarono l’accordo sul prezzo da praticare per la vendita.
26 aprile
Approvata la legge regionale che introduce la cosiddetta ‘‘tassa sul lusso’’, relativa a ville, aerei e yacht.
31 maggio
Tavola rotonda sul tema: “2 giugno 1946 – 2 giugno 2006 – La forma repubblicana dello Stato. Perché la Sardegna non la volle? Perché l’Italia la scelse?” con il patrocinio del Comune di La Maddalena. Partecipano il Sindaco di La Maddalena, Angelo Comiti, il Comandante Filippi. Intervengono il Prof. Simone Sechi per l’Istituto Sardo per la Storia della Resistenza e dell’Autonomia di Sassari, il Prof. Daniele Marano per il Liceo Classico Giuseppe Garibaldi di La Maddalena, Giancarlo Tusceri, Salvatore Abate, Francesco Cardini, Annita Garibaldi. Ha coordinato Gianfranco Dedola, Assessore alla Cultura del Comune di La Maddalena.
1 giugno
Parte dai moli di Fiumicino con rotta su Caprera, la regata “Mille vele per Garibaldi”. Salpano anche navigatori oceanici come Matteo Miceli e Pasquale De Gregorio, con a bordo il figlio di Anita Garibaldi, pronipote dell’Eroe dei Due Mondi che fu anche grande marinaio. Nel 2007 è il bicentenario della sua nascita. La regata è organizzata dal Circolo Velico Fiumicino e dal Comune de La Maddalena.
9 agosto
Si svolge la Nuttata Isulana 2006 a cura del Circolo Maddalenino.
10 agosto
Maddalena, nel 2008 via la base Usa; Gli Stati Uniti lasceranno la base della Maddalena entro il primo semestre del 2008. E’ stato lo stesso Dipartimento della Difesa Usa a comunicarlo al ministero della Difesa italiano, che ha poi passato l’ informazione alla Regione Sardegna, precisando più tardi che le anticipazioni sulla data del rilascio sono comunque “ipotesi tecniche”. La comunicazione è avvenuta in un incontro a Roma sulle servitù militari cui era presente il direttore generale della Regione Fulvio Dettori. Il presidente sardo Renato Soru ha tenuto a chiarire che c’ è anche uno stop concreto a tutte le esercitazioni: “Nel vertice – ha detto – la Regione ha richiesto la dismissione totale ed immediata di tutti i beni non più necessari alle esigenze della Difesa. Così il territorio della Maddalena va integralmente restituito alla comunità e non più sottoposto a vincoli”. In caso di rifiuto, Soru arriva a delineare un possibile ricorso alla Corte costituzionale. Oggi il distaccamento della Maddalena ospita più di duemila marines. è stato a lungo considerato di vitale importanza nel Mediterraneo. E’ qui che dal 1972 vengono garantite assistenza e manutenzione ai sommergibili a propulsione nucleare della marina americana. Un rischio nel rischio (gli hunter killer sono armati di missili nucleari) che in passato ha spinto a manifestazioni di protesta. La base è nata dopo una accordo bilaterale segreto tra il governo statunitense e quello italiano, all’epoca presieduto da Andreotti. La dismissione e la partenza della nave appoggio della Marina americana erano due punti inseriti tra le priorità da Soru. Sia nel programma politico elettorale di due anni fa sia nel confronto Stato-Regione per il riequilibrio della presenza militare nell’isola. Ad aggravare la situazione, negli ultimi anni, la nascita del parco nazionale nell’arcipelago. Oltre all’allarme creato da un misterioso incidente accaduto nel 2003 al sommergibile Hartford di rientro alla base. Alla fine dell’anno scorso il governo Usa aveva annunciato la chiusura, sostenendo la caduta delle necessità strategiche di un tempo. Poche ore fa l’ ufficializzazione della svolta. Già nelle scorse settimane si era capito che l’ annuncio non avrebbe tardato a venire confermato per la metà del 2008. I sindacati confederali locali avevano appreso da alcuni militari americani in vena di confidenze che “un certo Master Chief della Us Navy aveva notificato ai marines che la nave appoggio Emory Land avrebbe lasciato l’ isola di Santo Stefano nell’ottobre 2007, con la conseguente chiusura della Naval Support Activity nel maggio 2008”. A fine luglio il ministro Arturo Parisi ha fornito qualche chiarimento, affermando che contava di individuare entro l’ autunno la data dello smantellamento. “Con la scomparsa dell’Urss e le nuove minacce che provengono da altre parti del mondo, la base ha perso validità strategica che aveva 34 anni fa”, ha poi dichiarato l’ ambasciatore Ronald Spogli.
In città la notizia l’ hanno sentita al telegiornale, compreso il sindaco: gli americani se ne vanno veramente, stavolta. E c’ è anche una data certa. I maddalenini quando gli chiedi che ne pensano fanno una faccia un po’ perplessa: sono quasi quarant’anni, dal 1972, che convivono con gli yankee. Non che ci sia una grande integrazione: gli americani qui, oggi circa tremila, vivono per conto loro, con le loro famiglie (440 in tutto), il loro supermercato, i loro negozi, il cinema, perfino le macchine targate Usa. Ma durante i lunghi mesi invernali, quando nell’arcipelago non si vede l’ ombra d’ un turista, loro sono qui. E vanno al bar, in pizzeria, nei pub spuntati per loro, con la tivù Usa e gli hot dog. E la Marina americana paga profumatamente le case prese in affitto dai privati nell’arcipelago (circa 600) per i suoi militari. Insomma il microcosmo dell’economia maddalenina gira per buona parte attorno alla Marina Usa. E su di essa forse si era adagiata. Ora bisogna ripensare tutto. I primi a farlo saranno quei 170 dipendenti italiani della base, per niente soddisfatti delle ultime novità. Molti di loro ieri, appena saputo che il presidente della Regione Renato Soru, stava per arrivare alla Maddalena per dare la notizia si sono precipitati in Comune. La sala del consiglio comunale alle sei di pomeriggio è già piena, quasi tutti dipendenti della base, e ci sono anche i sindacati, compresa la Cgil che gli americani non hanno mai riconosciuto come interlocutore. “Sono qui per scambiare un po’ di gioia con il sindaco e con gli abitanti della Maddalena, perché finalmente abbiamo una data certa” dice Soru, dopo aver ricordato i progetti di riconversione turistica già allo studio. Ma parte subito la contestazione: “Gioia? Mica tanto”, lo interrompe una dipendente della base. “Ce lo dice lei come dobbiamo vivere noi? Con gli americani eravamo sicuri di poter pagare il mutuo, mandare i figli all’ università. Lavorare con i privati non è la stessa cosa, ogni mese deve andare a battere cassa, a chiedere che ti elemosinino lo stipendio…”. All’inizio Soru appare contrariato: “Non sono venuto qui per fare un’ assemblea”. Ma poi risponde. “Non si preoccupi neanche uno di voi resterà senza lavoro, glielo assicuro. Si goda anche lei una parte di questa gioia”. Metà della sala applaude. E in effetti, almeno sulla carta, i dipendenti della base, grazie ad un accordo tra Regione Provincia e Comune, saranno tutti riassorbiti dalla pubblica amministrazione. E così tutti quelli (a partire dai 160 operai) interessati dalla dismissione dell’arsenale della Marina italiana, 15 ettari verso Caprera, 30mila metri quadri di edifici, ormai pressoché inutilizzati, che la Regione reclama dal ministero della Difesa e che fanno gola a molti investitori privati. In testa l’ Aga Khan e il miliardario californiano Tom Barrack, quello della ristrutturazione di Porto Cervo. Si parla di grandi alberghi, di un cantiere per maxi yacht e perfino di una clinica di chirurgia plastica da impiantare nel vecchio ospedale militare. Il governatore parla di una “opportunità enorme” per passare da un’ economia militare ad una civile, ricorda gli impegni del governo. Ma non è facile placare tutte le ansie degli isolani. “Noi dovremmo credere che tutto quello che non è stato fatto in quarant’anni sarà realizzato in un anno e mezzo?” domanda un altro dipendente degli americani. “Se non cominciamo non ce la faremo mai – è la risposta di Soru – capisco la vostra preoccupazione ma, scusatemi, io la penso così: è un bene che sia bisogno di meno militari, eserciti e sottomarini nucleari, perché vuol dire che viviamo in un mondo che va incontro alla pace”. Certo per fare della Maddalena un polo turistico di eccellenza ci vorranno anni. Oggi sull’arcipelago, a parte il club Valtur dell’ isola di Santo Stefano, e il Med di Caprera, ci sono solo 650 posti letto, in piccoli alberghi, non più di tre stelle. Ecco perché la ristrutturazione dell’arsenale viene considerata dal sindaco Comiti, ex militante del Pci, ora a capo di una giunta civica, “la partita decisiva”. Il sindaco ha scritto a Prodi due volte, chiede l’ impegno di Roma per lo sviluppo del parco nazionale e della cantieristica. Tra i turisti c’ è anche Gennaro Migliore, antiamericano di Rifondazione Comunista, da vent’anni in vacanza alla Maddalena. “Ora il governo deve fare la sua parte: va attuato un piano di rilancio, altrimenti chi sostiene la necessità della presenza americana per l’ economia dell’arcipelago potrebbe non essere smentito”.
26 agosto
Festa dei 50 anni del Club Mèd a Caprera.
8 settembre
Il segretario di Stato americano alla Difesa ha comunicato la notizia all’omologo ministro Parisi con una lettera. Rumsfeld a Parisi “Andiamo via da ottobre 2007”. ; Gli Stati Uniti lasceranno l’isola della Maddalena entro il 2008. Ma entro il primo ottobre del prossimo anno la prima nave lascerà la base Usa del nostro arcipelago. La notizia è arrivata al ministro della Difesa, Arturo Parisi con una lettera inviata dal segretario di Stato americano alla Difesa, Donald Rumsfeld. Nella lettera, spiega Parisi, “Rumsfeld mi conferma e mi dà spiegazioni del piano di rilascio della base navale della Maddalena da parte della Marina Usa”. In particolare, “il piano prevede che la nave appoggio per i sommergibili ‘Emory S. Land’ entro il primo ottobre 2007 lascerà la Maddalena e successivamente ci sarà il rilascio delle infrastrutture americane delle isole Moneta e Santo Stefano. Le operazioni si concluderanno entro la primavera del 2008”. Nella lettera, ha inoltre spiegato Parisi, Rumsfeld ha espresso gratitudine agli italiani e ai sardi che hanno permesso che una parte importante delle strutture della Nato potessero essere operative per più di trent’anni, dal 1972. “Ciò – aggiunge il ministro – conferma l’affidabilità dei rapporti che ci legano agli Usa con la conclusione in amicizia della presenza Usa alla Maddalena”. Questo, ha concluso Parisi, “corrisponde alle attese del popolo sardo”.
10 ottobre
Muore a Milano, il pittore maddalenino Francesco Aramu. Vive l’adolescenza tra La Maddalena e Cagliari. Si trasferisce a Roma e a Cinecittà si interessa di scenografia. A Milano giovanissimo si interessa di giornalismo sportivo senza abbandonare però la pittura, unica vera ragione della sua vita. La sua prima mostra nel 1959 organizzata dal Comune di Milano che, nel 1972 gli conferisce, per meriti artistici, il riconoscimento più ambito, l’Ambrogino d’Oro. Altri premi gli saranno conferiti in Italia e nel mondo. Suoi quadri si trovano in gallerie e collezioni in Germania, in Francia, in Grecia, a Ginevra, a New York, a Mosca.
14 ottobre
La santa alleanza delle isole; Da Lampedusa a Ponza, dalla Gorgona all’Elba. Fino alla piccola Palmaria, a cui tocca il ruolo di madrina. Perché proprio alla Palmaria le piccole isole d’ Italia sanciranno oggi la loro prima, grande alleanza. In ballo quaranta comuni per circa 150 mila abitanti che ospitano oltre 20 milioni di turisti l’ anno che hanno deciso di mettersi a sistema per costruire un programma comune di promozione turistica. Il progetto sarà presentato nell’ambito di un seminario promosso ed organizzato dal Comune di Portovenere e dall’Ancim, l’Associazione nazionale Comuni Isole Minori. Oltre al sistema turismo, all’ordine del giorno i temi dell’ambiente della cultura e dell’economia: dai rapporti con il sistema bancario alle possibilità di accesso comune ai finanziamenti europei, alle dismissioni dei beni demaniali. La costituzione di una banca dati dei progetti delle isole potrebbe già essere un progetto preliminare ma si pensa anche ad una card che consenta di visitare più’ isole italiane con agevolazioni e pacchetti escursionistici. Basta scorrere l’ elenco delle isole che scendono in campo per immaginare mesi di vacanze da sogno: Lampedusa, Linosa, San Pietro, Capraia, San Nicola, San Donnino, Giannutri, Isola del Giglio, Capraia, Gorgona, Isola d’ Elba, Pianosa, Ponza, Santo Stefano, Ventotene, Alicudi, Filicudi, Lipari, Panarea, Salina, Stromboli, Vulcano, Capri, Ischia, Procida, Ustica, Asinara, Caprera, La Maddalena, Molara, Razzale, Santa Maria, Santo Stefano, Spargi, Tavolara, Favignana, Levanzo, Marittimo e Pantelleria.
22 ottobre
Martedì 3 maggio il principale gruppo militante in lotta dagli anni Settanta per la separazione della Corsica dalla Francia, il Fronte di Liberazione Nazionale Corso (FLNC), ha detto che le sue “operazioni militari” termineranno il prossimo 22 ottobre. Il Fronte aveva anticipato la decisione lo scorso 25 giugno, ma ha precisato in un comunicato che l’annunciata “fine delle operazioni militari” non corrisponderà a una “deposizione delle armi”. La tregua è stata decisa per consentire alla nuova Assemblea territoriale, guidata dai nazionalisti, «di adempiere al suo mandato con serietà». Alle elezioni regionali francesi dello scorso dicembre, infatti, i nazionalisti corsi guidati dal sindaco di Bastia, Gilles Simeoni, hanno ottenuto con la lista “Per a Corsica” più del 35 per cento dei voti, vincendo contro la sinistra (fino ad allora al potere) ma anche contro la destra (penalizzata da una serie di divisioni interne) e contro l’estrema destra del Front National. La loro vittoria era stata definita “storica”. Il movimento nazionalista corso è molto vario, ma prese forza tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale e dopo la guerra d’Algeria del 1954-1962, combattuta tra francesi e indipendentisti algerini, molti corsi esuli si trasferirono sull’isola insieme ad altri francesi d’Algeria (i cosiddetti “pieds-noirs”, “piedi neri”): il governo avviò specifici programmi per la regione come la SOMIVAC (Società per lo sviluppo della Corsica) per favorire l’agricoltura e il turismo. Questi sussidi, però, penalizzarono la popolazione locale a vantaggio dei “piedi neri” e degli altri “non corsi” che nel frattempo divennero i proprietari della maggior parte delle nuove aziende create sull’isola.
A metà degli anni Sessanta, tra un diffuso malcontento sociale, cominciarono i primi attacchi contro i luoghi finanziati dalla SOMIVAC, accusata di sostenere e favorire esclusivamente i rimpatriati dall’Algeria. Il 21 agosto del 1975 Edmond Simeoni, fondatore con il fratello del movimento autonomista CRA (Azione Regionale della Corsica), occupò la cantina vinicola di un importante imprenditore pieds-noirs, per protestare contro una truffa che minacciava di mandare in rovina centinaia di piccoli viticoltori locali. Due giorni dopo l’occupazione intervenne la gendarmeria con 1.200 uomini, supportati da alcuni veicoli blindati leggeri: il primo ministro francese era a quel tempo Jacques Chirac. Nell’assalto morirono due poliziotti e un nazionalista rimase gravemente ferito. Fu la prima azione violenta del movimento che ebbe come conseguenza positiva la nascita del Parco Naturale Regionale della Corsica, per preservare l’ambiente contro le nuove costruzioni, e l’inserimento facoltativo dell’insegnamento della lingua corsa nelle scuole. Nel frattempo alcune componenti del nazionalismo corso si radicalizzarono e nel 1976 venne fondato il Fronte di Liberazione Nazionale Corso, nel convento di Sant’Antonio a Casabianca, nel nord dell’isola, dove il 14 luglio del 1755 il generale Pasquale Paoli aveva proclamato l’indipendenza della Corsica. Il FLNC, nel corso di quarant’anni, ha organizzato migliaia di attentati, ha compiuto assalti contro banche, edifici pubblici sia civili che militari, è stato accusato di rapine a mano armata ed estorsioni attraverso l’imposizione delle cosiddette “tasse rivoluzionarie”. Ai movimenti nazionalisti è stato attribuito anche l’omicidio del prefetto Claude Érignac, la sera del 6 febbraio 1998 ad Ajaccio. Nell’agosto del 1982 il FLNC organizzò la “Conferenza internazionale delle organizzazioni e dei movimenti di liberazione nazionale” per cercare di trovare un’unità: l’anno dopo, però, si sciolse per problemi interni. Nacquero altre organizzazioni, più piccole, e poi nel 1987 il Fronte si ricostituì dando vita anche a un’ala politica legale, A Cuncolta Naziunalista. Nel 2012 alcuni dei suoi membri furono processati a Parigi per una dozzina di attentati commessi tra il 2004 e il 2006. Lo scorso dicembre alle elezioni regionali i nazionalisti hanno vinto dicendo di voler superare le politiche «che hanno portato alla rovina la Corsica» e di voler «rompere con il clientelismo, l’assistenzialismo, l’asfissia dell’economia, l’alienazione culturale, il degrado sociale e il progressivo impoverimento di ampi settori della comunità». Si dicono a favore di una trattativa con la Francia che consenta alla Corsica «di impegnarsi in una logica di emancipazione politica, economica, sociale e culturale».
26 ottobre
Pasqualino Serra: collocare la statua di Ciano su un picco dell’isola, “ma non deve rappresentare più il ‘ganascia’, ma il simbolo di tutti i naviganti”. Una statua incompiuta scolpita nel granito. E’ quella di Costanzo Ciano, che giace sull’isola di Santo Stefano, nell’arcipelago della Maddalena, in Sardegna, nelle cave di granito di Villamarina. Per volere del fascismo, il monumento al comandante livornese, alto ben 13 metri, avrebbe dovuto rendere più solenne il mausoleo eretto nella sua città di origine, sulle colline di Monte Burrone. Ma dal 1943 il busto del consuocero del Duce e’ sistemato sul piazzale di cava. A chi appartiene oggi l’opera? ‘’E’ della mia famiglia’’, assicura Pasqualino Serra, proprietario della Cava. ‘’Oggi – aggiunge – ci sono turisti che fanno le foto. Ma sto pensando a una collocazione del monumento, che va ultimato, su un picco dell’isola, in modo che possa essere visibile ai naviganti’’. E taglia corto: ‘’La statua, però’, non deve rappresentare piu’ Ciano, ma tutti i gloriosi nocchieri isolani della marina sarda’’. E così Serra, che e’ stato sindaco di La Maddalena dal ‘93 al ‘97 rimarca: ‘’La statua sta li’, dove e’ nata, dal 25 luglio del ‘43. Il giorno dopo, il 26 -racconta – arrivò’ a mio padre (allora proprietario della cava dell’isola di Santo Stefano, ndr) il telegramma da parte del comitato committente del monumento che ordinava di sospendere la lavorazione’’. Ma, conclude Serra, ‘’in fondo l’opera era sproporzionata rispetto al personaggio, che a Livorno chiamavano ‘ganascia’ anche perché era di buon appetito’’.
14 dicembre
Il Piano paesaggistico regionale approda al tribunale amministrativo: vengono presentati infatti 99 ricorsi, 14 di comuni (tutti di centro-destra), 83 di privati, uno del Parco nazionale della Maddalena, e infine uno del gruppo UDC in Consiglio regionale.